ROBERTA RESMINI | Ci sono eventi che nascono sotto la stella giusta, promossi dal basso e sentiti come una necessità. Il NoLo Fringe Festival si è svolto con il patrocinio del Municipio 2 di Milano ed è stato parte del programma di Fondazione Cariplo Lacittàintorno, che si propone di sviluppare e migliorare il benessere e la qualità della vita per gli abitanti dei quartieri intorno al centro storico di Milano, attraverso iniziative culturali, economiche e creative e il coinvolgimento della comunità locale. Il Festival che si è recentemente tenuto nell’area a Nord di Loreto (NoLo appunto) ha visto la partecipazione attiva e corale della comunità che si concentra attorno alla Nolo Social Street, dei genitori del Parco Trotter e, più estesamente, di coloro che a NoLo abitano o lavorano.
Quattro luoghi di ritrovo abituali – la Salumeria del Design, Il Ghe Pense Mi, il Crossfit Nolo e lo Spazio Hug – si sono trasformati per l’occasione in palchi per accogliere i sette spettacoli del cartellone ufficiale e numerosi eventi fringe in programma tra il 3 e il 9 giugno.
La mia immersione nell’atmosfera festosa del festival ufficiale inizia alla Salumeria del Design. In scena lo spettacolo Di Fabio in Frasca. Il monologo di Fabio Paroni racconta la storia di un uomo di quasi quarant’anni arrabbiato con sé stesso, incapace di assumersi le proprie responsabilità, attraversato da sempre da una grandissima voglia di trasgredire (da cosa, poi, non si sa). Abiti casual, un cappello e gli occhiali da sole lo trasformano in un (fallito) cantante indi; per il resto un vortice di parole seguono solo in parte un copione scritto e sono, per lo più, improvvisate. Un’ora di cabaret e risate fragorose da parte del pubblico, grazie anche al fondamentale aiuto di Greta Cappelletti alle luci e alla musica, in una location intima e perfetta per l’occasione.
Al termine il pubblico viene invitato ad uscire per allestire la scena del secondo spettacolo, Parole in Corso, di Luca Cupani. Un monologo altrettanto divertente, con un umorismo sottile, un po’ british, essendo lui un emigrato che vive a Londra da tempo. Molti i riferimenti alla politica, sia italiana che britannica, ma altrettanti quelli alla sua storia personale e intima, anche drammatica, riletta e raccontata in chiave assolutamente ironica. L’impianto è buono, il sostrato da teatro d’improvvisazione anche, la drammaturgia funziona abbastanza, ha un buon ritmo e diverte.
Allo Spazio Hug, cuore pulsante del Festival, vanno in scena Signorina, lei è un maschio o una femmina? e Riportami là dove mi sono perso.
«Essere donna non è facile. Specialmente quando non se ne accorge nessuno, che sei una donna» è l’incipit di Signorina, lei è un maschio o una femmina?, spettacolo di Gloria Giacopini e Giulietta Vacis. Un monologo in cui la Giacopini interpreta se stessa, rivive la sua infanzia, con leggerezza e autoironia, dal momento in cui il padre la vede in culla, ai primi compleanni, alla nascita del fratellino. Gloria è sempre stata scambiata per un maschietto, fino a quando all’asilo il grembiulino rosa che deve indossare la rende, agli occhi di tutti, una femmina. E così, tra citazioni di Simone de Beauvoir, concorsi di bellezza sui generis, episodi che segnano la vita di questa giovane donna, arriviamo a capire come lei, Gloria, sia solo una femmina a cui piacciono le cose da maschi. Una recitazione ineccepibile quella della Giacopini, bravissima quando deve imitare le voci delle sue compagne di culla Alessia e Federica e delle rispettive madri, abile nel dialogo con il pubblico, riuscendo sempre a tenere l’attenzione ai massimi livelli nonostante l’assenza di elementi sul palco e una focalizzazione esclusivamente sulle parole recitate e sulle registrazioni delle pubblicità degli anni Ottanta e Novanta atte a riprodurre gli stereotipi di genere.
Un altro rapido cambio di scena ed ecco l’inizio di Riportami là dove mi sono perso. Lo spettacolo, produzione di Officine Gorilla/Teatro della Juta/Commedia Community, vede in scena Emma (Maria Rita Lo Destro) e Teo (Michele Puleio), due fidanzati che vivono faticosamente il rapporto di coppia, tra lavoro sottopagato, affitto, rapporti sociali liquidi, come li definirebbe Bauman, e una generale precarietà della vita che si riflette anche sugli affetti. Un tentativo di rintracciare il punto esatto in cui la coppia smarrisce la strada.
