RENZO FRANCABANDERA | Andrea, che veramente ama questa terra e si vede da come ne parla con gli occhi, mi dice: “Adesso ti porto in un posto pazzesco!”.
Arriviamo davanti ad un capannone nella zona industriale. Dall’esterno è un posto fantastico, curato nel design. Entro e nel piccolo e bellissimo baretto ricavato al piano terra della LSS c’è Giuseppe Laruffa con sua moglie, due visionari che si sono inventati un prodotto di eccellenza assoluta. Fabbricano diffusori sonori, speaker e impianti di amplificazione di qualità altissima, dopo la pluridecennale esperienza di Giuseppe nei service audio in tutto il mondo. C’è una piccola catena produttiva che va dall’intaglio del legno che arriva dal nord Europa alla verniciatura, fino all’inclusione della parte digitale di altissima gamma. Ma tutta la catena produttiva gira intorno al centro del capannone. E al centro del capannone c’è il sogno di Giuseppe, un teatro fantastico con un mixer da 50 canali grande quanto l’apertura alare di un albatro. Immenso. Lo guardo e mi perdo mentre Giuseppe con i suoi tecnici fa esperimenti sonori con tecnologie ultra dolby; mi tremano pure i capelli per la qualità del suono. Il posto è effettivamente pazzesco, nato appunto dalla “pazzia”creativa di un imprenditore, del tipo che solo in Italia nasce.
E, come se non gli bastasse la sfida del mercato, si va a scegliere il posto più complicato in cui fare impresa.

Questo è la storia di un viaggio che, come l’azienda dei Laruffa, si è costruito intorno all’arte.

Sono arrivato a Polistena in provincia di Reggio Calabria per un’attività di tutorship alla creazione spettacolare, in un progetto di Compagnia Dracma per gli artisti in residenza. Una due giorni di full immersion.
L’aereo atterra alle 19 a Lamezia Terme e arriviamo a Polistena di sera. Al baretto sotto il b&b mi fanno uno spritz, accompagnato da patate e peperoni arrustuti. Non patatine. Patate proprio.
Chi frequenta con una certa assiduità la Calabria ha evidenza chiara della macroscopica differenza, nello sguardo, fra il panorama distante e quello prossimo: il primo ha praticamente dappertutto una bellezza mozzafiato per colori e paesaggi, che mescolano la natura selvaggia e le montagne all’azzurro del mare che raccoglie il tuffo del cielo; il secondo è invece spesso caotico e degradato, segno oltretutto di una sorta di masochismo di comunità, capace di infliggere alla terra in cui vive un disprezzo feroce e uno spregio ingiustificabile.
E tanto più la bellezza del territorio sconvolge chi la osserva, tanto più la ferita per questa violenza alla natura e al consesso sociale inflitta dall’uomo risulta impossibile a rimarginarsi.
È qualcosa di cui chi arriva da fuori fatica a darsi spiegazione: le discariche abusive di materiali tossici che con cadenza quasi mensile vengono trovate in questa regione, movimentate spesso sotto gli occhi dei cittadini impauriti o conniventi; l’ininterrotto immondezzaio che contorna le strade, che inquina il territorio e lo sguardo; l’edilizia privata rapace e selvaggia; quella pubblica  che rappresenta uno scenario di decadenza post- bellica o post-calamità naturale; una terra in cui l’orologio del tempo sembra essersi fermato e dove nascono e crescono bambini che immaginano questo stato di degrado come normale.

Ecco perché arrivare a Polistena, 10.000 abitanti nella provincia di Reggio Calabria, è un salto in una dimensione differente della regione. Un territorio comunale curato, frutto di un civismo maturato anche grazie alla capacità di questa comunità di affrancarsi dal ricatto della malavita, amministrato da un monocolore dei comunisti italiani (!): gli spazi pubblici sono ben tenuti, i giovani dei paesi vicini scelgono questo comune per passare la sera, aiutando anche gli esercizi commerciali a svilupparsi; la raccolta dei rifiuti funziona; sono presenti le maggiori associazioni di lotta alla criminalità, che occupano locali confiscati alla ‘ndrangheta e offrono servizi ai cittadini; per non parlare della zona industriale, dove sono presenti piccole ma significative eccellenze di calibro internazionale come la LSS appunto. Dalla terrazza di Polistena alta si vede il mare.
Nel corso pedonale della città c’è una gioventù vivacissima che viene dai paesi vicini e che vive le notti cittadine manco fosse la riviera. C’è un teatro, a disposizione di tutte le realtà culturali del territorio.
Non si potrebbe spiegare questa anomalia se non ricordando la figura epica di Girolamo, per tutti Mommo, Tripodi, sindacalista e voce dei braccianti della piana di Gioia Tauro, deputato e senatore oltre che sindaco della natia Polistena, fautore di una politica fatta all’insegna della passione, della tutela degli indifesi, di un’interpretazione del ruolo senza selfie e tweet: a lui, rieletto per trent’anni sindaco nel secolo scorso, questo comune deve tante delle opere realizzate, dalla moltiplicazione degli asili al completamento dell’ospedale, grazie anche ad una straordinaria sottoscrizione popolare, dalle colonie al mare dei bambini, alla tutela dei lavoratori; tante le intimidazioni e pressioni mafiose alle quali riuscì ad opporsi grazie anche all’aiuto di una popolazione che credeva nella moralità spiccata dell’uomo.

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Adesso il Comune è governato ancora da un membro di questa famiglia, Michele, che dal 2010, anno del suo insediamento, ha subito numerose minacce e atti intimidatori.
Un puntino rosso, atipico ma tenacemente resistente, Polistena, che riesce a mantenere la qualità del vivere civile proprio grazie alla rete di supporto della comunità cittadina, in una regione assai complicata.

