RENZO FRANCABANDERA | Il sangue delle donne. Tracce di rosso sul panno bianco è un libro realizzato con il sostegno della Fondazione Pasquale Battista, un’ente nato per proseguire idealmente le battaglie culturali e il segno rilevante lasciato dall’operato di questo dirigente dello Stato, Ispettore Onorario ai Monumenti ed alle Opere D’Antichità e D’Arte per conto della Soprintendenza ai Beni Culturali della provincia di Bari, che ha dedicato la vita alla divulgazione dell’arte e della cultura nel loro rapporto con la società.
L’iniziativa editoriale della Fondazione si inserisce nell’ambito del progetto artistico ideato e curato da Manuela De Leonardis che ha visto il coinvolgimento di sessantotto artiste internazionali a cui sono stati affidati vecchi “panni di lino”, un tempo usati per tamponare e assorbire il flusso mestruale, per realizzare opere d’arte ispirate al legame fra la donna e l’evento mestruale, che ne scandisce un’ampia porzione della vita. E proprio dalla consapevolezza di questo legame biologico e concettuale profondissimo, le artiste coinvolte hanno affrontato, ciascuna con il proprio linguaggio, aspetti differenti del femminile, dalla nascita, alla pubertà; e ancora la maternità o la scelta di non essere madre, e poi menopausa, sessualità, violenza, femminicidio.
Il volume ha già avuto numerose presentazioni in tutta Italia, fra le quali quella recente al MAXXI a Roma e la prossima, che sarà venerdì 5 aprile a Villa Pignatelli, a Napoli, alle ore 11,30.
Decidiamo di dedicare un focus al progetto in queste giornate non neutre in Italia sui temi legati all’identità di genere, al ruolo della donna nella società, e alla sua presenza nella struttura economica e sociale dell’oggi.
Abbiamo intervistato Annalisa Zito della Fondazione Pasquale Battista e la curatrice della pubblicazione, Manuela De Leonardis.
Come si è accresciuta l’originaria esposizione e che segni vi pare si siano aggiunti negli anni? Se doveste fare una riflessione estetico concettuale, cosa vi ha colpito?
MDL: Il sangue delle donne (questo è il titolo originario) a cui è stato quasi da subito aggiunto il sottotitolo Tracce di rosso sul panno bianco, è un progetto organico, nel senso che non è stato definito sulla carta ma è cresciuto nel tempo a partire dal “ritrovamento” (o meglio “riconoscimento”) di alcuni vecchi panni di lino, usati in un passato piuttosto recente (nel corredo delle donne italiane questo oggetto è presente fino agli anni ’60) per tamponare il sangue mestruale. Acquistando quei pannolini e mettendoli nelle mani delle artiste ho pensato di affrontare un argomento che, ancora oggi, è un tabù. Si è creato un vero e proprio progetto corale in cui vengono suggerite delle letture piuttosto diverse fra loro, sia dal punto di vista tecnico che concettuale. Il sangue delle donne è vita, testamento, sessualità, biologia, violenza, sopruso, morte.
Il rapporto fra arte e corpo risale alle origini stesse del sentimento dell’arte: i segni sui corpi, i tatuaggi delle tribù nelle zone remote della terra. Ma il rapporto con il fluido mestruale ha qualcosa di ulteriormente simbolico. Come e perché avete costruito il senso della continuazione di questa iniziativa partita ormai 4 anni fa?
MDL: L’immaginario e al tempo stesso il costrutto storico-sociale legato al sangue mestruale è da sempre stato contraddistinto da una profonda ambivalenza: da una parte il mestruo come secrezione “immonda” (Plinio), nauseabonda, impura; dall’altra come fluido taumaturgico, magico, legato ai flussi lunari e al mutare delle stagioni. Ed è intorno a un simbolismo che rimarca significativamente la distinzione che forse più di ogni altra ha fatto da motore, scusante e sottotesto alle forme di assoggettamento ed esclusione delle donne dall’agorà pubblica – quella tra donna dissoluta e donna sacralizzata – che, negli anni, si è costruito il senso di un’iniziativa collettiva, trans-nazionale e inter-generazionale. Perché, se è pur vero che le mestruazioni sono un processo biologico, è altrettanto veritiero che il sangue mestruale è da sempre stato connotato da una valenza fortemente culturale e politica. Nel corso di questi anni, attraverso anche le diverse tappe espositive in Italia e all’estero, il dibattito è diventato sempre più dinamico. Alcune artiste si sono proposte, altre sono state invitate a partecipare perché il tema rientra nelle loro corde. Soprattutto c’è sempre stato un approccio emotivo. Importante anche sottolineare che le artiste, oltre all’opera, hanno affidato il loro mondo interiore alla parola, scrivendo testi più o meno brevi, poesie, filastrocche, racconti che dialogassero con l’opera visiva.
