MATTEO BRIGHENTI | Il corpo è la nostra prima e ultima ora. Nel mezzo, un cammino fatto di attese e di speranze. S’incontrano là dove la notte si prepara a diventare di nuovo giorno: a letto. Dormire è confidare nel domani a tal punto da lasciare andare tutto, perfino noi stessi. Un credere cui ci consegniamo a occhi chiusi, che Lenz Fondazione, invece, tiene ben aperti.
Infatti, La Vida es Sueño è costituita da quattordici letti ospedalieri, reclinabili, posti l’uno di fianco all’altro lungo l’Ala Nord della Galleria Nazionale nel Complesso Monumentale della Pilotta di Parma. Francesco Pititto (testo e imagoturgia) e Maria Federica Maestri (installazione, costumi e regia) spogliano di qualsiasi sollievo o conforto la sintesi teologica dell’umanità scritta da Pedro Calderón de la Barca, ormai ordinato sacerdote, in forma di auto sacramental allegorico una quarantina d’anni dopo La Vita è Sogno, l’omonimo e più conosciuto dramma teologico-filosofico del 1635. La brandina sanitaria è il comune risveglio per l’evoluzione della coscienza dell’essere umano. E non ci sono né materassi, né lenzuola: il riposo, la quiete, la pace, poggiano sul metallo nudo.
Questa seconda parte del progetto triennale Il Passato Imminente dedicato a Calderón de la Barca – uno dei quattro progetti produttivi più rappresentativi della città nel dossier presentato per Parma Capitale Italiana della Cultura 2020 – riporta quindi la condizione umana all’origine del suo “funzionamento”. Una scarnificazione terrena che rispecchia quella celeste.
Difatti, sopra le nostre teste, unico orizzonte degli eventi per chi è allettato, si staglia l’imponente cielo-traliccio in tubi innocenti creato dall’architetto Guido Canali negli anni Settanta. All’epoca, la ristrutturazione della Pilotta fu nel segno di uno spazio museale inteso, per l’appunto, come un «sistema che deve necessariamente esporre i propri meccanismi».
Siamo mancanza e malattia. Vivi fino a quando lo vuole Dio. Nulla è in nostro potere: non chiediamo noi di nascere. Così, i gruppi scultorei e le grandi tele barocche della fine del Seicento raffiguranti Compianti, Deposizioni e Annunciazioni, sono accecate dal buio, sguardi cavi che niente alleviano in una simile “stazione del trapasso”. La luce emana solo dalla corsia dei letti e, attraverso le imagoturgie, da tre vuote pareti espositive che corrono lungo i trentacinque metri dell’Ala Nord. Qui sopra s’imprime la radiografia dell’esistenza in quanto tormento: l’immagine di alcuni performer de La Vida es Sueño trasfigura in quella di Giobbe presa dal dipinto di Antonio de Pereda, presente in una sala adiacente.
La nostra sofferenza è innata e senza colpa. Non possiamo scegliere cosa e quanto ci succede. Possiamo, però, sulla scorta di Giobbe, decidere come reagire alle prove cui ci sottoponiamo quotidianamente. Il Grande Teatro del Mondo di Lenz, prima ancora che la creazione di avvio del ciclo Il Passato Imminente, è la caparbietà di costruire spazi di incontro e restituzione di quella libertà negata dall’essere la culla già una bara.
La vita, nella scena rarefatta di Pititto e Maestri, sogna se stessa. Prova ne è la libera fruizione del pubblico, che può seguire i passi e i contrappassi dell’Uomo, dell’Uomo bambino e della Devozione, insieme a tutte le altre presenze dell’auto sacramental (la Terra, l’Aria, il Fuoco, l’Acqua, Il Potere, la Sapienza, l’Amore, il Principe delle Tenebre, l’Ombra, la Luce, l’Intelletto, l’Arbitrio) stando ai piedi o alla testa delle brandine, in cima o in fondo alla corsia. Prospettive che tracciano un’ideale croce, in stretto dialogo con la malinconica dolcezza delle musiche di Claudio Rocchetti.
Tale campo di elementi è agito da quindici performer: gli attori sensibili Paolo Maccini e Franck Berzieri, Sandra Soncini, storica protagonista delle opere di Lenz, gli interpreti/cantanti over settanta Giuseppina Cattani, Maria Giardino, Elena Nunziata, Mirella Pongolini, Cesare Quintavalla e Valeria Spocci e i bambini Matteo Castellazzi, Lorenzo Davini, Martina Gismondi, Agata Pelosi, Margherita Picchi e Giada Vaccaro dell’Associazione Ars Canto Giuseppe Verdi. Un ensemble coeso e ispirato, che restituisce l’alchimia fantastica di un’avventura dell’interiorità, attraverso un viaggio iniziatico tra fede, ragione e libero arbitrio.
