LEONARDO DELFANTI | Siamo a New York, sono gli anni Sessanta e un gruppo di quattro uomini (Oscar Madison, Felix Ungar, Speed e Roy) si incontra ogni settimana per giocare a poker: il rito sacro che sancisce da due anni la loro amicizia in una metropoli dal costo della vita altissimo, la cui vincita di volta in volta serve a pagare parte dell’affitto o degli alimenti dell’ex moglie di Oscar, giocatore d’azzardo patologico.
Quest’oggi però Felix, che non ha mai perso un solo poker, è in ritardo. È tutto il giorno che non si trova, da quando la notte prima la moglie, Francis, lo ha costretto a lasciare casa con l’intenzione di iniziare immediatamente le pratiche del divorzio. Finalmente Felix giunge a casa di Oscar, dove si tiene la partita, e dopo essersi sfogato viene accolto dall’amico e collega cronista per superare il difficile momento di transizione.
Inizia così La strana coppia (The Odd Couple, 1965) una brillante commedia di Neil Simon che Teatro Fuori Rotta, compagnia fondata nel 2004 e operativa a Padova, ha deciso di mettere in scena, riadattandone parzialmente la scrittura.
Tutta la commedia si svolge all’interno del salone di Oscar: un tavolo da poker, quattro sedie e due poltrone sono sufficienti a narrare la sferzante verità di due single dall’incerto futuro. Il sodalizio, legato inizialmente da una profonda solidarietà e stima professionale, si scopre sin da subito tremendamente problematico: Oscar è caotico, disordinato, istintivo e irresponsabile, Felix al contrario si dimostra, nella gratitudine per l’accoglienza ricevuta, ossessionato dalla pulizia, dalle cerimonie di accoglienza, dal “politically correct” e dall’autocontrollo.
I primi cedimenti della loro amicizia si avvertono nel campo del poker: la nevrosi per le pulizie che Felix dimostra è totalmente in contrasto con l’idea di serata tra uomini che Oscar e gli altri immaginano.
Felix contrariamente ai suoi amici ama cucinare, passare l’aspirapolvere, arieggiare la stanza e tutto quell’insieme di pratiche che fanno sentire a casa chi si ama. Oscar celebra l’amicizia in modo diretto: offrendo aiuto, ospitalità e una parola di conforto nel momento difficile. La loro relazione appare più come un rapporto tra moglie e marito che tra due colleghi che si stimano.
Accade così che, nel tentativo di salvare la convivenza, Oscar prova a organizzare una serata con una coppia di sorelle divorziate Cecilia e Guendalina, le quali vivono nella sua stessa palazzina. Lo scopo è chiaro: trovare consolazione reciproca dalle passate delusioni.
Tutto sembra essere pronto. L’appartamento è perfetto, vino e musica sono abbinati al polpettone alla messicana di Felix e le ragazze, cinicamente frivole, non vedono l’ora di passare la notte con i due cronisti in carriera.
Quand’ecco che, nella scena più ilare della commedia, Felix scoppia a piangere, travolgendo nella sua narrazione le due ragazze che rivivono nel dramma, pateticamente celebrato dall’attore, la loro storia di fallimento: la serata si conclude in un nulla di fatto.
Oscar, fuori di sé, con una serie di atteggiamenti fanciulleschi costringe il giorno successivo l’amico a lasciare casa: messo all’uscio per la seconda volta in meno di un mese Felix minaccia di compiere suicidio gettandosi dal dodicesimo piano della palazzina. Trova invece rifugio nelle due ragazze, sinceramente commosse dalla fragilità e dal dolore dell’uomo.
L’intera commedia vuole narrare, con un’inaspettata attualità, il dramma della vita metropolitana: l’uomo costretto a nascondere le sue passioni emotive per essere accettato dai suoi simili trova rifugio, a seconda del suo vissuto, o nella nevrosi o nella patologia. L’universo maschile portato in scena da Simon è solo apparentemente superficiale. La regia di Gioele Peccenini riesce, seppur non sempre, a mettere in luce – grazie all’uso di tic e stereotipi culturali – la forza vitale di due uomini, diversi in tutto, che trovano l’energia per reagire alle condizioni loro imposte nella sventura comune. Il poker è sacro, come l’amicizia.
Il testo, rielaborato per esigenze di organico, spicca per semplicità e fraseggio, due elementi che contraddistinguono l’opera di Simon ma che non sempre gli attori riescono a incanalare con le dovute sfumature intenzionali.
I tempi comici, corretti e supportati da un uso oculato degli oggetti offerti in scena, sono per lo più danneggiati da una mancanza di intenzione nell’uso della voce. Probabilmente con il passare delle repliche i diversi attori troveranno quella sicurezza che dimostrano nell’uso dello spazio.
Nel complesso dunque la commedia soddisfa il pubblico, che vede rispecchiato, in un teatro apparentemente disinteressato, il destino di molti uomini fagocitati dalla società metropolitana contemporanea.
LA STRANA COPPIA
di Neil Simon
Teatro Fuori Rotta
Regia Gioele Peccenini
con Fausto Fusto, Giulio Cocchiarella, Giacomo Aghergheloae, Gioele Peccenini, Anna Scomparin, Marta Zanellato
Luci Paolo Canova
MOUDS
percorso Coppie a Scoppio
Piazza Orti di Spagna (San Zeno), Verona
domenica 16 febbraio 2020