LAURA NOVELLI | Sei personaggi in cerca d’autore di Pirandello torna simbolicamente al Teatro Valle, sala dove debuttò il 10 maggio del 1921, prendendo la forma – e le forme – che a questa geniale invenzione drammaturgica tributa la mostra MANICOMIO! MANICOMIO! 1921: Sei personaggi in cerca d’autore di Luigi Pirandello, realizzata dal Teatro di Roma, in sinergia con un nutrito carnet di istituzioni, a quasi cent’anni da quella controversa prima che lasciò pubblico e critica talmente smarriti e indignati da gridare, appunto, ‘manicomio!’.
L’esposizione, inauguratasi a metà aprile e con chiusura prevista per il 2 giugno, ha il merito di possedere una specie di doppia natura. La prima, statica e quasi filologica, che accoglie il visitatore dentro la splendida sala settecentesca proponendogli la visione di manichini che rappresentano, a grandezza umana, le sei creature evocate nel titolo nel momento preciso in cui esse entrano in scena dal fondo della platea. Vestiti dei costumi della Sartoria Farani e calati nelle proiezioni video di Ernani Paterra, i ben noti personaggi pirandelliani vengono posizionati laddove lo stesso autore indicò che dovessero stare e alla disgraziata famiglia si aggiunge qui il capocomico, quasi che, già solo in questa sacra rappresentazione muta, si tentasse di ricostruire in qualche modo il corto circuito esplosivo sotteso all’intero dramma. Sarebbe a dire quell’incontro complesso e complicato tra letteratura e teatro, tra mente del drammaturgo e fluidità della scena che resta sempre e comunque la vera questione sollevata da Pirandello e lo snodo critico più affascinante dello “specifico teatrale”.
La seconda natura della mostra è invece plastica, mobile. Mobile soprattutto nel tempo (e nel movimento della civiltà spettacolare novecentesca), visto che coincide con la scelta di scandire l’oggetto stesso dell’evento in sei momenti diversi, ognuno dei quali dedicato alla rievocazione e all’approfondimento di un importante allestimento italiano dell’opera. Attraverso proiezioni video degli spettacoli, locandine, documenti di varia natura, ricostruzioni audio in cuffia di brani del testo, incontri con critici e intellettuali, la vetrina ha voluto infatti ricostruire alcuni dei tanti e possibili sguardi registici che si sono rivolti, ora in una prospettiva quanto mai rispettosa ora, viceversa, da angolature sghembe, allo strano marchingegno metateatrale composto a distanza di oltre quindici anni da Il fu Mattia Pascal (romanzo dove in parte viene anticipata l’intuizione più feconda de I sei personaggi) e destinato, dopo il fiasco iniziale, ad affermarsi con straordinario successo.
Tappa di partenza è stata ovviamente la messinscena del ’21 firmata dalla compagnia diretta dal commediografo Dario Niccodemi e con il grande Luigi Almirante nel ruolo del Padre. Questo viaggio nel bios scenico di Sei Personaggi è poi proseguito con il ricordo dell’allestimento di Giorgio De Lullo e della Compagnia dei giovani (era il ’64), con lo sperimentalismo visionario rintracciabile in Pirandello chi? di Memè Perlini (’73), con la lettura “filogoldoniana” che ne fece Mario Missiroli nel ’93 e con l’arguta, fresca, fortunata regia firmata da Carlo Cecchi del 2003.
Dal 23 maggio al 2 giugno i riflettori saranno infine puntati sul lavoro In cerca d’autore. Studio sui Sei personaggi dove Luca Ronconi guidò alcuni allievi dell’Accademia Silvio D’Amico (tra gli altri giovani interpreti ricordiamo gli egregi Lucrezia Guidone e Fabrizio Falco) dentro i rivoli più grotteschi, crudeli e forsennatamente teatrali del capolavoro pirandelliano (2012). A inaugurare quest’ultima sezione della mostra saranno, sempre il 23 alle 17.00, gli interventi di Roberta Carlotto e Gianfranco Capitta che ripercorreranno il lavoro di Ronconi al Centro Teatrale Santacristina.
