LAURA BEVIONE | Le vie chiuse al traffico, il centro bloccato, gente che all’una di notte ancora chiacchiera mangiando un gelato o bevendo una birra: ma nessuno si lamenta, anzi; lungo il viale che conduce all’edifico più imponente e significativo della cittadina, la Reggia, ci sono famigliole, dai bimbi ai nonni, felicemente contagiati da una febbre del sabato sera che non spinge allo sballo quanto a una sana e allegra occupazione dello spazio davvero “pubblico”.
La vostra cronista teatrale è stata a Colorno, a una ventina di chilometri da Parma, dove da dodici anni Teatro Necessario organizza una rassegna decisamente non ortodossa, a partire dal titolo: Tutti Matti per Colorno. Un festival dedicato al circo contemporaneo e al teatro di strada che occupa tutti gli anfratti della sontuosa Reggia di Colorno – cortili, scalinate, radure e fontane dell’ampio giardino all’italiana – e gli spazi circostanti, piazze e vie.
Un cartellone fitto e variegato destinato a un pubblico ugualmente composito: moltissimi bambini – per loro c’è anche Orso Ludo, una deposito di giochi di ogni genere da cui attingere per divertirsi e fare nuove amicizie; appassionati di circo, venuti anche da lontano; e tantissimi curiosi, pronti a lasciarsi incantare da un’acrobazia e a farsi coinvolgere nella performance di un clown.
Un’atmosfera serena e gioiosa, malgrado l’affollamento dei luoghi di spettacolo e la necessità si stringersi un po’ di più per fare spazio a tutti. Una comunità che ha scelto di trascorrere un pomeriggio e una serata divertendosi e dunque sforzandosi di non arrabbiarsi se qualcuno salta la fila… L’obiettivo è concentrarsi sul proprio benessere e poi, si sa, la gentilezza può essere gioiosamente contagiosa.
Una lunga introduzione quasi sociologica per raccontare un festival che mira a combinare i succitati ricerca e coinvolgimento di un pubblico ampio alla cura nella costruzione del cartellone, coeso ed evidentemente frutto di capillare e costante esplorazione della scena del circo contemporaneo italiana e internazionale. La direzione artistica di Teatro Necessario non cela, poi, la volontà di proporsi quale vivo e “pratico” laboratorio di riflessione sulle molteplici sfaccettature dello spettacolo vivo, flessibile etichetta applicabile pure al circo e al teatro di strada.
Non è dunque per pura convenienza formale che la giornata di sabato del festival sia cominciata con una tavola rotonda, promossa insieme all’A.C.C.I. (Associazione Circo Contemporaneo Italia), significativamente intitolata Il circo: un’identità multidisciplinare e moderata da Mimma Gallina. Spunto del dibattito la recente pubblicazione del volume Conoscere, creare e organizzare circo – Storia, linguaggio, discipline, creazione, diffusione, normativa, curato da Valeria Campo e Alessandro Serena ed edito da Franco Angeli.
Accanto ai due curatori, operatori – Piergiacomo Cirella (Fondazione Teatro Comunale di Vicenza), Matteo Negrin (Piemonte dal Vivo), Pasquale Vita (ATER), Luisa Cuttini (Claps) – e il regista Giacomo Costantini, fondatore e direttore di Circo El Grito. Al centro della discussione, i possibili spazi per il circo contemporaneo all’interno dei cartelloni dei teatri nazionali e, soprattutto, la possibilità di dialogo fra le differenti discipline ascrivibili allo spettacolo dal vivo, che tendono a procedere lungo sentieri paralleli, afflitte da reciproca e indefessa diffidenza, troppo spesso dovuta alla non-conoscenza e alla non-frequentazione.
L’impressione ricavata al termine della tavola rotonda è che ancora manchi un linguaggio univoco e condiviso fra i tanti attori della scena – esempi sono “drammaturgia”, “narrazione”, “teatro”, termini tanto comuni eppure intesi e utilizzati con significati anche molto diversi – e che il dialogo fra le arti tenda al balbettio. La multidisciplinarietà giustamente evocata nel titolo della tavola rotonda stenta a divenire consapevole riconoscimento di una realtà oramai assodata nella pratica del palcoscenico, in particolate all’estero, dove si ragiona in termini di performing arts, considerando implicitamente la lingua comune – la realizzazione dal vivo – e non i singoli gerghi – accento sulla parola ovvero sul corpo o sulla voce.
Specchio concreto di questa riflessione sono gli spettacoli a cui abbiamo assistito negli spazi della Reggia di Colorno. A sens unique è la compagnia creata da cinque giovani ex allievi della Scuola Nazionale di Circo del Québec: spiritosi e autoironici, abilissimi circensi e pure divertiti attori, questi artisti uniscono all’indubbia maestria tecnica – corde, pali cinesi, prese acrobatiche, cerchi, fune – una sbarazzina ma tutt’altro che superficiale analisi della magmatica sostanza di cui sono fatte le relazioni interpersonali.
