LAURA BEVIONE | La vostra cronista teatrale sbarca un po’ disorientata alla stazione di Olgiate-Calco-Brivio ma subito intravede il tavolo/biglietteria, Laura Valli e le sue compagne di Qui e Ora e si sente a casa.

Il Giardino delle Esperidi Festival, organizzato da Campsirago Residenza e giunto alla sua XV edizione, anima per tre fine settimana il territorio ricoperto di boschi del Monte di Brianza, in provincia di Lecco. La rassegna si articola in vari spazi, molti dei quali non teatrali, quale il piazzale antistante la succitata stazione di Olgiate, dove le tre attrici di Qui e Ora, affiancate da Valerio Bongiorno, mettono in scena il loro long-seller teatrale Saga Salsa, epopea di una famiglia di cucinieri raccontata con affabilità e ironia da tre generazioni di donne: nonna, madre e figlia.

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Foto Alvise Crovato

Gli spettatori sono seduti a tavola e, fra un piatto di pasta ai tre agli e polpette profumate con tre tipi differenti di menta, assistono alla preparazione della salsa al pomodoro – un rito di famiglia – e ascoltano il racconto di esistenze nate e trascorse attorno al tavolo di cucina.
La nonna che riesce a mangiare e a ingrassare soltanto quando scopre la lettura e comprende come il miglior nutrimento sia quello derivato dalla somma di un piatto di pasta al sugo e di un buon libro – ne distribuisce qualcuno anche al pubblico.
La madre che spiega come il tavolo sia per lei l’oggetto d’arredo preferito, dove cucinare, mangiare e fare l’amore: una buona pietanza consumata insieme ai propri cari sarebbe capace di risolvere qualunque problema e di lenire qualsiasi dolore.
La figlia, che vorrebbe vendere a una catena il ristorante di famiglia e compra cibo surgelato, è alla fine convinta dalla madre e dalla nonna a proseguire la tradizione famigliare e così, magari, riuscirà anche a trovare l’amore…

Francesca AlbaneseSilvia Baldini e Laura Valli sono spigliate e accoglienti, abili a trasformare in gioco teatrale anche gli inconvenienti dell’insolita location: i treni in arrivo e in partenza, i viaggiatori che attraversano la scena, gli annunci. Uno spettacolo-cena divertente e piacevole, che invita pure a riflettere su quelle emozioni e quelle corrispondenze fra cucina e letteratura, fra cucina e atavici istinti di sopravvivenza, fra cibo e sensualità, che i – troppi – programmi televisivi dedicati al tema trascurano o banalizzano.

Rinfrancati dalla cena, ci spostiamo a Casa Gola, ancora a Olgiate, per assistere al solo di danza e teatro Trieb_L’indagine, di e con Chiara Ameglio, danzatrice e coreografa che ha creato lo spettacolo insieme a Marco Bonadei, partendo da una suggestione tratta da Il Minotauro di Friedrich Dürrenmatt.

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Foto Alvise Crovato

La donna ci accoglie in scena seduta su uno sgabello, il volto nascosto da una maschera da minotauro, appunto. Legge un libro, poi si allontana. Buio. Quando torna, senza maschera e con un altro abito, appare disorientata, estranea a quella che è evidentemente la sua casa: un televisore, una pianta, un tappeto, il divano, la lampada…
La performer sposta con difficoltà la lampada, guarda la televisione, si avvolge nel tappeto candido, ascolta un messaggio telefonico lasciatogli dal fidanzato, d’altronde è la sera di San Valentino… Lo spettacolo vive in un’atmosfera ambigua e sospesa: si avverte un vago senso di minaccia, un’estraneità che è allo stesso tempo spaziale e temporale.
Mescolando danza e recitazione, un disegno luci inventivamente inquietante e composizioni visive tanto più irreali quanto più si mostrano realistiche, Chiara Ameglio racconta una storia di violenza che, dall’assenza di concreta ed evidente brutalità, ricava una conturbante dimensione di pericolo oramai non schivato.

E un’atmosfera sospesa e onirica è anche quella in cui Giulietta De Bernardi crea il suo monologo Angst, liberamente ispirato all’omonimo racconto di Stefan Zweig (Paura in italiano). Immagini cinematografiche, ombre, musica, parola e coreografia per raccontare quanto sia difficile essere felici, anche se apparentemente si possiede tutto…

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Foto Alvise Crovato

Può essere utile, allora, riscoprire il mondo degli alberi e delle piante, riconnettersi alla natura, così da inquadrare in una cornice più realistica la nostra esistenza, restituendo le giuste proporzioni a problematiche e inquietudini varie: è questo l’obiettivo fondante della “performance itinerante ed esperienziale” intitolata Alberi maestri e ideata da Michele Losi.
Dotati di cuffie e rigorosamente in fila indiana – seguire una linea data, rispettare la distanza da chi ci precede aiuta a riconquistare la consapevolezza del nostro essere fisicamente nello spazio – noi spettatori-camminatori ci avviamo a compiere una passeggiata di due ore immersi nel bosco, guidati da una performer e accompagnati ora da voci e musiche registrati, ora dai suoni della natura.