Che tipo di scelte ha fatto e può fare, da questo punto di vista, una Fondazione destinata a promuovere lo sviluppo sociale per il tramite dell’arte e dei linguaggi?
AZ: Abbiamo visto finora che è possibile rinvenire il discorso politico soggiacente il sangue mestruale ricostruendo le logiche tramite cui la società occidentale gli ha dato forma e senso. Punto di partenza per ribaltare i meccanismi di assoggettamento e marginalizzazione delle donne e di violenza/abuso contro di esse è la necessaria iscrizione del discorso sulle mestruazioni nel costrutto del corpo femminile. Visibilizzare le mestruazioni è un modo per visibilizzare il corpo delle donne come spazio politico e di militanza. È questo tentativo di rendere nuovamente visibile il sangue, di riportare al centro del “dibattito pubblico” il corpo femminile con i suoi fluidi, i suoi odori, le sue secrezioni che ha assunto e assume valore per una Fondazione che intende promuovere la responsabilità civica della prassi estetica. Rimettere al centro del dibattito pubblico il sangue delle donne, significa rimettere al centro la possibilità di una riorganizzazione dei sistemi sociali non violenta, non escludente e di aprire nuovi scenari inclusivi per tutte le identità censurate, violentate o invisibilizzate.
Spesso il rischio è che su questo tipo di iniziative ci sia un interesse gender specific. Avete pensato a questa eventuale barriera di sensibilità e a come superarla?
AZ: Personalmente sono convinta che le teorie Queer e il cosidetto “femminismo della terza onda” – un femminismo intersezionale che indaga non il rapporto tra i sessi ma la relazione tra una struttura socio-economica di matrice patriarcale (neo-liberista e post-coloniale) e le dinamiche sociali di dominio/discriminazione di tante soggettività storiche insorgenti o “diverse” –, stiano man mano sgombrando il campo a livello concettuale da una visione separatista, conflittuale tra i generi. Il sistematico, implacabile, feroce esercizio di controllo e di potere sul corpo delle donne non è, a mio parere, che la manifestazione storicamente più eclatante delle forme di violenza/delegittimazione delle categorie sociali più vulnerabili o di per sé sovversive. E con questo l’identità biologica o di genere non ha nulla a che fare. Molti uomini stanno cominciando a riconoscere nella matrice storica, simbolica e culturale del “patriarcato” le origini della violenza e dello sfruttamento di cui essi stessi sono vittime.
L’arte, quando è onesta, e il mestruo hanno in comune, penso, il senso di vitalità profonda e un certo senso di fastidio e di intimità unica in chi entra in contatto con questa dimensione dell’individuo. Un odore che distingue l’essere umano. Un segno. Soggettivo. Assoluto. Come si può proseguire ora questo tipo di ricerca? Che elemento ritenete abbia una portata specifica così intensa?
AZ: Le mestruazioni, oltre alla loro valenza appunto simbolica e culturale, sono un evento profondamente intimo, che occorre centinaia di volte nella vita fertile di una donna, portando con sé crampi, spossatezza, altalene ormonali, spesso potenza e desiderio sessuale amplificati, un evento mensile indissolubilmente legato alla scelta/non scelta di maternità. Il sangue mestruale ha un odore prepotente, fastidioso. Un suo ritmo incontrollabile, fluisce da sé. Arriva e se ne va. Se dovessi pensare a un elemento ugualmente intenso e assoluto forse indagherei artisticamente la pelle, soprattutto la pelle che invecchia, il corpo delle persone anziane, quello strato epidermico che tutto ha assorbito e tutto ha filtrato.
IL SANGUE DELLE DONNE. Tracce di rosso sul panno bianco
The blood of women. Traces of red on white cloth.
Ediz. italiana e inglese
Editore: Postmedia Books
EAN: 9788874902279