DALILA D’AMICO | Dal 4 al 6 ottobre prende vita la II edizione di Digitalive, sezione di Romaeuropa Festival dedicata alle arti multimediali performative a cura di Federica Patti. Negli spazi del Mattatoio di Roma questa rinnovata sezione del Festival romano, che prima conoscevamo come Digital Life, apre le porte alle ricerche del panorama dei live acts e della vasta area di contaminazione fra scienze, media, musica, performing arts, arti visive, senza ancorarsi ad uno specifico genere disciplinare. Le traiettorie tracciate dalla curatrice sono quelle che consentono di rileggere rituali, archetipi e simboli del passato, alla luce dei nuovi scenari digitali.
Tra i vari artisti ospitati, sicuramente una personalità di spicco è l’artista giapponese Hiroaki Umeda che porta in scena due performance Median e Intensional Particles. L’artista si distingue per una formazione poliedrica ed eclettica che si riversa in ciascuna delle sue produzioni. Coreografo, danzatore, compositore, lighting designer, scenografo e artista visivo, Umeda porta avanti una ricerca interdisciplinare in cui ogni linguaggio utilizzato si fonde e prende in prestito l’altro. Il mondo “scannerizzato” attraverso l’obiettivo di Hiroaki Umeda, è un universo in cui attuale e virtuale convivono, senza scale di misura privilegiate, dove l’infinitamente piccolo e l’infinitamente grande danzano insieme. Siamo costantemente attraversati e circondati da un flusso di dati ininterrotto, da input visivi e sonori, le nostre percezioni sensoriali sono dunque coinvolte in un processo di trasformazione e in qualche modo controllate. Per Umeda è l’esperienza estetica il potere sociale più significativo per prendere possesso delle nostre sensazioni: «È solo quando incontriamo esperienze estremamente radicali e sublimi che vanno oltre il regno del linguaggio empirico che abbiamo la possibilità di generare e immaginare il futuro».
Lo abbiamo intervistato per approfondire alcuni degli aspetti della sua ricerca ottenendo risposte puntuali ed essenziali proprio come le sue opere.

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Sei un artista multidisciplinare e le tue opere riflettono il tuo background di coreografo, ballerino, compositore, lighting designer, scenografo e artista visivo. Come concepisci il ruolo del corpo nel complesso scenario digitale delle tue performance?

Il corpo nelle mie performance è sempre un medium, pur nella sua unicità e specialità. Nei miei lavori tutti gli elementi, quindi, corpi, luci, suoni, video, spazio sono materie espressive con il medesimo valore. Nessuno di essi è più importante degli altri.

Da qualche parte ho letto questa frase: “Nei pensieri di Umeda l’Uomo è semplicemente un’entità collettiva di particelle, non così diversa dalle pietre, le formiche o gli uccelli”. C’è un pensatore, una pensatrice o un campo teorico in particolare che ispira le tue creazioni?

Non posso menzionare persone o pensieri specifici, perché mi sono nutrito negli anni delle condivisioni di tantissime persone e pensieri. Suppongo che la mia postura provenga dall’accumulo di ciò che ho sentito ed esperito nella vita quotidiana. Ricordo chiaramente il momento in cui sono diventato fortemente consapevole di questo tipo di pensieri, avevo circa 15 anni!

Come sono nate le performance Median e Intensional Particles?

Sulla base dei pensieri di cui sopra, una delle costanti del mio percorso artistico è il tentativo di sbarazzarmi dei confini tra i diversi elementi della performance e coreografare tutti i materiali come fossero un corpo umano. Quindi in Intensional Particle, il mio desiderio era quello di impostare un linguaggio coreografico che coinvolgesse allo stesso modo il corpo (danza) e la luce (immagini in proiezione). Così mi sono concentrato sul connettere e coreografare questi elementi tramite il vettore “flusso e fluidità della forza”.
In Median, ho sviluppato l’idea che anche le cellule potessero essere coreografate in quanto componenti del corpo umano. Ho provato dunque a connettere le immagini di cellule generate dal programma CG e il corpo umano. La performance è quindi il tentativo di coreografare materie su diverse scale, ma allo stesso livello.

Puoi spiegare cosa intendi con “Kinetic Force Method”?

È un metodo di movimento corporeo diverso dalle tecniche della danza. Quando ho iniziato a danzare, non avevo alcuna formazione in danza e ho dovuto trovare il modo di muovere il mio corpo in una performance. Kinetic Force Method è un metodo di allenamento mediante movimenti di base, come il respiro, stare in piedi, come camminare, ecc. Nelle mie opere tale metodo coesiste e si combina alle tecniche della danza.

Lo sviluppo delle tecnologie digitali sta cambiando radicalmente la percezione umana. Questo è un processo “naturale” e non possiamo fermarlo, dovremmo abbracciare questo processo come parte della nostra crescita, ma penso che ci siano alcuni rischi. Cosa ne pensi? Potresti suggerirci un modo per usare la tecnologia in modo critico?

 Una premessa essenziale è che sono cresciuto in Giappone. Nella cultura e nei pensieri giapponesi, i computer e i robot sono visti come alleati, amici, non innesti. Se pensi ai manga e io ne ho letto molti, i robot sono sempre figure amichevoli. Chiaramente se mi muovo in un contesto artistico devo costantemente chiedermi “perché uso questa tecnologia e per cosa?”. Penso che l’importante sia avere un chiaro atteggiamento nei confronti della tecnologia in relazione alle arti. Se non hai un atteggiamento chiaro nei confronti dei dispositivi che usi, sarebbe meglio non usarli.

 

MEDIAN

Coreografia e danza: Hiroaki Umeda
Direzione immagine: S20
Image programming: Shoya Dozono, Gabor Papp
Video editing: Guillaume Gravier
Sound & Lighting design: S20
Produzione S20 | Coproduzione Scopitone| Produzione esecutiva: [H]ikari Production | Coproduction : Stereolux / Scopitone

 

INTENSIONAL PARTICLE

Coreografia e danza: Hiroaki Umeda
Direzione immagine: S20
Image programming: Shoya Dozono, Gabor Papp
Video editing: Guillaume Gravier
Sound & Lighting design: S20
Produzione: S20 | Coproduzione: Le Manège, Scène Nationale, le Manège.mons, la Gare Numérique – Jeumont, la Maison des Arts de Créteil, Stereolux – Nantes, Mapping Festival – Genève | booking : [H]ikari Production

 

Mattatoio, Roma
5-6 Ottobre