Ci sono tutte le premesse per un buon spettacolo: una scenografia semplice ma efficace – un tavolo ricoperto da manoscritti che Teo deve leggere e correggere, due tazze per il tè, due sedie, un cuscino per riprodurre l’ambiente domestico, un utilizzo delle luci puntuale nello scandire i passaggi tra i vari momenti dello spettacolo, costumi che seguono l’andamento della vicenda. Visto il tema trattato, non di certo innovativo, ci si aspetta che la narrazione venga presa da un’angolatura particolare in modo tale da renderlo unico e innovativo. Invece all’opera manca questa intuizione, con il risultato di uno spettacolo anacronistico e di un generale déjà vu che non porta a compimento il potenziale di cui è dotato.
Una vera sorpresa è stato, invece, uno spettacolo della categoria Fringe, Shakespeare di Quartiere, un progetto di Beppe Salmetti, Carla Stara e Paula Carrara che ha calato la storia di Giulietta e Romeo all’interno di via Padova. Nella riscrittura per questo spettacolo vengono mantenuti gli elementi principali della tragedia – i protagonisti, il ballo in maschera in cui Romeo si innamora perdutamente di Giulietta, la scena del balcone – con l’aggiunta di dettagli che permettono alla scena di calarsi perfettamente nel quartiere: ecco allora che Romeo arriva sotto il balcone di Giulietta, all’interno di uno dei cortili di case di ringhiera, con una Mobike e riparte con il 56 (l’autobus che percorre via Padova) su cui invece troverà la morte l’amico Mercuzio, mentre Tebaldo si muove su una motocicletta e fa rissa con Mercuzio avvalendosi dell’aiuto di alcuni ragazzini immigrati che scendono in strada con delle infradito ai piedi. Uno spettacolo itinerante, in cui gli spettatori si muovono da un cortile all’altro e da un lato all’altro del marciapiede per raggiungere angoli di strade, bar, vie private e cortili grazie alla guida di Rossana, un’abitante del quartiere, che, microfono alla mano, ci racconta molto della geografia urbana di via Padova e del Parco Trotter, dove si chiude lo spettacolo.
Gli elementi vincenti di questo lavoro sono almeno due: da una parte, l’aver inevitabilmente coinvolto tutto il quartiere, che ha arricchito la polifonia dell’opera shakespeariana: molti abitanti delle case dei quartieri che hanno ospitato lo spettacolo si sono affacciati alle finestre o ai balconi, diventando comparse di una storia che, senza di loro, non sarebbe stata la stessa; analogamente, molti passanti per la strada si sono accodati al pubblico perché incuriositi; dall’altra, è stato immediato fare un parallelismo tra la rivalità tra Montecchi e Capuleti e quella tra tutte le etnie che animano via Padova.
La forza dello spettacolo è stata quella di evidenziare come l’evoluzione che sta vivendo il quartiere porti a immaginare e, di fatto, vivere le differenze come ricchezza e non come problema da ignorare o eliminare.
Sicuramente ciò che ha vinto in questo festival è stato poter accedere al teatro al di fuori dal teatro in senso stretto, ma in spazi e luoghi di ritrovo, in una formula flessibile che ha permesso agli spettatori di partecipare a più spettacoli nella stessa serata, in maniera itinerante da un palco all’altro.
L’augurio è che a questa prima edizione ne possano seguire molte, con sempre più spettacoli in cartellone e un coinvolgimento ancora maggiore della comunità locale.
DI FABIO IN FRASCA
di Greta Cappelletti
con Fabio Paroni
PAROLE IN CORSO
di e con Luca Cupani
regia Carlo Turati
SIGNORINA, LEI È UN MASCHIO O UNA FEMMINA
testo e regia Gloria Giacopini e Giulietta Vacis
con Gloria Giacopini
compagnia Giacopini/Vacis
RIPORTAMI LÀ DOVE MI SONO PERSO
testo e regia di Luca Zilovich
con Maria Rita Lo Destro e Michele Puleio
voci off Giulia Trivero e Paolo Arlenghi
luci Luca Matteo Luppi
scene Sergio Zilovich
brani originali Dado Bargioni – In Scatola
produzione Officine Gorilla/Teatro Della Juta/Commedia Community
SHAKESPEARE DI QUARTIERE
Romeo e Giulietta su Via Padova
Un progetto di Beppe Salmetti, Carla Stara e Paula Carrara