RENZO FRANCABANDERA e ILENA AMBROSIO | Fra una settimana arriva a Genova una creazione nata in giro per il mondo. Debutta, come si dice in gergo. Vuol dire che viene mostrata per la prima volta, che quindi assume su dì se’ per la prima volta uno sguardo in uno specifico luogo. Ma che, mai come in questo caso si può dire, si è nutrita di sguardi raccolti e dati in tutto il mondo. Nella città globale. The Global city.

Il viaggio è spostamento. Non solo fisico. Viaggiare è spostare il proprio essere, il proprio tempo, donarsi a spazi altri, ad altri mondi, agli altri. A pensarci, è un po’ come fare arte: nel processo creativo l’io si dona, si espone, in una dimensione che com-prende ciò che c’è dentro e ciò che quel dentro incontra fuori. In entrambi i casi l’appagamento pareggia con la fatica.
È in questa equazione che pare svilupparsi il percorso artistico, lungo ormai quindici anni, della Compagnia Instabili Vaganti: Anna Dora Dorno, regista performer e artista visiva e Nicola Pianzola, performer e drammaturgo. Un instabile vagabondaggio, il loro, dettato dall’urgenza di proiettarsi altrove per incontrare la diversità – in tutta la sua costruttiva bellezza – e viverla, farla propria divenendo parte di mondi e culture differenti.
L’attenzione agli aspetti visivi, l’interazione con i nuovi media, la capacità di lavorare site-specific sono i presupposti per creazioni che sfruttano le potenzialità fisiche ed emotive della performance, spianando con queste il terreno di incontro, di comprensione e condivisione tra quei mondi distanti.
Ma l’estetica è anche etica, la sperimentazione artistica incontra l’impegno civile. Così i luoghi i cui donarsi sono quelli dell’abbandono, della perifericità – umana oltre che geografica – della criminalità; oppure quelli inconsueti, dimenticati, da scoprire. E ciò che si dona è uno sguardo sul presente, sulle sue criticità, i suoi morbi. Basti pensare al pluripremiato Made in Ilva, diario surreale, ma quanto mai verisimile, di un operaio del mostro di Taranto; lavoro che, dal suo debutto europeo, nel 2012 allo STOFF di Stoccolma, è stato tradotto e rappresentato in tre lingue e ha attraversato il globo con cinque tournée mondiali.

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Made in Ilva – Foto F. Pianzola

In una prima fase del loro percorso – hanno raccontato Dorno e Pianzola a PAC in una nostra video intervista di poco tempo fa – hanno creato dei codici “a tavolino”, chiusi tra le quattro mura di una stanza; a questo poi ha fatto seguito la necessità di condivisione e di confronto con i linguaggi performativi sviluppati in atri paesi.
Germania, Polonia, Inghilterra, Austria, Svezia, Kosovo, Romania, Armenia, Corea del Sud, Messico, India, Cina sono i luoghi in cui gli Instabili hanno realizzato progetti di ricerca, coinvolgendo performer e artisti provenienti da tutto il mondo attraverso percorsi di alta formazione, sperimentazione e creazione artistica.

È da tutto questo girovagare che nasce The Global City il nuovo lavoro co-prodotto dal Teatro Nazionale di Genova, El FlorencioFestival FIDAE 2019 Uruguay – proprio in Sud America, ça va sans dire, l’anteprima lo scorso 16 agosto – che andrà in scena il 9 ottobre, in prima nazionale, al Teatro Nazionale di Genova, con replica fino al 12 ottobre. Un progetto vincitore del bando Per Chi Crea promosso dal Mibac e gestito da SIAE.

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Foto Andrea Bastogi

Calvino e Le città invisibili hanno fatto da ispirazione per raccontare le variegate esperienze con cui la compagnia è venuta a contatto nel proprio girovagare. Ma se il Marco Polo di Calvino narrava di luoghi i cui confini reali sfumavano nella fantasia, qui il racconto è quello di città reali, di luoghi lontani, spesso problematici, finche pericolosi. Scene semplici, immediate, rimaste impresse nella memoria – in un flusso di dati che urge contenere e trattenere al ritorno – emergono sotto forma di suoni, videoproiezioni e immagini, si fanno materiche nelle azioni fisiche dei performer.
Ma anche qui l’estetica è etica e allora The Global City affronta tematiche di forte attualità: i desaparecidos messicani, la tensione tra le due Coree, il problema delle sparizioni forzate in Sud America e delle migrazioni contemporanee. Soprattutto compone il mosaico di un’identità culturale i cui pezzi sono le diversità che la globalizzazione tenta di livellare. Il gesto, la voce, il movimento: tutto è il risultato del confronto tra codici espressivi diversi, specchio di differenti identità, che, tradotte nel linguaggio universale del corpo, possono assemblarsi senza annientarsi. Un corpo globale, allora, sul quale disegnare la mappa frammentaria di un’unica distopica e surreale città Globale.

Lo spettacolo è il risultato di un lungo percorso produttivo che ha coinvolto anche altri partner nazionali e internazionali: Au Brana Residential Centre for Performance Research, in Francia, Teater Albatross e Inter Arts Centre in Svezia, Fondazione Sipario Toscana Onlus, Teatro delle Donne e Re.Te.Ospitale in Italia.
Le tappe produttive sono state inoltre supportate dall’Istituto Italiano di Cultura di Stoccolma e dall’Istituto Italiano di Cultura di Montevideo.

 

THE GLOBAL CITY

regia Anna Dora Dorno
drammaturgia Nicola Pianzola
con Anna Dora Dorno e Nicola Pianzola
musiche Riccardo Nanni
produzione Teatro Nazionale di GenovaEl Florencio / Festival FIDAE 2019 – Uruguay

Residenze artistiche:
IAC Inter Arts Centre – Svezia, Au Brana Residential Centre for Performance Research – Francia, #CREA della Fondazione Sipario Toscana Onlus, Re.Te.Ospitale.

Con il supporto di:
Regione Emilia Romagna, Istituto Italiano di Cultura di Stoccolma, Istituto Italiano di Cultura di Montevideo. Mibac e SIAE, nell’ambito del programma “Per Chi Crea”.

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