LAURA BEVIONE | Da svariati decenni esiste nel mondo la pratica di sancire gemellaggi fra città e paesi di stati diversi ma che cosa questi legami transnazionali significhino e concretamente comportino non è spesso chiaro. Un esempio di gemellaggio non soltanto limitato a una targa all’ingresso della città è quello che Torino siglò nel 2003 con la scozzese Glasgow, cui già la legavano rapporti privilegiati di natura economica e culturale. Due realtà urbanistiche accomunate dall’originaria vocazione industriale ma pure da una certa predilezione per le arti e, in particolare, per la danza.

Ecco allora che il prestigioso Scottish Ballet sceglie quale partner per il proprio annuale Youth Program – finalizzato a promuovere la formazione di giovani danzatori e a sviluppare la ricerca coreografica – proprio la gemellata città di Torino, la quale individua in Piemonte dal Vivo il contenitore del progetto – inserito nel cartellone delle sue Residenze Trampolino ospitate alla Lavanderia a Vapore di Collegno -; indica in Torinodanza il festival in cui ospitare l’evento finale e affida alla Fondazione EgriBiancoDanza e al Balletto Teatro di Torino il compito di selezionare e formare i dodici giovanissimi danzatori che beneficeranno di questa preziosa opportunità.

Le selezioni si sono svolte nell’ottobre e nel dicembre dello scorso anno: il primo appuntamento riservato ad allievi indicati dalle scuole di danza torinesi e piemontesi coinvolte da Piemonte dal Vivo, il secondo aperto a tutti. Si è trattato di vere e proprie audizioni, in cui ai ragazzi era chiesto non soltanto di mostrare la propria preparazione tecnica ma altresì di spiegare le proprie aspirazioni in un accurato colloquio motivazionale. Fra gli ottanta candidati, Raphael Bianco e Viola Scaglione – rispettivamente per EgriBiancoDanza e Balletto Teatro di Torino – ne hanno scelti quattordici – dodici “titolari” e due understudies (sostituti) – di età compresa fra i quattordici e i ventitre anni, e di cui solo due ragazzi (purtroppo il pregiudizio sessista sulla danza sopravvive ancora…).

Dopo le audizioni, l’11 febbraio è iniziato il serrato percorso di formazione, articolato in tre blocchi ciascuno corrispondente a dieci giorni intensivi di lavoro: il primo condotto da Viola Scaglione, il secondo da Raphael Bianco e il terzo, in vista della restituzione aperta al pubblico del 17 aprile, a partire dai primi giorni di questo mese e guidato da entrambi i coreografi. Dal 5 al 15 luglio, poi, i dodici giovani danzatori saranno a Glasgow, dove lavoreranno con altrettanti ballerini scozzesi con i quali realizzeranno, coordinati dalla coreografa residente dello Scottish Ballet, Sophie Laplane, una nuova creazione che debutterà nel mese di ottobre alla Lavanderia a Vapore nell’ambito di Torinodanza, chiudendo così il virtuoso percorso circolare Torino-Glasgow-Torino.

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Foto Elisa Bertoli

Un percorso che le due realtà torinesi coinvolte – che collaborano per la prima volta a un progetto comune – hanno voluto battezzare Dialogues, così da porre in immediata evidenza allo stesso tempo l’attitudine con cui si intendeva realizzarlo e l’obiettivo cui si mirava. Dialogo, in primo luogo fra EgriBiancoDanza e Balletto Teatro di Torino; dialogo fra i danzatori selezionati, provenienti da scuole diverse; dialogo fra gli artisti torinesi e lo Scottish Ballet. Un dialogo a “cerchi concentrici” che dal singolo si apre alle scuole; si apre alla città, alla regione, all’Europa…

Il confronto con il partner internazionale, in particolare, è stato assai proficuo, come sottolinea Raphael Bianco: «L’aspetto entusiasmante del progetto è anche il confronto con lo Scottish Ballet , formato da grandi professionisti. Mi ha colpito come non ci sia per loro nessuna frattura fra l’audience engagement e la produzione artistica: il direttore artistico vuole che la ricaduta della sua creazione sia sul territorio locale e dunque hanno un dipartimento che si occupa del lavoro sul territorio e del rapporto con le comunità locali.  Per noi è stato molto utile per pensare alla progettualità futura. Quanto il nostro lavoro va verso il pubblico? Quale pubblico? Come coinvolgerlo?».

Il personale, tutto dello Scottish Ballet, aggiunge inoltre Viola Scaglione, «ha dato un grande segno di umiltà e di capacità di intuire come lo scambio di esperienze possa avvenire anche fra realtà di dimensioni molto diverse». Allo stesso modo, le scuole di danza torinesi e piemontesi hanno mostrato grande generosità nel “lasciare andare” i propri allievi migliori, comprendendo l’importanza rivestita dalla partecipazione al progetto nella loro formazione di danzatori.

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Foto Elisa Bertoli

E, a proposito dei quattordici giovani selezionati, ci dice appunto Viola Scaglione: «questi ragazzi vivranno in pochissimo tempo un’esperienza che molti professionisti non hanno la possibilità di vivere. Abbiamo scelto di prenderli così differenti, anche per età, ma affini per numerose qualità e siamo molto soddisfatti proprio delle diversità di provenienza. Si è creata una vera comunità e adesso sono veramente un gruppo che lavora bene insieme, solido, compatto, che reagisce benissimo, che ha saputo muoversi anche con grande disinvoltura da uno step all’altro, perché non è affatto semplice passare da mondi diversi per poi arrivare a un terzo che è la sintesi dei due. Questo è stato anche un modo per prepararli all’ultima fase, quella in Scozia».

I giovani danzatori, infatti, hanno dato prova di notevole flessibilità, adattandosi senza troppe difficoltà ai differenti linguaggi dei due coreografi, come testimoniato dall’entusiasmo del folto pubblico che ha partecipato alla serata di restituzione torinese.

Tre coreografie diverse, intervallate da due brevi estratti da creazioni di EgriBianco Danza e Balletto Teatro di Torino – rispettivamente da Apparizioni #3 e da Kiss Me Hard before You Go – che hanno permesso alla giovane “compagnia” di sperimentare movenze più “classiche” e disegni al contrario più contemporanei. Impegnati in passi a due e assoli, ma pure trii e quartetti e ovviamente azioni corali, i danzatori hanno palesato la non scontata capacità di unire alla tecnica l’espressione, in sostanza di saper “interpretare” e non semplicemente “eseguire” una coreografia data. Una capacità che testimonia della sincera passione di questi giovani artisti, che danzano perché la danza regala loro emozioni, le stesse che – più o meno consapevolmente, ma poco importa – riescono a restituire sulla scena.

DIALOGUES

coreografie Raphael Bianco, Viola Scaglione
interpreti quattordici giovani danzatori

Lavanderia a vapore, Collegno (Torino)
17 aprile 2019

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