SILVIA ALBANESE | Ravenna, 14.09.19
Essere a Ravenna e pensare all’estate, in questa parte della Romagna in cui si respira la danza, si respira l’energia dei progetti che nascono, degli artisti che provano, di mondi che si incontrano. E ricordare l’estate, cominciata ad Ancona al Festival INTEATRO, in una città che affaccia sul mare, come la finestra della mia camera. Ad Ancona, guardare il mare e respirare il sale, attraversare luoghi e rivedere persone, fare il primo bagno della stagione, sedersi a tavola e mangiare insieme. Questo grazie a Luca Silvestrini, che a INTEATRO il 20 giugno ha presentato FOOD – può contenere tracce di… (versione italiana del duetto May Contain Food, May Contain You) nello splendido Salone delle Feste del Museo Archeologico Nazionale di Ancona, una produzione Marche Teatro / Protein Dance.

Salone delle Feste del Museo Archeologico Nazionale delle Marche – Ancona

C’è modo e modo di sedersi a tavola insieme, c’è modo e modo di incontrare sé e l’altro, a tavola. Non così frequentemente durante il pasto si è accompagnati dalla presenza di due performer (gli inesauribili e coinvolgenti Virginia Scudeletti e Simone Donati) e di una chef (Serena Martarelli); non così spesso si è invitati a cucinare insieme, e soprattutto non è facile essere così presenti quando si è a tavola: Silvestrin mi ha regalato un’esperienza partecipata e sensoriale che ha previsto la condivisione, così come la meditazione. Un essere insieme agli altri in contatto con se stessi, nel pieno ascolto del proprio corpo. Con leggerezza si possono mettere in luce anche gli aspetti più inquietanti del nostro stare a tavola, i fantasmi che si nascondono persino lì, nei cibi. Nutrimento per il corpo e nutrimento per l’anima. Non c’è un pomodoro che non porti con sé un’emozione. Non c’è profumo, in cucina, che non mi ricordi un’azione, una relazione…

Non credo sia avvenuto per caso (benché non sia stata neanche una scelta consapevole) se, tra tutti i tavoli, ho scelto quello della verdura: sono nata in campagna, conosco ancora il ciclo delle stagioni e ciò che l’orto può offrire in un particolare momento dell’anno. Per favore, non provate a offrirmi pomodori a febbraio o melanzane a dicembre: se non è estate, io la parmigiana non la mangio! Al tavolo con me c’erano diversi commensali, da diverse nazionalità: Croazia, Francia, Italia.

FOOD nasce nel 2015 a Londra da un’idea di Luca Silvestrini in collaborazione con il compositore Orlando Gough (che è anche un cuoco) come creazione corale che ha coinvolto quattro danzatori e quattro cantanti, ideata per spazi aperti, come esperienza immersiva fruibile a 360 gradi; il pubblico è sin dalla concezione del lavoro partecipe di un’esperienza collettiva, ma il coinvolgimento delle persone avviene nell’ambito di una dimensione partecipativa che resta intima, come in fondo è intima l’esperienza di mangiare. L’intento degli autori di mettere al centro il nostro sempre più articolato rapporto con il mangiare è diventata un modo per raccontare storie, esperienze e attitudini in grado di provocare emozioni e ricordi. FOOD ci offre l’opportunità di osservarci in questo atto quotidiano e naturale, riconoscerci come mangiatori, e incontrare in questa osservazione parti nuove di noi, parti dimenticate, parti negate, o parti esibite come bandiere. Idiosincrasie più o meno consapevoli, più o meno connesse con il corpo, talvolta solo mentali.
Nel 2017 FOOD è stato adattato per un rural tour nel Regno Unito diventando una vera e propria festa: questa nuova versione ha previsto due soli interpreti ed è stata introdotta una riffa, dimensione ludica con gustosi premi. Così è anche nella versione di Ancona, riallestimento incoraggiato da Velia Papa, che ha debuttato al Teatro delle Muse, ha attraversato le zone dell’ascolano colpite dal sisma rivelando ancora una volta la vocazione comunitaria all’origine del lavoro, e attualmente in tour in Italia, proprio in questi giorni nel meraviglioso foyer del Teatro Carignano di Torino nell’ambito di Torinodanza Festival.