Protagonisti esemplari sono l’Uomo (Maccini) e l’Uomo bambino (Davini). Escono da sotto un cumulo di stracci, il fango con cui Dio ha dato alla luce la sua creatura più perfetta. Sono legati dalla comune natura – «io e te siamo uguali», soffia Maccini – e per il collo da una catena: una simile visione sembra quasi prendere le mosse dalla fine de Il Grande Teatro del Mondo, in cui l’uno era il Povero e l’altro il Bambino mai nato. Recuperando il paragone di allora con Aspettando Godot di Samuel Beckett, si direbbe dunque che i due impersonino adesso le diverse stagioni di Lucky e Pozzo. Cioè, gli opposti che stringono ogni nostro passo, a cominciare dalla coppia vita/morte.
Il loro peregrinare è un incantamento, una fantasmagoria di voci adulte e bianche, di maschere, di cappelli di paglia, di chitarrine, intorno alla tentazione di un Pomo d’Oro per «essere immortale e uguale al Re […] come il Re essere eterno nel futuro». Preso in un sognante vortice di mistero e compassione, l’Uomo arriva a passare in rassegna, alla stregua di un “medico in corsia”, chi gli fu simile e ora giace allettato: uno è tumefatto, l’altro respira male, giovane o anziano che sia non fa alcuna differenza. E ai letti vuoti consegna un «pensierino della morte».
Si è lasciato insidiare, ha smarrito l’Intelletto, l’Arbitrio e si è smarrito a sua volta. Ha tentato di diventare una creatura di se stesso ed è stato sopraffatto da quel Potere che è prima di qualunque pensiero o volontà. Rientrare nella grazia di Dio significa gettarsi tra le braccia della Devozione (Soncini), tornare da figlio alla propria madre, a quel flusso vitale che si offre come un enigma: «non sono ciò che sembro, né sembro ciò che sono».
Sdraiata tra gli altri nell’ospedale che regge l’intera realtà, osserva infine l’Uomo bambino allontanarsi, richiamato dall’ammasso da cui è sbucato al principio. Si reincarnerà, forse, nel principe Sigismondo, il simbolo dell’indagine di ciò che è verità e ciò che è finzione, quando nel 2020 Lenz chiuderà il cerchio dell’universo de Il Passato Imminente con la favola drammatica de La Vita è Sogno, attraverso un’installazione che si articolerà su tutto il Complesso Monumentale della Pilotta. «Il massimo bene è nulla – dichiarerà – ché tutta la vita è sogno, e i sogni, sogni sono».
Un sogno, per il momento, ancora da giocare: il Pomo d’Oro de La Vida es Sueño è un pallone e l’Uomo bambino rientra in sé a cavalcioni di un triciclo sonante. La partita con l’infinito, il tutto per tutto di Francesco Pititto e Maria Federica Maestri, è un palcoscenico che abita il dono di fare della gravità poesia.
LA VIDA ES SUEÑO
auto sacramental
da Calderón de la Barca
testo e imagoturgia Francesco Pititto
installazione, costumi e regia Maria Federica Maestri
composizione e rielaborazione musicale Claudio Rocchetti
performer Franck Berzieri (Il Principe delle Tenebre), Matteo Castellazzi (Il Potere), Giuseppina Cattani, (L’Ombra), Lorenzo Davini (L’Uomo bambino), Maria Giardino (L’Acqua), Martina Gismondi (L’Intelletto), Paolo Maccini (L’Uomo), Elena Nunziata (La Terra), Agata Pelosi (L’Amore), Margherita Picchi (La Sapienza), Mirella Pongolini (Il Fuoco), Cesare Quintavalla (L’Aria), Sandra Soncini (La Devozione), Valeria Spocci (La Luce), Giada Vaccaro (L’Arbitrio)
cura Elena Sorbi
organizzazione Ilaria Stocchi, Loredana Scianna
ufficio stampa e comunicazione Michele Pascarella
media video Doruntina Film
cura tecnica Alice Scartapacchio, Lucia Manghi, Marco Cavellini
produzione Lenz Fondazione
con il sostegno di MiBAC – Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Regione Emilia-Romagna, AUSL Parma – Dipartimento Assistenziale Integrato Salute Mentale e Dipendenze Patologiche, Fondazione Cariparma, Fondazione Monteparma, Instituto Cervantes de Milán
con il contributo e il patrocinio di Comune di Parma | Parma 2020
partner artistico Associazione di Promozione Culturale Ars Canto
partner tecnico AuroraDomus Cooperativa Sociale O.N.L.U.S, Koppel A. W. collaborazione al progetto triennale Il Passato Imminente Complesso Monumentale della Pilotta, Università degli Studi di Parma, Conservatorio Arrigo Boito di Parma
12 giugno 2019
Complesso Monumentale della Pilotta, Parma