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Disegno di Renzo Francabandera

ANTONIO CRETELLA | Qualche tempo fa l’account Twitter di Diego Fuffaro, evidente parodia del noto (non si sa per quale motivo) filosofo conosciuto ai più per l’abitudine di intercalare i prefissi turbo- e plus- a qualunque parola in supercazzole con scappellamento a destra, pubblicò un tweet amarissimo in cui preannunciava la possibile prossima chiusura del profilo poiché risultava sempre più difficile fare satira nell’attuale contesto culturale in cui chi è parodiato concorre in ridicolo con la sua stessa parodia, superandola spesso e volentieri e facendole mangiare la polvere. A corredo della lucida riflessione di Fuffaro, poco tempo dopo l’account parodia del Presidente Fico commentava in modo surreale i risultati non certo lusinghieri per il M5S delle elezioni sarde affermando che quest’ultime non possono influenzare il governo perché la Sardegna è un’isola, mentre l’Italia è una penisola. La battuta, in linea con la svagata dabbenaggine, per usare un garbato eufemismo, di molti parvenu dei pentastellati, è stata ripresa persino dalla pagina Facebook del programma Blob che l’aveva ritenuta un’esternazione autentica dell’esponente grillino. Il misto di incompetenza, di malevolo negazionismo, di cavalcamento malizioso della falsa informazione ha via via creato personaggi politici caricature di se stessi, le cui parodie non risultano mai efficaci quanto gli originali, ma ciò che è ancora peggio, tali personaggi instillano nell’elettore/spettatore l’idea che l’assurdo sia reale: quella che in bocca al comico parodiante è iperbole paradossale, non viene più riconosciuta nel suo eclatante parossismo, nel suo contrasto straniante, ma appare come affermazione del tutto legittima all’interno del mondo parallelo costruito dalla retorica propagandistica. Viviamo nell’epoca in cui la satira è scesa, suo malgrado, al grado zero della parola: descrizione pura e semplice della realtà.