LAURA BEVIONE | Coinvolgente, divertente e intelligente: questi gli aggettivi che il folto pubblico di Morgex ha prediletto per descrivere Intimità, lo spettacolo creato e interpretato dalla compagnia Amor Vacui e incentrato sull’analisi delle relazioni amorose, mai semplici né pienamente soddisfacenti.
I tre attori entrano in scena con la sola biancheria intima a dichiarare immediatamente la volontà di mettere a nudo la propria interiorità amorosa e di rivolgersi in maniera aperta e confidenziale al pubblico, esplicitamente chiamato in causa quale destinatario unico e privilegiato della propria narrazione.
Sono trentenni e hanno ognuno una diversa modalità – non razionale bensì quasi innata, istintuale – di approcciarsi all’altro sesso: c’è chi cambia regolarmente partner ogni tre anni, chi passa da una ragazza all’altra e chi, invece, ha scelto una routine senza passione ma ragionevolmente prona alle convenzioni. Modi di concepire e di vivere le relazioni sentimentali che non variano nel tempo, a confermare il succitato “innatismo”: tornando indietro all’adolescenza oppure saltando in avanti, fino alla vecchiaia, i tre palesano granitica testardaggine nel ripetere puntualmente i medesimi schemi amorosi, nel ricadere scientificamente nei medesimi errori, nell’annegare spensierati nel medesimo oceano di illusioni.
Non vi è, però, autocommiserazione né tantomeno quell’apodittica seriosità che contraddistingue i molti esperti di cose amorose che abitano i nostri media, bensì scanzonato realismo e tenera autoironia, entrambi generati da una consapevole accettazione della propria umana fragilità. Un atteggiamento frutto di intelligenza – umana e artistica – che si concreta in un spettacolo coinvolgente perché vero – autentico nei contenuti così come nelle intenzioni – e divertente, poiché attraversato da quella capacità di ridere di se stessi e delle proprie debolezze che è rara virtù.
Qualità apprezzate appieno dagli spettatori di Torino e di Morgex, più volte direttamente interpellati, non perché intervenissero nello spettacolo ma quasi per sollecitarne l’attenzione e un’empatia non semplicemente epidermica quanto consapevolmente critica.
Un atteggiamento di curiosa e attenta concentrazione manifestato anche dal pubblico che domenica scorsa, nell’auditorium di Morgex, ha applaudito Almost, Maine, testo che, di nuovo, tratta di come i rapporti di coppia tendano quasi inevitabilmente a ingarbugliarsi.
La commedia – messa in scena dalla Compagnia Indipendente dei Giovani Umbri – è un vero e proprio cult, negli Stati Uniti – patria di origine del suo autore, John Cariani – ma pure un po’ in giro per il mondo e, non a caso, il traduttore/attore Jacopo Costantini lo scoprì assistendo a una sua versione coreana…
Cinque brevi quadri – l’originale ne conta undici – ambientati in un “quasi” (almost appunto) luogo, nell’esotico e brumoso Maine. C’è la donna giunta in un campo di patate per contemplare l’aurora boreale e donare finalmente un po’ di quiete al suo cuore, letteralmente, spezzato.
C’è il ragazzo che, a causa di una rara patologia, non avverte il dolore fisico e, involontariamente, costringe una ragazza a constatare la propria infelicità. C’è la virile coppia di amici che scopre con turbato disorientamento che il sentimento che li unisce forse è altro da quanto immaginato.
Ci sono i fidanzati di lunga data che si avviano a un matrimonio inevitabilmente infelice, come lo è diventato quello dei protagonisti dell’ultimo sipario, oramai incapaci di comunicare.
C’è un po’ di Carver e, soprattutto, c’è molto Altman in questo spettacolo che, ricorrendo a oggetti semplici ma immediatamente pregnanti, a trovate d’effetto e a una recitazione mai sopra le righe, porta sul palcoscenico situazioni a tratti surreali eppure esemplificative di una diffusa condizione esistenziale caratterizzata da solitudine e auto-censura nell’esprimere all’altro – e a se stessi – ciò che realmente si prova.
Uno spettacolo che, come pure Intimità, tratteggia il ritratto di una società composta da monadi disperatamente bisognose di rapportarsi e stringersi agli altri eppure imbozzolate nel proprio sé. Tentativi falliti di crearsi attorno una, benché piccola, comunità.
Tentativo che, al contrario, si rivela pienamente realizzato nel caso della compagnia aostana Palinodie – ossia Stefania Tagliaferri e Verdiana Vono – che a Morgex, al cospetto della maestosità del monte Bianco, ha creato una, certo, temporanea ma entusiasta comunità teatrale: un pubblico eterogeneo per età e interessi che testimonia dell’interesse che pure il teatro contemporaneo è capace di suscitare. Di sicuro il clima familiare e accogliente che si respira durante le serate nel cartellone di Prove generali aiuta, ma è sicuro che la rassegna va a colmare un bisogno – culturale e sociale – troppo spesso spensieratamente ignorato.
INTIMITÀ
di Amor Vacui
scrittura condivisa Lorenzo Maragoni, Andrea Bellacicco, Eleonora Panizzo, Andrea Tonin, Michele Ruol
ideazione e regia Lorenzo Maragoni
luci Elisa Bortolussi
interpreti Andrea Bellacicco, Lorenzo Maragoni, Eleonora Panizzo
produzione Teatro Stabile del Veneto – Teatro Nazionale / La Piccionaia – Centro di Produzione Teatrale; in collaborazione con Armunia Centro Residenze Artistiche Castiglioncello – Festival Inequilibrio
Teatro bellARTE, Torino, 15 marzo 2019
Auditorium di Morgex, 30 marzo 2019
ALMOST, MAINE
di John Cariani
traduzione Jacopo Costantini
regia Samuele Chiovoloni
interpreti Giulia Trippetta, Silvia Zora, Ludovico Rohl, Jacopo Costantini
produzione Compagnia Indipendente dei Giovani Umbri
Auditorium di Morgex
7 aprile 2019