Nel suo complesso, dunque, la mostra del Valle ha offerto e offre stimoli intellettuali sfaccettati e corposi. Non solo essa permette al pubblico – e tanto più alle nuove generazioni – di avvicinarsi a spettacoli di cui è necessario tenere viva la memoria, ma riesce a riposizionare i sei personaggi nel loro luogo primigenio, al centro esatto del loro mistero e del loro fascino. Mistero e fascino quanto mai moderni, geniali, profetici. E basti rileggere il saggio Entrano in scena i sei personaggi di Ferdinando Taviani (pubblicato nel volume Uomini di scena uomini di libro, Il Mulino, 2005) per capire quanto sia raffinata l’operazione compiuta da Pirandello in questo testo. Senza nulla togliere ad altri autorevoli studi, le quindici pagine di Taviani entrano nella stoffa e nella fodera dell’opera – un’operazione scenica «mai vista prima» – con una lucidità critica lontana dai soliti stereotipi e per questo quanto mai illuminante.
Raccontando la genesi dell’opera e soffermandosi su quell’intuizione pirandelliana in base alla quale «i prodotti culturali sono entità reali come le opere della Natura, fanno parte della catena evolutiva, dell’opera creativa della Natura», lo studioso scrive infatti aa un certo punto:
Personaggi resisi autonomi, il Padre, la figliastra, la Madre con i due silenziosi bambini entrano in un teatro dove un capocomico sta dirigendo le prove della commedia pirandelliana Il giuoco delle parti. È da questa intrusione, da questo impossibile incontro in quella casa della finzione che è il palcoscenico (e non dall’incontro dei due tronconi d’una stessa mostruoso famiglia in una casa borghese siciliana) che principia Sei personaggi in cerca d’autore. […] Come nella vicenda del Padre e della figliastra, anche in quella degli Attori che incontrano i Personaggi, il dramma scoppia quando si incontrano due tronconi che appartengono ad uno stesso complesso ma non sono fatti per essere messi in contatto senza mediazioni: il mondo degli attori, degli uomini di teatro da una parte, e dall’altra gli embrioni che dovrebbero svilupparsi in un mondo a parte: la mente dello scrittore, del poeta.
Dunque, secondo Taviani, siamo in presenza qui soprattutto di un apologo sull’importanza dello scrittore, sulla necessità del poeta. «Fra le due facce di Sei personaggi – l’una, che è l’orribile storia di una famiglia dilaniata e l’altra, che mostra la nobiltà e la miseria del lavoro teatrale – Pirandello riesce a trovare un equilibrio» perché realizza un’opera che vorrebbe essere “l’equivalente” delle invenzioni registiche dei grandi riformatori del teatro a lui coevi. Ovvio perciò che ai primi spettatori del Valle essa sembrasse la recita di un manipolo di matti. Nel ’21 ben pochi in Italia potevano capire che quei matti erano in realtà dei veggenti rivoluzionari capaci di resistere all’usura del tempo e di parlare con straordinaria vividezza ancora oggi.
MANICOMIO! MANICOMIO! 1921: Sei personaggi in cerca d’autore di Luigi Pirandello
La mostra è realizzata dal Teatro di Roma – Teatro Nazionale
in collaborazione con Biblioteca Museo Teatrale Siae, Centro Teatrale Santa Cristina
Dipartimento di Storia, Antropologia, Religioni, Arte, Spettacolo (Università di Roma Sapienza)
Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Istituto per i Beni Sonori e Audiovisivi, Marche Teatro, Museo Biblioteca dell’Attore, Ormete (Oralità Memoria Teatro), Rai Teche, Sartoria Teatrale Farani, Studio di Luigi Pirandello. Istituto di Studi Pirandelliani e sul Teatro Contemporaneo, WPS Multimedia Roma. Giuseppe di Giovanni e Ernani Paterra
e con la collaborazione di Paolo Petroni
e Margherita Dellantonio, Paolo Ferrari, Luchino Masetti, Viviana Raciti
gli allievi della Scuola di Teatro e Perfezionamento Professionale del Teatro di Roma
Alessandro Burzotta, Emanuela Cappello, Francesca Fedeli, Flavio Francucci
si ringraziano Tommaso Le Pera
e Cecilia Carponi, Alessandro Genesi, Donatella Orecchia, Nuccio Siano
Teatro Valle di Roma – 13 aprile/2 giugno 2019
orari e info
ingresso libero
giovedì, venerdì, sabato dalle ore 17.00 alle ore 20.00
domenica dalle ore 11.00 alle ore 17.00
via del Teatro Valle, 21
info 06.684.000.311/314 – community@teatrodiroma.net