FRANCESCA DI FAZIO | «Benvenuti a coloro che cercano e interrogano, benvenuti ai corpi sfollati, ai testimoni, agli erranti, alle pulsazioni, benvenuti ai falò e ai poeti, ai corpi indisciplinati e a coloro che si reinventano costantemente a partire da culture miste».
Così recita uno dei paragrafi della presentazione della decima edizione del Festival Parallèle di Marsiglia, una piattaforma dedicata alle pratiche emergenti della danza e del teatro, attiva nella produzione e nella diffusione delle opere di nuove generazioni di artisti, sia locali sia internazionali (tra cui anche Deflorian/Tagliarini).

Ed è proprio di corpi indisciplinati che si anima l’ultima serata del Festival, in cui un pubblico formato in netta prevalenza da under 40 in abiti eclettici si raduna nelle lunghe file per mettersi in lista d’attesa alla ricerca di una possibilità di far parte del rito mondano. Il bianco edificio che accoglie il Ballet Nationale de Marseille, concepito dall’architetto franco-algerino Roland Simounet, è stato sede quest’anno del Festival organizzato da Parallèle – Polo di produzione internazionale per le pratiche emergenti per la prima volta in collaborazione con L’Officina, altro atelier marsigliese dedicato alla produzione e diffusione di creazioni contemporanee, soprattutto in relazione alla danza.

Siamo in Francia, ma molte sono le presenze italiane venute a (ri)vedere l’ultimo lavoro del leone d’oro Alessandro Sciarroni, che apre la serata con Save the last dance for me, prezioso progetto di recupero contemporaneo di una danza popolare in via d’estinzione: la polka chinata, originaria dell’appennino bolognese, è una danza di corteggiamento eseguita in origine da soli uomini e risalente ai primi del ‘900. Nel 2018, quando Alessandro Sciarroni comincia a lavorare a questo progetto, la danza era praticata in Italia da sole cinque persone. Nato in collaborazione con Giancarlo Stagni – un maestro di balli Filuzziani che ha ridato vita all’antica tradizione della Polka Chinata grazie allo studio di alcuni video di documentazione risalenti agli anni ’60 – il progetto Save the last dance for me prende vita in due forme distinte: una performance eseguita da due danzatori, Gianmaria Borzillo e Giovanfrancesco Giannin, e una serie di workshop volti a ridare vita a questa tradizione.


La sala a specchi del Ballet Nationale è colma di spettatori, sistemati ai lati del quadrato bianco dove avviene l’esibizione. In armonici abiti dai toni pastello i due danzatori attraggono magneticamente gli sguardi mentre eseguono la vorticosa danza tenendosi saldi per le braccia. Sotto, una potente base slow techno che si spegne negli istanti finali per lasciare spazio al rumore dei passi, ai respiri affannati, a una connessione più profonda.
Già visto al debutto a Santarcangelo Festival e al Festival Danza Urbana di Bologna, il lavoro è cresciuto, si è ispessito, e qui Gianmaria Borzillo e Giovanfrancesco Giannin brillano nel loro danzare sorridendo.

Il secondo spettacolo, che chiude la serata e il festival, è Practicing listening to the subterranean murmurs, performance nata da una prima collaborazione tra le due artiste Last Yearz Interesting Negro (Jamila Johnson-Small) e Fernanda Muñoz-Newsome. La descrizione fornita dalle artiste è di quelle accattivanti e un po’ vuote allo stesso tempo, e rispecchia in qualche modo l’impianto della performance – «È uno stato di ruggito indisciplinato e di controllo interno-esterno-fuori-dentro le strade, i parchi e i corpi idrici urbani, quello che viene fatto e quello che provoca a voi, a casa nostra, a casa mia, per noi, per voi, per me…». Tutto avviene in una quasi totale oscurità, in cui la vista e lo spazio sono continuamente rimessi in causa, spostati dai corpi delle performer che appaiono solo a tratti, illuminate da fasci di torce direzionate da qualcuno seduto in mezzo al pubblico, a terra. L’udito è altrettanto disorientato da tratti di musiche di generi differenti, spesso interrotte per lasciare uno spazio di silenzio o di parole pronunciate dalle performer, che camminano tra il pubblico in vistosi costumi di latex nero scintillante che fa risaltare i loro corpi mentre disegnano immagini in lento movimento.
Impatto visivo, ma poca chiarezza. «È un lavoro di sopravvivenza che riguarda punti sensibili di paranoia, fiorenti, resilienti — questo ambiente dinamico, è bellissimo, ho sempre amato i giardini botanici». Ecco, più o meno così.

 

SAVE THE LAST DANCE FOR ME

invenzione Alessandro Sciarroni
con Gianmaria Borzillo e Giovanfrancesco Giannini
collaborazione artistica Giancarlo Stagni
musica Aurora Bauzà e Pere Jou (Telemann Rec.)
abiti
Ettore Lombardi
curatela, diffusione Lisa Gilardino
direzione tecnica Valeria Foti
amministrazione, produttore esecutivo Chiara Fava
comunicazione Damien Modolo
produzione corpoceleste_C.C.00#, MARCHE TEATRO Teatro di Rilevante Interesse Culturale
coproduzione Santarcangelo Festival, B.Motion, Festival Danza Urbana

PRACTICING LISTENING TO THE SUBTERRANEAN MURMURS

Creazione Last Yearz Interesting Negro e Fernanda Muñoz-Newsome
In co-realizzazione con il Ballet National de Marseille