ESTER FORMATO | La stagione 2019/2020 della Triennale di Milano si è aperta con un focus della Trilogia dell’invisibile di Deflorian/Tagliarini: Rewind – Omaggio a Café Müller, Reality e Ce ne andiano per non darvi  altre preoccupazioni.  Tre produzioni conosciute dalle sale teatrali già da un bel po’ di anni, e che figurando all’apertura della stagione, appaiono ormai come “classici” che ci riportano alla particolare vocazione del teatro di viale Alemagna, avamposto culturale meneghino che parla un linguaggio europeo, internazionale, sensibile a quello prettamente perfomativo.

Pare dunque significativo incominciare con Rewind – Omaggio a Café Müller, spettacolo scritto ripensando alla nota opera di Pina Bausch che da oltre quarant’anni è considerata pietra miliare della danza contemporanea, nonché della compenetrazione perfetta fra danza e teatro; il teatro di ricerca per eccellenza, l’investigazione di nuovi linguaggi.

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Il Rewind della coppia Daria Deflorian ed Antonio Tagliarini somiglia, a dieci anni di distanza, ancora di più ad una riflessione su quanto  appena detto. E come si sa, talvolta la riflessione – anche drammaturgicamente parlando – è la negazione dell’azione; dunque, lo spettacolo non è deammaturgicamente uno spettacolo, se non che un confronto dalla venatura intimistica su un’opera vista dal canale youtube; una grande sequenza dialogica che racconta al pubblico seduto in sala dello storico allestimento della Bausch le cui scene frammentariamente descritte, che scorrono sul pc,  permettono di riallacciarsi a discorsi autobiografici, quasi come un flusso di coscienza.

È indicativo come il mezzo del pc portatile, quindi del canale youtube che trasmette per intero una replica storica di Cafè Müller, scandisca il ritmo della performance, svuoti completamente la scena, costituita solo da due sedie (una delle quali presunta originale della Bausch, costata su e-bay cinquemila euro) e dalla scrivania dov’è posto il portatile dell’Apple.

In questo ritmo dettato da rewind e fermo immagine, scavalchiamo la soglia del meta-racconto per sconfinare invece in uno scardinamento di esso. Non c’è una struttura riconducibile al riferimento organico di un’opera, com’è potuto capitare in spettacoli basati sulla meta-narrazione. Né si potrebbe pensare ad un approccio esegetico. Viene in mente il latelliano Veronika visto qualche anno fa, che richiamava la filmografia di Fassbinder in un complessa compagine scenica con la presenza di uno schermo che riproduceva parti della pellicola.

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Qui invece la scena è volutamente svuotata da ogni sua funzione, permangono due attori che si raccontano dettagli autobiografici stuzzicati dalle scene che riproduce youtube per poter trasporre introspettivamente il ricordo di una grande artista. Servirà a stimolare la conoscenza della Bausch al pubblico? Chi di noi, tornato a casa, si sarà sintonizzato sul canale video e avrà assaporato la cinquantina di minuti di Café Müller?

Durante il dialogo, la Deflorian ripete di non sopportare la fine delle cose, degli spettacoli….che il tasto Rewind sia un antidoto, una garanzia di infinita riproducibilità di un originale che tutti, anche chi non era nato allora, possono quindi vedere, e far proprio? Può sembrare una possibilità, quindi, di personalizzare l’esperienza visiva di uno spettacolo, di conferirgli non più un’oggettività, ma un colore intimo, una nota emotiva che proviene da un consumo individuale e individualista che se ne fa.

Del resto il  concetto di rewind è provocatoriamente all’opposto della pratica teatrale; non vi  è alcuna unicità o irripetibilità di ciò che avviene in quella precisa replica sul palcoscenico. Anche l’unicità di una grande opera è continuamente riproducibile, segmentata secondo una frammentazione temporale artificiale e funzionale alle digressioni dei due attori che distanziano il capolavoro di Pina Bausch da qualunque organico riferimento.

REWIND – OMAGGIO A CAFÈ MÜLLER

Di e con Daria Deflorian, Antonio Tagliarini
Produzione A.D.
Con il contributo di Imaie
Collaborazione Area 06, Rialto Santambrogio, Florian TSI | Pescara, Centro Artistico Il Grattacielo, Festival Inequilibrio | Armunia Organizzazione: Giulia Galzigni-Officina
Direzione tecnica Giulia Pastore
Foto  Amedeo Novelli/Visual Crew

Visto in data 8 ottobre 2019, Milano