ANDREA ZANGARI | Siamo sicuri che la celeberrima Biblioteca di Babele descritta da Jorge Luis Borges sia proprio una biblioteca? Qualcuno l’ha definita, in effetti, piuttosto un archivio: l’archivio di Dio. Solo in quanto tale ha senso pensare al paesaggio (impensabile) di un accumulo eterno ed indecifrabile, sia pure di soli libri. Dell’edificio borgesiano non si può disegnare la pianta – anche se c’è chi ci ha provato – né, dunque, le vie d’uscita. Perché? Perché la logica strutturale di un archivio porta il segno di chi l’ha creato; in quel caso l’imperscrutabile, inconoscibile dio cui fu devoto lo scrittore argentino. Ma Borges non immaginava quanto quel monumentale e rizomatico simbolo di spazio e conoscenza potesse prendere le forme portatili di un qualunque device tecnologico. Viviamo tempi ben paradossali: l’accumulazione e l’archiviazione del reale passa attraverso l’effimero di una memoria impersonale, analitica, e potenzialmente sterminata come quella di Funes, protagonista di un altro racconto di Borges, condannato a portare in eterno la ferita mnemonica di ogni istante vissuto.

Si va dunque verso un meccanismo d’archiviazione (di massa) e di un conseguente deposito effimeri. Le riviste online ne sono un esempio. Queste righe ne sono un esempio. Anzi, in questo caso si verifica una quotidiana apoteosi dell’effimero: effimero il supporto, effimero l’oggetto. Il teatro, infatti, è per definizione la pratica del qui ed ora, il luogo di un incontro che si compie in un tempo singolare ed irriproducibile. Come ha evidenziato un grande maestro del Novecento, il montaggio dello spettacolo accadrebbe persino, ex post, nella mente dello spettatore: uno scenario davvero difficile da tracciare. Al netto, evidentemente, di materiali eterogenei ed essenziali che passano per le mani degli attori, dei registi, degli spettatori, gravitando a varia distanza nel campo dell’oggetto-spettacolo

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La Bottega dello Sguardo
di Bagnacavallo, biblioteca teatrale a partire dal fondo archivistico di Renata M. Molinari, sarebbe dunque un luogo dell’effimero all’ennesima potenza, nonostante le sue materialissime travi in legno, il pavimento in cotto fra il mattone e il cinabro, il cortile in fondo al lotto come in tutte le case bottega d’impianto medievale. Eppure, lì si tenta di dare seguito ad un’operazione che non ha nulla di incorporeo, virtuale, o adimensionale. Trasmettere la memoria del teatro è una pratica che passa attraverso il racconto, opera di un testimone che però, proprio per l’irriducibile performatività del teatro (di qualunque sua fase storica), è sempre altro rispetto all’oggetto raccontato. Un altro che porta nel racconto la sua memoria, il suo corpo, il proprio modo di essere un archivio.

La Bottega dello Sguardo organizza da sempre incontri e laboratori che con vario respiro cercano di fare tradizione, in senso etimologico, ovvero di consegnare una memoria viva del fare teatro. Mettendo a disposizione un fondo bibliotecario che non è il fine ultimo del progetto, bensì lo strumento che dà sostanza ad una trasmissione interindividuale. E che, a sua volta, è lì presente come frutto di una consegna. L’archivio è dunque la scena possibile degli incontri con gli sguardi dei maestri e con quelli, minori, di chi guardandoli ne ha restituito un segno, per quanto minuto. Si potrebbe rimandare a tal proposito all’impareggiabile romanzo di Umbero Eco, Il Pendolo di Foucault, il cui intreccio segue la ragione stessa di un processo d’archiviazione. In un archivio non è dunque impossibile percepire, più che la compresenza di singoli documenti, l’alea di una mappa già tracciata ma espandibile, il passo silenzioso di una drammaturgia in fieri.

Proprio una riflessione sul tema della memoria nel\del teatro, di “pratiche, strumenti, azioni possibili per attivarne e trasmetterne il valore”, in risonanza con “le potenzialità dei diversi sistemi archivistici e delle possibili reti di persone e azioni che li uniscono”, sarà l’oggetto del convegno Archivi dell’effimero. Il racconto del teatro fra memoria e tradizione vivente. Due giornate di lavoro organizzate da La Bottega dello Sguardo, a cura di Renata M. Molinari. Tutti gli incontri saranno aperti al pubblico ed in particolare ai teatranti, perché si concretizzi il dialogo in proposte di lavoro. I lavori si svolgeranno nel pomeriggio del 26 e nella mattina del 27 novembre (rispettivamente 15-19 e 9,30-13,30) al Ridotto del Teatro Goldoni di Bagnacavallo. Il convegno nasce nel segno di un progetto più ampio della Bottega dello Sguardo: “Il racconto del teatro”, che ha avuto il riconoscimento e il contributo della Regione Emilia-Romagna (LR37/94) e che intende svilupparsi negli anni a venire.

 

IL PROGRAMMA

PRIMA GIORNATA – coordina Oliviero Ponte di Pino

 Saluto di Eleonora Proni (Sindaco di Bagnacavallo)

Perché questo incontro, oggi, qui
Ruggero Sintoni / Renata M. Molinari

Lo stato dell’arte
Oliviero Ponte di Pino (Presidente Ateatro/ docente di filosofia e letteratura del teatro Accademia di Belle Arti di Brera – Milano)

Appunti per una rete virtuosa
Claudio Leombroni (Responsabile Servizio biblioteche, archivi, musei e beni culturali IBC Regione Emilia-Romagna)

Raccontare le carte / Specificità e problematiche degli archivi teatrali
Luisa Finocchi (Vicepresidente Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori -Milano)
Anna Lisa Cavazzuti (responsabile settore Archivi Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori)

La cura dell’arte
Maria Idda Biggi (Fondazione Giorgio Cini / Università Ca’ Foscari di Venezia)

Le biografie come possibile modello di archiviazione
Laura Mariani (Università di Bologna) 

SECONDA GIORNATA – coordina Renata M. Molinari

La memoria viva del teatro
Dott. Onofrio Cutaia (Direttore generale Spettacolo dal Vivo, Beni Culturali Mibact)

L’archivio e la pedagogia
Roberta Carlotto (Presidente e Direttore Centro Teatrale Santacristina – Perugia)

Quando un archivio storico dialoga con il teatro
Patrizia Carroli (Archivio Storico Comunale di Bagnacavallo)

Quali archivi per la memoria del presente
Gerardo Guccini (Università di Bologna)

Archivi verso un sistema di presenze vive
Archivio Diego Fabbri – Ilaria Fabbri
Fondazione Alfred Lewin
Premio Riccione per il Teatro

Le forze in campo
La parola ai teatranti: dialogo e proposte di lavoro

 

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