Arrivare qui, in macchina, accompagnato dall’attore e regista Andrea Naso, è stata quindi veramente una sorpresa.
Andrea dirige la Compagnia DRACMA – Centro sperimentale d’arti sceniche, nata dieci anni fa a Vibo Valentia, ma che ha scelto, anche grazie al supporto di questa amministrazione comunale, di stabilirsi a Polistena.

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A fine 2009, l’Associazione fondata qualche anno prima, ha costituito la propria Compagnia teatrale, dopo aver vinto il bando regionale “Calabria Palcoscenico 2009” per realizzare una nuova produzione teatrale: da questo percorso sarebbe nato lo spettacolo Terre, scritto e diretto da Tino Caspanello.
Dracma da allora ha gestito e gestisce progetti didattici, teatrali e culturali in senso lato, su tutto il territorio regionale. Nel 2014 ha poi vinto il premio Parodos al Tindari Teatro Festival con Clitennestra o del crimine. La Compagnia Dracma per le sue attività ha un ufficio all’interno del palazzo di città. Viene sostenuta dal Comune ed è fautrice di una forte campagna di gestione morale della cosa pubblica, sfociata anche in denunce giudiziarie portate avanti dalla compagnia, in merito alla gestione di alcuni fondi regionali destinati alle attività dello spettacolo, che sarebbero stati assegnati in modo illecito. Da qui una campagna che ha coinvolto anche C.Re.S.Co., la rete nazionale di realtà dello spettacolo, che sta sostenendo queste battaglie.

Ma torniamo al viaggio: nel 2013 Dracma ha vinto il bando regionale per l’assegnazione delle Residenze Teatrali regionali, con un progetto dal titolo Alla ricerca del Bello perduto e dal 2015 quella di Polistena è diventata Residenza artistica nazionale (progetto del Bello perduto) riconfermata per il triennio 2018-2020 (progetto rEsistenze); dal 2018, Dracma è ente di Produzione regionale.
Il linguaggio e le scelte sono orientate a temi sociali: la legalità, l’integrazione, la multiculturalità, la tolleranza, il rispetto dell’ambiente e della salute, la tutela della cultura regionale e la promozione del Bello, in collaborazione con Libera, Emergency, Auser, Università e scuole.
In questo nuovo percorso triennale Dracma ha scelto di ospitare alcune vivaci realtà nazionali, qui in residenza a provare e studiare i nuovi lavori, e di affiancare loro uno sguardo critico come tutor.
Fra le compagnie selezionate non avevo ancora incrociato Dehors Audela, e così ho preferito questo abbinamento, per conoscere meglio il duo composto da Elisa Turco Liveri (performer, coreografa) e Salvatore Insana (videomaker, fotografo, regista), da anni votato alla ricerca multimediale fra videoarte, coreografia, immagine, parola.

Liveri e Insinna hanno dato vita, in collaborazione con la light designer Giovanna Bellini e con la musicista e sound artist Giulia Vismara, a opere video-teatrali, performance di danza, progetti di ricerca audiovisiva, lavori di videodanza, installazioni urbane, percorsi d’indagine fotografica e workshops sperimentali. La loro ricerca nei diversi codici artistici, tenta di dar vita, nella mescolanza, a nuove forme espressive che si avvicinano alla performance multimediale e coreografica che rimandano ad alcuni lavori di Billy Cowie di ricerca video artistica che cerca interconnesioni con la danza, i corpi, e l’azione.

76705239_497905480824383_5815638554918780928_o-1.jpgAnche l’installazione a cui i Dehors Audela stanno lavorando e su cui arriva la mia interferenza di sguardo, ha questa tessitura drammaturgica. Il video, l’immagine, cuore della ricerca di Insana, si mescola alla consistenza fisica e di gesto della Turco Liveri, trasformando i luoghi fisici da cui partono le loro indagini, in luoghi immaginifici, in cui approfondire aspetti sociali e antropologici. Quello a cui assistiamo è un lavoro sul senso della fuga, stimolato dal confronto con un gruppo di migranti ospitati in una comunità di accoglienza nel Lazio.
Lavoriamo in sincerità con Elisa e Salvatore: parliamo di precisione del segno artistico, di colori complementari, di giustapposizione delle immagini, di assolutezza dei simboli.
Arriviamo a condividere alcune cose profonde, che si riflettono nella proposta serale, ospitata all’Auditorium Comunale. Gli spettatori si fermano a parlare. Condividono stati emotivi, dopo aver riflettuto su ciò da cui tutti, nel corso della vita, siamo voluti sfuggire: una costrizione, uno stato mentale, una relazione, un luogo.

Cosa è la fuga? Da cosa si vuole segnare distanza? Cosa è l’altrove?
Me lo chiedo andando via anche io.
Era un mese fa.
E il 28 dicembre, magari, ci vado di nuovo, a Polistena. C’è un concerto al teatro dei Laruffa.
Come si fa a non volerci tornare?

 

DRACMA Centro Sperimentale
Piazza della Pace – 89024, Polistena (RC)
Telefono: 347 6584615
Email: info@dracma.org
Website: www.delbelloperduto.it

DEHORS/AUDELA
dehorsaudela@gmail.com
SALVATORE INSANA +39 348 3306492 salvinsa@hotmail.com
ELISA TURCO LIVERI +39 340 8578140 elisaturcoliveri@gmail.com
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LSS Advanced Speakers Systems
Via degli Artigiani – C.da Primogenito
89024 Polistena (RC)
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