ILENA AMBROSIO | Estendere lo sguardo. Ampliare i confini. Intessere relazioni, creare legami tra le arti ma anche, soprattutto, tra le persone. Aspirare all’incontro, al “meticciato”. È questa la vocazione di Teatri Associati di Napoli, soggetto che gestisce le attività del Teatro Area Nord a Piscinola, una zona periferica di Napoli. Qui – dove forse non ci si aspetterebbe – uno spazio che accoglie l’arte e tenta di propagarla, di farla fruire, di metterla in circolo.
A pochi giorni dall’inizio “ufficiale” della stagione 2019/2020 (qui il programma completo) abbiamo incontrato i direttori artistici, Hilenia De Falco e Lello Serao, che ci hanno raccontato dei loro confini e sconfinamenti.
“Confini aperti” è il titolo che avete scelto per la vostra stagione teatrale. Di che natura è questa apertura? Ha a che fare solo con una direzione artistica o, considerando la vostra collocazione fisica, assume anche una valenza sociale?
Confini aperti è innanzitutto una vocazione multidisciplinare: sul nostro palcoscenico si alternano infatti teatro, danza e arti performative ed è quindi il titolo di un progetto, di un pensier che definisce le attività del triennio 2018/2020 del Teatro Area Nord, uno spazio sempre vivo e dai confini aperti, soprattutto quelli tra artisti e pubblico, e tra centro e periferia.
Dunque, da una parte l’apertura connota il nostro modo di gestire lo spazio, dall’altra la parola confini è legata all’idea della nostra collocazione all’interno della città: un luogo può diventare centrale nel momento in cui riesce, intorno alla cultura, alla performance, all’arte, ad essere un momento d’incontro e di condivisione indipendentemente dal fatto di trovarsi in una periferia geografica. Tra l’altro negli anni abbiamo creato uno scambio e una programmazione che attraversa centro e periferia, quindi “sconfinando” anche fuori dal nostro teatro. In primis grazie alla collaborazione con il Teatro Politeama, quest’anno anche con l’utilizzo di Palazzo Fondi che ha ospitato l’intero progetto La luna di Davide Iodice, o con con Piccoli Funerali di Maurizio Rippa al Cimitero delle Fontanelle. L’idea è quella di una mobilità del pubblico, di un teatro diffuso anche se con un riferimento forte ad uno spazio che è il Teatro Area Nord. A tale scopo abbiamo predisposto ormai dal 2015 il servizio navetta che conduce lo spettatore a teatro e lo riporta a casa da vari punti della città, superando ogni ostacolo alla mobilità. La navetta si rivela da subito una sorprendente occasione di socialità tra gli spettatori, divenendo una sorta di foyer viaggiante che incrementa quel senso di comunità degli spettatori che è uno dei primi obiettivi del “nostro teatro”. Questo progetto ha visto poi un’accelerazione. Dal 2017 il servizio navetta divetta “Napolibus” sotto l’egida del Comune di Napoli, ossia due bus che servono cinque spazi di periferia di Napoli, accompagnando gli spettatori dall’area nord all’area est.
Entrando nello specifico della stagione 2019/2020, c’è un fil rouge, anche nei criteri di scelta, che lega gli spettacoli in cartellone? Cosa vedremo?
Quello che lega i nostri spettacoli è un’attenzione continua, un monito costante a non distrarsi da quello che può offrire il panorama della scena contemporanea a cercare sempre una grande vitalità. La stagione non la pianifichiamo in base a un tema ma si orienta sempre verso l’autenticità di un percorso artistico. Da una parte, dunque, il fermento creativo delle compagnie nascenti, la nuova drammaturgia, l’idea di un teatro che continuamente si fa, dall’altra le evoluzioni artistiche di quelle più consolidate.
Dai primi due “sconfinamenti” a Palazzo Fondi con La Luna di Davide Iodice, un percorso di ricerca e creazione a partire dai rifiuti, gli scarti, il rimosso di una collettività e al Cimitero delle Fontanelle con Piccoli Funerali di Maurizio Rippa, performance teatrale e musicale ispirata all’antologia di Spoon River e alle “cartoline dai morti” di Franco Arminio, siamo passati al Tan con Wet Floor del drammaturgo napoletano Fabio Pisano che proprio per questo testo lo scorso aprile ha ricevuto la menzione speciale al concorso Nuove Sensibilità 2.0 promosso dal Teatro Pubblico Campano, messo in scena dal regista Lello Serao.
La stagione prosegue al Teatro Area Nord con altre dieci proposte, molte in esclusiva regionale. Ritorna per il quarto anno consecutivo Teatrodilina, questa volta con Quasi Natale; della compagnia ci colpisce sempre la poetica del quotidiano sublimata in una dimensione atemporale, il sapore amaro di sopravvivenza trattato con tenerezza e delicatezza. Il 18 e 19 gennaio ospiteremo Attorno a un tavolo. Piccoli fallimenti senza importanza del Teatro delle Ariette. Paola, Stefano e Maurizio accoglieranno gli spettatori attorno a un tavolo e servendo acqua e vino, focacce, formaggio, verdure e tagliatelle, racconteranno storie di vita, di teatro, di agricoltura, di paura di volare, di amici e di cinghiali, esperienze personali, piccoli fallimenti apparentemente senza importanza, inquietudini che attraversano il nostro presente.
