LAURA BEVIONE | Lo schiaccianoci, musicato da P.I. Ciakovskij a partire dall’omonima fiaba scritta da Ernest T.A. Hoffmann, è uno balletti più noti e rappresentati del canone classico. La sua prima esecuzione ebbe luogo nel lontano 1892, a San Pietroburgo, e le coreografie erano del ballerino Lev Ivanov, che portò a termine il lavoro iniziato dal suo predecessore, Marius Petipa.
Raphael Bianco, per nulla intimorito dalla lunga e prestigiosa storia di questo titolo, ha voluto immaginare una versione contemporanea del balletto, destinandolo esplicitamente a un pubblico di bambini e supportandolo con una solida conoscenza degli studi sull’inconscio infantile. Lo Schiaccianoci del coreografo torinese diventa così una sorta di concentrato bildungroman, il disegno di un percorso di conoscenza di sé e di conseguente maturazione.
Non si deve, tuttavia, pensare a uno spettacolo serioso ovvero intellettualoide, ché l’obiettivo di Bianco è, certo, quello di indagare quanto agita la mente di una ragazzina, la protagonista Clara, ma ricorrendo a una cifra policroma e sognante, ironica e felicemente inventiva.
La coreografia, poi, non dimentica la propria ascendenza dal balletto classico e, dunque, accosta al linguaggio del contemporaneo la danza sulle punte, funzionale pure alla caratterizzazione di alcuni personaggi, primo fra tutti la Fata Confetto, vera tessitrice della trama così come dello sviluppo dello spettacolo.
Con tutù rosa e bacchetta magica d’ordinanza, ma con piglio decisamente e disinvoltamente contemporaneo, la Fata chiarisce agli spettatori snodi narrativi e identità dei personaggi che man mano entrano in scena: gli amici di Clara, fra cui il suo timido ma costante innamorato; il misterioso Zio Drosselmeyer, qui sdoppiato in due interpreti, che regala alla bambina il fatidico schiaccianoci a forma di soldatino; i topi che infestano i sogni della protagonista; gli estrosi abitanti del mondo dei dolci.
Non solo, la leggiadra Fata Confetto si rivolge direttamente al pubblico, cui chiede fattiva collaborazione per scegliere come far procedere lo spettacolo e, ovviamente, la platea di bambini non vede l’ora di potere dire la sua…
La coreografia mira d’altronde a un fattivo coinvolgimento del pubblico, come testimoniano anche le frequenti irruzioni dei danzatori in sala: un mezzo per mantenere costantemente viva l’attenzione ma, soprattutto, un ulteriore strumento per sottolineare quanto ciò che viene raccontato sul palcoscenico, in realtà, coinvolga davvero tutti, e non solo i più piccoli.
Sì, perché la fuga notturna di Clara dai suoi incubi più neri incarnati da un trio di temibili topastri e il suo peregrinare fra zuccherosissime lande fatte di gelati e cioccolato, frutti di bosco e granella di nocciole, non sono che quel viaggio avventuroso chiamato diventare grandi che ognuno di noi si è trovato ad affrontare, soffocando la paura con iperbolici sogni a occhi aperti.
Lo spettacolo – creato in scena con generosa e precisa professionalità dall’instancabile ensemble della Egribiancodanza – si traduce così in un vorticoso susseguirsi di sipari, ora gioiosi ora vagamente perturbanti, cuciti insieme dalla narrazione della Fata/presentatrice e dalla presenza della disorientata Clara, inquieta eppure felice per quanto le sta accadendo.
Semplici ma coloratissimi elementi di scena, che un uso inventivamente accorto delle luci rende quanto mai flessibili, concorrono alla costruzione di una narrazione coerente e fantasiosa, in cui il gusto per il gioco e il divertimento convive con la consapevolezza che, per diventare adulti, sia indispensabile riconoscere e sfidare le proprie paure.
E, poiché il desiderio di affondare in un mare di cioccolata per dimenticare per un momento le preoccupazioni del quotidiano è comune a uomini e donne dai tre ai cento anni, lo spettacolo realizzato da Raphael Bianco e dalla sua affiatata compagnia – in replica il 2 febbraio al teatro Toselli di Cuneo e il 17 aprile al Maggiore di Verbania – regala un’ora di piacevole e sognante evasione che certo modificherà positivamente anche lo sguardo sul nostro consueto presente.
LO SCHIACCIANOCI
coreografia Raphael Bianco
assistente alla coreografia Elena Rolla
maître de ballet Vincenzo Galano
light design Enzo Galia
scenografia Mario Bianco, Anna Borgna
costumi Agostino Porchietto
musica P.I. Ciaikovskij
interpreti danzatori della Compagnia Egribiancodanza
produzione Fondazione Egri per la Danza Con il sostegno di Mibac – Dipartimento Spettacolo Dal Vivo, Fondazione Crt, Regione Piemonte, Città di Torino
Casa Teatro Ragazzi e Giovani, Torino
20 gennaio 2020