ROBERTA RESMINI | La paura e il coraggio, l’ingenuità e l’astuzia, la fame e l’abbondanza, la fanciullezza e la crescita. Hänsel e Gretel, celebre fiaba dei fratelli Grimm, non smette mai di essere raccontata e amata dai bambini (e anche un po’ dagli adulti). Forse è proprio grazie alla sua capacità di non passare mai di moda per la molteplicità dei temi che affronta se Stefano de Luca ha deciso di portarla sulla scena della Scatola Magica del Piccolo Teatro, dopo Cappuccetto Rosso e il Principe Ranocchio, per un pubblico di bambini di età consigliata dai 5 anni in su.
La versione rappresentata è fedele alla fiaba originale nelle sequenze narrative con ambientazione è nella fine del XVII secolo, in un periodo di carestia. La vicenda, si sa, racconta di due fratellini, Hänsel (Lorenzo Demaria) e Gretel (Lucia Marinsalta), figli di un povero taglialegna. Poiché il cibo scarseggia e non basta per tutta la famiglia, la matrigna convince il marito ad abbandonare i figli nel bosco. Venuti a conoscenza del piano, Hänsel esce nottetempo nel giardino e raccoglie dei sassolini bianchi che lascia l’indomani dietro di sé, segnando il sentiero che li riporterà a casa. La matrigna, allora, convince nuovamente il marito a portare i bambini nel cuore del bosco e lasciarli soli. Questa volta non ci sono i sassolini a segnare la strada e le briciole del pane lasciate da Hänsel sono state mangiate dagli uccellini. I due fratelli vagano nel bosco ma non si lasciano andare allo sconforto. Arrivano davanti a una casa di marzapane e incontrano una vecchia signora che si rivelerà poi essere strega cattiva, che mette Hänsel in una gabbia e fa di Gretel la sua serva. Ma i due riescono, piano piano, a mettere alla prova la loro astuzia e a ribaltare la situazione.

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La versione di de Luca è originale nella resa scenica. La narrazione procede infatti come in un libro illustrato: i bambini assistono e partecipano allo spettacolo mentre sullo sfondo scorrono le immagini delle varie ambientazioni in cui la fiaba prende vita. Il piccolo pubblico si abbandona alla melodia delle parole recitate, alla delicatezza di alcuni passaggi – il ritorno a casa di Hänsel e Gretel la prima volta che vengono abbandonati nel bosco è una danza leggera e spensierata – alla poesia creata dal gioco di ombre degli attori stessi. Reale ed effimero è il meccanismo su cui si basa il nocciolo dello spettacolo: gli elementi di scena di Linda Riccardi richiamano con concretezza ed efficacia i tanti simboli della natura contenuti nella fiaba. Gli abiti sono semplici ma tipici del periodo storico: Gretel è in grembiule e cuffietta, Hänsel in gilet, camicia e pantaloni. I sacchi di farina e i tronchi di legno sul palco diventano un bosco, delle sedie, dei letti. Gli attori li spostano in continuazione, creando movimento e riuscendo, così, a scandire i passaggi della storia. In contrapposizione ci sono poi le immagini delle animazioni di Ester Castelnuovo proiettate sullo sfondo, che creano un’interessante dialettica tra realtà e fantasia, tra razionalità e immaginazione e consentono al pubblico di immergersi nei diversi luoghi attraversati dalla fiaba. Le musiche, composte ed eseguite alla fisarmonica da Giulia Bertasi (che in alcuni momenti diventa anche un personaggio della storia) sono in continuo dialogo con la narrazione di Lucia Marinsalta e Lorenzo Demaria e donano a questa fiaba il sapore di una ballata popolare e la naturalezza di una filastrocca. La musica non sovrasta le parole, ma le accompagna dolcemente, in un equilibrio perfetto tra recitato, cantato e musicato, che piace ai piccoli e non risulta stucchevole agli adulti che li accompagnano.

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Foto Masiar Pasquali

Gli attori sono bravissimi a catturare l’attenzione dei bambini che seguono a bocca aperta l’evolversi degli eventi, perché raccontano, sì, la crudeltà del mondo ma riescono, al contempo, a porre in evidenza gli elementi positivi della morale per arrivare all’immancabile e confortante lieto fine in cui tutti vissero felici e contenti.
Scrive a tal proposito il regista: «È una fiaba che affronta genialmente – come solo la saggezza antica delle fiabe sa fare – la paura dell’abbandono e perfino il tema, tanto attuale e dibattuto, dell’uguaglianza e della parità fra i sessi: la piccola Gretel, alla fine della storia, raggiunge la propria indipendenza, affiancandosi al fratellino che, nella prima parte del racconto, l’ha supportata e consolata. Mi è parsa poi – continua de Luca – una fiaba piena di senso di realtà: la fame, il pane sbriciolato e mangiato nel bosco, la casetta dalla strega con il tetto di vera panna sono tutti elementi che trasportano i piccoli spettatori in un mondo di scoperte sensoriali».

Uno spettacolo ben riuscito sotto tutti i punti di vista, con un ritmo brioso ma che non manca di rallentare nei passaggi chiave, lasciando spazio alla riflessione e regalando una bella esperienza di teatro per il pubblico di piccoli spettatori.
Perché sono proprio le esperienze a lasciare segni importanti nel percorso di crescita: emozioni, immagini, suoni e parole possono essere il punto di partenza di nuove scoperte, spinta per trovare strategie alternative per affrontare certi aspetti della vita, nutrendo la curiosità e il senso del bello. E vedere una fiaba come Hänsel e Gretel all’interno della “scatola magica” del teatro, può diventare un’importante lezione di vita.

 

HÄNSEL E GRETEL
dalla fiaba dei fratelli Grimm

drammaturgia e regia Stefano de Luca
scene e costumi Linda Riccardi
illustrazioni e computer animation Ester Castelnuovo
con Lorenzo Demaria e Lucia Marinsalta
fisarmonica  Giulia Bertasi
produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa

2-19 gennaio 2020