LEONARDO DELFANTI | Danza in Rete arriva alla terza edizione. Il festival promosso dalla Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza e dalla Fondazione Teatro Civico di Schio, riconfermatosi evento culturale di eccellenza dal MiBAC nel panorama nazionale, rilancia ancora, dopo la splendida edizione dell’anno scorso, con una programmazione che dal 31 gennaio al 23 aprile offrirà al pubblico l’accesso a spettacoli, performance, incontri di approfondimento con esperti di danza e artisti, percorsi di audience development ed engagement, con l’obiettivo di coinvolgere attivamente il pubblico nell’esperienza della danza e delle pratiche inclusive della danzaterapia.
Come nelle scorse edizioni due sono le offerte da seguire per un evento che aspira a creare e fare rete tra pubblico e artista, così come tra compagnie e operatori della danza e dello spettacolo: Danza in Rete Festival, sezione dedicata alle grandi formazioni coreutiche nazionali e internazionali – quali, tra le altre, Batsheva Dance Company, Francesca Foscarini o Les Ballets Jazz de Montréal – ospitate per la maggior parte presso la rassegna del Teatro Comunale di Vicenza; e Danza in Rete OFF, rassegna che PAC seguirà con particolare interesse, dedicata ai nuovi linguaggi della danza contemporanea italiana e del bacino del mediterraneo con un’attenzione precisa a quei coreografi che si sono formati e hanno iniziato il loro percorso artistico negli anni ’10 del millennio.
L’attenzione che Danza in rete presta alle principali piattaforme di produzione nazionali quali Anticorpi XL e la piattaforma NID fa sì che alcuni progetti, selezionati nel corso del 2019, abbiano ora modo di avere una prima messa in scena e la possibilità di un incontro attivo con il pubblico per testare la propria creatività dialogando attivamente sulle pratiche creative alla base del processo artistico.
Il tracciato entro cui si articola la programmazione di tredici settimane è quello dell’incontro con l’altro, della relazione, «un invito a tutto il pubblico a declinare il tema dell’incontro» – spiega Alessandro Bevilacqua responsabile di Danza in Rete OFF – «non solo a incontrare lo spettacolo e l’artista, ma anche a trovare di volta in volta la bellezza , le possibilità giocose dell’incontro, storie di relazioni interrotte e dei legami che si instaurano con il proprio doppio».
Ecco allora che la missione che Danza in Rete OFF si è posta porterà il pubblico ad assistere a una serie di opere consolidate, coproduzioni, studi e prime assolute di artisti come Lucrezia Maimone in Simposio del silenzio e Nicolas Grimaldi Capitello in Lost in this (un)stable life + Lost in my (28) days, i quali indagano la relazione che intercorre tra noi e il nostro doppio, o Hamdi Dridi, talento ospite dalla Tunisia, danzatore in Tu meur(s) de terre.
Una performance che si preannuncia particolarmente interessante è GOLEM massa grezza di Esklan Art’s Factory: lo spettacolo indaga la fragilità dell’esistenza; mentre Pablo Girolami e Giacomo Todeschi esploreranno le possibilità ludiche che scaturiscono dall’incontro tra due danzatori-animali in Manbuhsa. Bassam Abou Diab, giovane coreografo libanese, sarà presente con lo spettacolo Eternal.
L’indagine tra l’uomo e il folle sovraccarico delle informazioni a cui siamo quotidianamente sottoposti sarà il fulcro di T.I.N.A. (There Is No Alternative) di Giselda Ranieri, invece Lucrezia Gabrieli porta in scena il suo studio Stretching one’s arms again.
Chiara Ameglio in Lingua e e Sara Sguotti in Space Oddity, con due progetti fortemente interattivi, esploreranno la forza del legame tra l’artista e il suo pubblico.
Sempre del rapporto umano tratta anche Daniele Ninarello, My heart goes boom che raccoglie la sfida del progetto Dance Well di Bassano del Grappa di creare materiale coreografico a partire da “parkinson dancers”. Infine, Carlo Massari C&C Company in Les Miserables analizza spietatamente il caleidoscopio dei rapporti intersoggettivi odierni.L’incontro rivolto al pubblico e agli artisti è quindi giustificazione, tema e invito del festival. È così che la rete delle collaborazioni vicentine si espande a nuove realtà del territorio: oltre ai luoghi ormai deputati ad ospitare le performance più intime quali Teatro Spazio Bixio e Spazio AB23 per la prima volta il festival sarà ospite anche del Teatro Astra di Vicenza e alle Gallerie d’Italia Palazzo Leoni Montanari.
Alessandro Bevilacqua e tutto il TCVI dunque ci invitano a vivere intimamente il festival «perché è solo grazie a questi incontri che tutto acquista un senso e che questo senso può essere condiviso».