VALENTINA SORTE | Dal 28 febbraio all’8 marzo si terrà a Brescia la sesta edizione di Metamorfosi Festival. Come semi sollevati dal vento e disseminati un po’ ovunque, anche nei luoghi più insoliti della città, gli appuntamenti del festival andranno alla ricerca di un nuovo nutrimento creativo e umano per coltivare, in un’ottica comunitaria e collettiva, nuovi linguaggi performativi, nuovi sguardi sull’arte e sulla salute mentale. La rassegna infatti non abiterà solo spazi istituzionali ma si diffonderà in ambienti più informali e marginali, entrando in stretta relazione con il tessuto urbano e umano della città. In cerca di un’altra bellezza, portando ciascuno la propria. È un’edizione a più voci, co-progettata da cittadini, utenti dei servizi psichiatrici, operatori del settore e artisti.
A pochi giorni dal via, ecco come la raccontano Valeria Battaini, Francesca Mainetti e Roberta Moneta di Teatro19, capofila della manifestazione.
Perché chiamare Metamorfosi un festival? Qual è la trasformazione a cui vi riferite?
FM: Ci riferiamo a tante metamorfosi. La prima è quella che coincide con l’essere in salute. Mentale e non solo. La salute non è uno stato ma una dinamica. Significa essere in costante cambiamento, in trasformazione appunto. La vita è cambiamento continuo. Sul piano esistenziale, la salute, come dice il filosofo Gadamer «non è precisamente un sentirsi, ma un esserci, essere nel mondo insieme agli altri uomini ed essere occupati attivamente e gioiosamente nei compiti particolari della vita».
L’altra trasformazione riguarda il teatro: teatro e sociale, nella nostra visione, si trasformano l’un l’altro. Lavoriamo in relazione al sociale da molti anni in un’ottica di reciproco dono, uno scambio, un’osmosi. Il nostro lavoro è cambiato grazie agli incontri con le singole persone ma anche con i contesti, le loro caratteristiche e i loro linguaggi. Viceversa, alcuni atteggiamenti e comportamenti delle persone (tra cui gli utenti dei servizi psichiatrici) sono cambiati. Alcuni hanno trovato nel teatro uno strumento utile al loro percorso di vita. Crediamo nella relazione come strumento di cambiamento artistico e umano.
Altra metamorfosi fondamentale per noi è il cambiamento di sguardo. Basta guardare alla salute mentale come a qualcosa che non ci riguarda! Basta parlare di salute mentale pensando in realtà alla malattia mentale. Vogliamo guardare agli aspetti di salute che ci sono in tutti, siamo tutti sani finché siamo in trasformazione, e siamo in trasformazione fino a quando siamo vivi. Vogliamo guardare ai punti di forza, alle potenzialità, alla bellezza delle persone e della città, del mondo. Metterle in rete, collaborare con le forze piccole e grandi che nella città lavorano per un altro sguardo possibile: sulla salute mentale, sul teatro, sulla vita.
“Metamorfosi è un progetto in crescita”. In quale direzione sta andando il festival, quest’anno alla sua sesta edizione?
VB: Ogni edizione del Festival cresce e, crescendo, si differenzia un po’ dalle precedenti. Questa è sicuramente la più fitta di appuntamenti e abbiamo cercato di costruirla entrando ancora di più in relazione con la città e i suoi abitanti.
L’edizione 2020 si è arricchita di punti di vista, proposte e stimoli grazie, ad esempio, a tre incontri di co-progettazione aperti a chiunque voglia prendevi parte, durante i quali abbiamo cercato di individuare luoghi della città in cui disseminare gli eventi; associazioni ed enti da coinvolgere; tipologie di spettacoli/eventi da inserire nella programmazione.
Come linea guida di questa edizione abbiamo scelto quella del mondo vegetale che ci ha indirizzato nel lavoro di ricerca, nella scelta di alcuni artisti e nella strutturazione del festival stesso. Vogliamo che Metamorfosi 2020 si diffonda nella città come una boscaglia, con semi portati dal vento. Vogliamo che esplori ambienti diversi, alla ricerca di nutrimento creativo – così come gli apici radicali penetrano ovunque sottoterra – e che esploda spore d’arte e possibilità di sguardi nuovi come illustra benissimo la locandina di Alberto Petrò.
