ANTONIO CRETELLA | Dopo una lunga attesa e le pressioni crescenti del mercato, Cattelan propone come nuova opera una banana (vera) attaccata a una parete con nastro adesivo, opera dal titolo The Comedian.
Non tanto un’opera d’arte, quanto un bignami della storia dell’arte contemporanea: la banana serigrafata che Warhol appone sulla copertina dello storico album dei Velvet Underground, una banana vera la cui temporaneità da happening, destinata naturalmente a decomporsi, si unisce alla possibilità di replicare l’opera all’infinito una banana dietro l’altra, sempre uguale a sé stessa eppure sempre diversa come comanda la cultura pop, riciclatrice di morte; un umorismo minimalista e provocatorio alla Piero Manzoni; la metanarrativa dell’arte concettuale che parla di se stessa nel rapporto conflittuale col il mercato dell’arte. L’effimera banana presa in ostaggio con lo stesso nastro adesivo con cui si imbavagliano i rapiti, crocefissa in un richiamo suprematista, è l’arte stessa oggetto di lucrose forzature capitaliste. Nulla di originale, a dire il vero, non dissimile dall’autodistruzione inscenata da Banksy poco tempo fa, a sua volta richiamo del conflitto arte/mercato sorto negli anni cinquanta del ‘900 e che ogni tanto risalta fuori con una denuncia dell’onnivora voracità dei galleristi e delle case d’asta. Al contrario di Banksy, però, Cattelan non si prende sul serio: sa, lui milionario, di essere partecipe dello spettacolo, di recitare una parte nella baruffa chiozzotta, quella appunto del comico, il personaggio che è contemportaneamente dentro e fuori la scena, e se la ride anche di chi spende righe per fare l’esegesi di una banana.
Viziosismi nr. 65: La banana nell’epoca della sua riproducibilità tecnica
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