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Foto Alvise Crovato

Il cammino è intramezzato da incontri con creature bizzarre che abitano i boschi – le radici, una danzatrice che emerge da un ruscello – da soste a osservare alberi che abitano quel luogo da secoli e ne custodiscono dunque storia e anima. Nelle cuffie – a tratti il pubblico è invitato  toglierle per concentrare la propria attenzione sui rumori di foglie e insetti, acqua e vento – udiamo la descrizione dei vari alberi, ma anche riflessioni sulla trascuratezza con cui l’uomo tratta la natura e poi poesia, riferimenti al Vangelo… Una drammaturgia composita eppure coinvolgente, che amplifica l’incanto del bosco e dei suoi abitanti – vegetali e animali – che ora, concluso il cammino e giunti alla fine della salita, ci appaiono meno estranei e, anzi, elementi pulsanti all’unisono con la nostra anima.

È un ritorno alla meschineria dell’uomo, invece, lo spettacolo Piccola Patria, scritto da Lucia Franchi e Luca Ricci, quest’ultimo anche regista. In un paese di provincia non specificato ci si appresta a votare un referendum per decidere l’eventuale scissione dall’Italia. Il lavoro, ambientato in un seggio elettorale, segue la preparazione di schede e urne il sabato, le votazioni della domenica e lo scrutinio del lunedì, protagonisti un fratello e una sorella e un amico comune, con il quale i primi due condividono un segreto destinato a rimanere tale.

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Foto Alvise Crovato

Vicende personali e ideologia politica si sovrappongono e mescolano senza dare vita a una discorso drammaturgico omogeneo e convincente: prevalgono i luoghi comuni e una certa superficialità che impediscono di approfondire il tema centrale, di sicura attualità, ovvero la strisciante tentazione al municipalismo, al riflettersi in un’identità localistica e granitica, refrattaria all’arricchente confronto con l’altro.

Una tendenza al campanilismo, alla chiusura all’esterno che forse spaventava anche Piero, il fratello di Filippo Michelangelo Ceredi scomparso nel 1987 senza dare più notizie di sé. In Between me and P., l’artista dà conto dell’indagine condotta per ricostruire la personalità di quel fratello mai davvero conosciuto, alla ricerca di indizi e possibili illuminazioni, pur con la consapevolezza dell’intrinseco insuccesso cui è destinata l’operazione.
Libri e fotografie, interviste e lettere, video: l’archivio costruito da Filippo è porto al pubblico con lucida ma non fredda discrezione, in una condivisione allo stesso tempo scientifica e sentimentale, che, pur non gridandoli apertamente, sollecita interrogativi chiari e disperati.

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Foto Alvise Crovato

Lo spettacolo di Ceredi, con il suo personalissimo linguaggio appoggiato su solida teatralità – il pulire accuratamente il palcoscenico all’inizio del lavoro dichiara con evidenza qual è il medium scelto dall’artista –  e con la sua disarmante onestà, non soltanto riesce a raccontare un periodo spesso negletto della recente storia d’Italia, ma mostra quanto condivisa sia la sua personalissima vicenda familiare: quelle emozioni, quelle paure, quelle trascuratezze, quelle incomprensioni e quell’analfabetismo affettivo e sentimentale che ci possono far smarrire, a volte per sempre.


SAGA SALSA

a cura di Qui e Ora Residenza Teatrale
regia Aldo Cassano
drammaturgia Silvia Baldini
costumi Erika Sessa
consulenza musicale Francesco Picceo
interpreti Francesca Albanese, Silvia Baldini, Valerio Bongiorno, Laura Valli

TRIEB_L’INDAGINE

idea, coreografia, interpretazione Chiara Ameglio
regia e drammaturgia Chiara Ameglio, Marco Bonadei
realizzazione maschere Marco Bonadei
direzione tecnica e light design Giulia Pastore
sound design Diego Dioguardi
scene Maddalena Oriani
produzione Fattoria Vittadini, Campsirago Residenza

ANGST. IL DRAMMA PERFETTO

di e con Giulietta De Bernardi
regia Giulietta De Bernardi
scene e costumi Matteo Lainati, Mariella Navale
luci Michele Losi, Giulietta De Bernardi
sound design Diego Dioguardi
progetto video Alberto Momo
produzione ScarlattineTeatro, La Caduta, Campsirago Residenza

ALBERI MAESTRI

composizione nello spazio Michele Losi
drammaturgia Sofia Bolognini, Michele Losi
coreografie Silvia Girardi
costumi e scene Stefania Coretti
suono Luca Maria Baldini, Diego Dioguardi
interpretazione Luca Maria Baldini, Liliana Benini, Sofia Bolognini, Noemi Bresciani, Silvia Girardi, Arianna Losi, Michele Losi, Caterina Momo, Valentina Sordo
produzione Pleiadi, Campsirago Residenza; in collaborazione con The International Academy for Natural Arts (NL)

PICCOLA PATRIA

di Lucia Franchi e Luca Ricci
regia Luca Ricci
scene e costumi Alessandra Muschella
disegno luci Pierfrancesco Pisani
interpreti Simone Faloppa, Gabriele Paolocà, Gioia Salvatori
produzione Capo Trave/Kilowatt – Infinito; con il sostegno di Comune di Sansepolcro, Regione Toscana, Ministero dei Beni e delle Attività Culturali 

BETWEEN ME AND P.

di e con Filippo Michelangelo Ceredi
tutor Daria Deflorian, nell’ambito della residenza Officina LachesiLAB
accompagnamento alla realizzazione Alessandra De Santis, Attilio Nicoli Cristiani
accompagnamento alla coreografia Cinzia Delorenzi
assistenti al progetto Clara F. Crescini, Sara Gambini Rossano, Francesca S. Perilli
produzione Filippo Michelangelo Ceredi, Teatro delle Moire, Danae festival 2016; con il sostegno di ZONA K

Il giardino delle Esperidi Festival
5-6 luglio 2019