A febbraio con Maze di Unterwasser Il linguaggio universale del teatro visuale senza parole diviene lo strumento per indagare l’umano e le sue sfaccettature e con La Vecchia di Rita Frongia, Marco Manchisi e Stefano Vercelli sono gli interpreti di un’umanescenza che si rivela fragile, minata dalla ripetizione, dal giorno cui ne segue un altro e un altro.
A marzo avremo Massimiliano Civica che nel suo Scampoli racconterà aneddoti, pensieri ed episodi della vita di alcuni protagonisti del mondo del teatro e del cinema: Robert Mitchum, Roberto Rossellini, Jerry Lewis, Emanuele Luzzati, Andrea Camilleri. I Babilonia Teatri con l’atteso Padre Nostro, debutto assoluto nel sud Italia, applauditissimo al Festival Inequilibrio di Castiglioncello, affronteranno il tema dell’eredità dei padri; e ancora lo spettacolo vincitore di In-box 2019 La classe di Fabiana Iacozzilli, un docupuppets per marionette e uomini.
Ad aprile con Il Vangelo delle beatitudini di Aida Talliente entreremo dentro un percorso di parole e storie che si interrogano sul tema della speranza, che la chiedono, che la cercano. Speranza legata agli affetti più cari, speranza davanti alla difficoltà del vivere, speranza dove non è possibile averne, speranza come augurio.
Infine il debutto del progetto Safari di Domenico Ingenito nato nell’ambito delle residenze trampolino del centro di residenza C.RE.A.RE. CAMPANIA, gestito in partenariato con il Teatro delle Arti di Salerno. Safari è un progetto di drammaturgia che cerca di guardare e indagare il contemporaneo nella sua veste più scomoda: l’attualità.
A proposito di C.RE.A.RE Campania – Centro di Residenze Artistiche della Regione, quale esigenza c’è alla base di questo progetto o, meglio, a quale esigenza sentite di rispondere con questa ulteriore apertura?
Il teatro che produce relazioni, che costruisce comunità, è il teatro che ci interessa.
Ci riferiamo qui a quel teatro come parte integrante della cultura quotidiana, qualcosa di assolutamente necessario e vicino, non effetto speciale o evento meramente spettacolare, un teatro “casa” o “paese” di cui si ha spesso bisogno.
Nonostante le difficoltà contingenti, il teatro inteso come esperienza antropologica, prima che come spettacolo, non ha disperso in questi anni le sue caratteristiche ma semmai le ha rafforzate.
Il bisogno di stabilire delle relazioni significative tra esseri umani, di cambiare attraverso il teatro chi lo fa, chi vi assiste e i luoghi stessi in cui viene fatto, ebbene tale bisogno è rimasto inalterato, forse accresciuto in questa società dove le esperienze e gli incontri sono spesso virtuali, fittizi.
Oggi esistono centinaia di giovani formazioni e di artisti che vivono il teatro innanzitutto come disciplina, impegno personale, modificazione del sé, conoscenza degli altri. Un teatro spesso precario, a “progetto” (si direbbe oggi) in cui permangono esiti incerti (come sempre, come dappertutto) ma che è vitale, diffuso, ricco di intrecci fra le varie discipline.
Un teatro “meticcio” che ha solo bisogno di ascolto, di accoglienza, di riconoscimento. Con C.RE.A.RE CAMPANIA diamo spazio e valore alla “lentezza” del teatro, alla riflessione, allo spaesamento che esso determina e lo facciamo dando agli artisti selezionati in residenza sostegno economico, spazi di lavoro e tutoraggio.
Stagione teatrale, Residenze ma anche una fitta rete di Associazioni che animano le attività del TAN e che, più di tutto, testimonia la volontà di aprirsi – torna il tema – a un territorio che esprime, a dispetto del contesto, la volontà di fare comunità nel segno della condivisione del bello e del giusto.
Quanto è importante, soprattutto umanamente, questa fetta del vostro lavoro?
Il rapporto umano con le associazioni del territorio è linfa vitale, è fondante e fondamentale in un luogo apparentemente isolato e lontano dal centro. Ad animare le attività del Tan contribuiscono le numerose iniziative delle associazioni del territorio che testimoniano la vivacità e l’apertura di un teatro sempre attento alla propria comunità: Noi e Piscinola, che collabora con il Tan per la programmazione del cineforum e dei concerti musicali, Sentieri d’arte, che gestisce attività di socializzazione attraverso corsi gratuiti di danza e di animazione; Dream Team, associazione al femminile attenta alle problematiche legate al mondo delle donne; Lega Ambiente – Associazione La Grù a cui è stato affidato il mantenimento dei giardini del Teatro Area Nord e la costituzione di un orto didattico in collaborazione con l’Università Federico II di Napoli – Facoltà di Biologia per la creazione di un laboratorio di “biobellezza” diretto dalla Professoressa Barbara Majello; Associazione Circo Corsaro che dirige la scuola di circo con una sezione dedicata all’educativa territoriale di Scampia e Piscinola. La cooperativa L’Uomo e il legno che collabora attraverso progetti di sinergia con il carcere di Secondigliano, il Centro Urtado che organizza il Caffè letterario ideato dal Professore Franco Maiello, Arciscampia che propone progetti di contaminazione tra sport e spettacolo.
Tutto ciò fa sì che il Teatro Area Nord diventi un’oasi di bellezza, un luogo di incontro di tante realtà diverse che condividono l’idea che dove c’è cultura, arte e poesia la periferia può diventare il centro del mondo.