Il loro Léger démêlé non è una semplice successioni di numeri acrobatici tenuti insieme da un labilissimo filo rosso impropriamente definito “drammaturgia” – come spesso accade – quanto uno spettacolo strutturalmente organico, con ruoli e personalità ben definite e riconoscibili e un soggetto non pretestuoso, ossia dispetti e affetti, disguidi e confidenze che punteggiano i rapporti di un gruppo di amici.
Analoga saldezza drammaturgica regge L’Avis Bidon, degli acrobati francesi del Cirque La Compagnie. In tuta da lavoro, i quattro abbandonano momentaneamente la scena per accogliere il pubblico distribuendo pop corn e invitandolo a non superare il limite del palcoscenico. Via la tuta e, in eleganti camicia, pantaloni e gilet, i giovani acrobati si sfidano e si raccontano – anche con l’ausilio di una traduttrice che fingono di scovare “per caso” fra il pubblico – dipingendo ognora sul palco nuovi e originali paesaggi narrativi. Ritmo accelerato e stringente, umorismo e metateatralità, acrobazie mirabolanti e intelligenza scenica in uno spettacolo che certo non annoia.
E non provoca sbadigli ma, anzi, risate continue e applausi a scena aperta il clown e mimo catalano Leandre, con il suo Rien à dire. Vestito di giallo, immerso in una surreale abitazione anch’essa gialla e circondato da centinaia di calzini dello stesso colore, Leandre racconta un’esistenza di solitudine e di piccoli riti senza importanza: un’abitudinarietà senza tempo che soltanto le “visite” di alcuni spettatori – nelle vesti di “postino”, irrequieta marionetta e donna amata – temporaneamente riescono a spezzare.
La malinconia del clown, che fa ridere sedimentando però schegge di immedicabile tristezza, ci accompagna mentre, passeggiando nel parco della Reggia, ci imbattiamo in una giostra decisamente insolita: un’elaborata struttura fatta di metallo e libri, legno e tappeti persiani, occupata da un lato da una concentrata pianista, dall’altro da alcuni bambini, portati letteralmente in volo. Si tratta di La dinamica del controvento, un’installazione/performance realizzata da Teatro Necessario. Una vera e propria apparizione, fatata e sognante – qualità amplificate dalla natura essa stessa estraniata del parco – che incanta con la lentezza del movimento circolare della giostra e con la forza ipnotica della musica.
Una performance decisamente multidisciplinare e non precisamente etichettabile, così come il poetico passo a due danzato da un ballerino e da un escavatore: Transports Exceptionnels della compagnia francese Beau Geste è un inno alla creatività umana, capace di costruire macchine solide e dure, atte a lavori pesanti e, allo stesso tempo, di fletterle alla sinuosità e all’armonia richieste dalla danza. Una performance costantemente ripresa a partire dall’anno della sua creazione, il 2005, e che riesce nondimeno a incantare e commuovere pure chi, come la vostra cronista, vi assisteva per la quarta o quinta volta.
Risultato che non riescono ad attingere le due performance – delle cinque in cartellone nel festival – selezionate nell’ambito del progetto Trampolino, promosso da A.C.C.I e finalizzato a promuovere e offrire visibilità alle creazioni italiane di circo contemporaneo. Sia Istinto di Byk Cirque che Luk/Osservatorio di Blucinque testimoniano della genuina e meticolosa ricerca di una drammaturgia solida e originale, realmente multidisciplinare, ma necessitano ancora di lavoro e messa a punto. E d’altronde una creazione richiede approfondimento e studio, così come fertili confronti con un pubblico non soltanto di operatori ed “esperti”, come avvenuto negli spazi della Reggia di Colorno.
LÉGER DÉMÊLÉ
di A sens unique (Francia)
L’AVIS BIDON
di Cirque La Compagnie (Francia)
RIEN À DIRE
di Leandre (Catalunia/Francia)
TRANSPORTS EXCEPTIONNELS
di Beau Geste (Francia)
LA DINAMICA DEL CONTROVENTO
ideazione Julien Lett
al pianoforte Irene Michailidis
responsabile del progetto Leonardo Adorni
produzione Teatro Necessario/Tutti Matti per Colorno; col sostegno di Fondazione Nuovi Mecenati; in collaborazione con Compagnie Grandet Douglas
ISTINTO
di Byk Cirque (Italia)
LUK/OSSERVATORIO
di Blucinque (Italia)
Colorno (Parma)
31 agosto 2019