Come in ogni festival che si rispetti ci sono spettacoli che si ripetono in diverse giornate e giornate in cui potenzialmente uno spettatore potrebbe perdersi, da mattina a sera, nel festival frequentando i diversi luoghi della città – prestigiosi o marginali, centrali o periferici, istituzionali o informali – fruendo di proposte estremamente diversificate. Non ci sono solo spettacoli di rilevanza nazionale ed eccellenze locali (come Il fiore del mio Genet; La vita ha un dente d’oro; Arrivederci e grazie) ma una parata di strada, una passeggiata botanica, film, incontri, letture, incontri di storytelling, studi, workshop, scambi di pratiche teatrali, una trasmissione radiofonica e… per la prima volta una festa finale Metamorfosi Flower Party per salutare ballando il nostro pubblico e divertirci insieme.
Il progetto Metamorfosi è sfaccettato. Ha un “dentro” e un “fuori”. Da una parte ci sono i laboratori di ricerca teatrale che si svolgono durante il corso dell’anno, dall’altra c’è il festival che dà visibilità alla ricerca svolta e che si interfaccia con la città. Quale relazione c’è tra queste due parti?
FM: Il Laboratorio Metamorfosi è un lavoro di ricerca teatrale condiviso tra professionisti e non (anche utenti dei servizi) che dura tutto l’anno, comprende diverse ore di lavoro ed è finalizzato alla messa in scena. È strettamente legato a un secondo laboratorio, Base creativa, in cui gli utenti esperti in tecniche teatrali del laboratorio Metamorfosi diventano facilitatori e co-conduttori del lavoro degli altri utenti. Quest’ultimo non ha però alcun esito artistico. Lab Metamorfosi si basa sul concetto di reciproco contagio. Di scambio. L’attore e le persone che soffrono di malattia mentale hanno molto in comune: entrambi hanno la necessità di lavorare profondamente e con metodo su se stessi. Il teatro è utile alle persone che soffrono di malattia mentale ma queste ultime sono molto utili al teatro. Conoscono un tipo di relazione con la realtà, con le emozioni, con il visibile e l’invisibile che è utile all’arte e al teatro in particolare.
Come questo è in relazione con il fuori? Non tutto il lavoro con gli utenti è fatto per essere mostrato. Per noi è sicuramente più importante il processo che il prodotto. Ma allo stesso tempo siamo convinte che se questo lavoro rimanesse solo fra noi priveremmo la società di una possibilità di crescita e trasformazione, di una visione che invece è preziosa. Nel programma del festival c’è sia un laboratorio sulla nostra pratica di training attoriale, Del fiorire, sia l’esito del laboratorio, Conferenza Fantascientifica del Professor Miscuso (3/4/5 marzo).
Abbiamo inoltre realizzato incontri, partecipati e fruttuosi, con utenti e cittadini in cui abbiamo condiviso idee e desideri e lavorato concretamente insieme per la realizzazione del programma. Tra i diversi appuntamenti ci sono ad esempio la lettura dei bugiardini di psicofarmaci in farmacia, l’utilizzo della serra come location, l’allestimento di alcuni eventi in un centro commerciale in fase di decadenza.
Il festival si snoda appunto fra luoghi insoliti – il supermercato, la farmacia, la distilleria – e luoghi più istituzionali – il Teatro Sociale, lo Spazio I.DRA. Che cosa vi aspettate da questa nuova geografia festivaliera?
VB: Il festival si snoda fra strade e piazze cittadine, cinema, teatri, bar, alberghi, supermercati e centri commerciali, gallerie d’arte, una serra, una farmacia, un centro benessere. Questo ci consente di intercettare un pubblico differente che magari non ha nulla a che fare né con il teatro né con la salute mentale, due mondi che spesso rischiano di essere ghetti o luoghi d’élite, in ogni caso “luoghi” chiusi. Noi crediamo nell’apertura e nella permeabilità. Crediamo che ci possano essere punti di contatto tra i mondi paralleli che abitano una stessa città. Crediamo che questo ci possa far crescere e che possa rappresentare qualcosa di significativo per Brescia, siamo convinte che solo stando in un rapporto di ascolto reciproco si possa fare realmente comunità. È la nostra cifra da sempre: accorgerci dei luoghi e portare la nostra bellezza. Creare dissonanze per stimolare la riflessione.
La parata di strada è un appuntamento fisso del festival. Che significato ha per voi? Qual è il tema di quest’anno?
RM: La Parata significa per noi incontro. Con la città e i suoi abitanti, con altri artisti, con persone che fanno teatro per diletto, con persone che frequentano i centri di salute mentale (utenti, operatori, familiari, volontari) che per l’occasione decidono di partecipare a questo grande gioco del teatro. È un confine sottile quello che divide chi fa la parata da chi ne è spettatore, perché l’azione circonda e coinvolge e si è parte della stessa storia. Negli anni ha avuto diverse forme e diversi autori, ma ha sempre coinvolto centinaia di attori e di musicisti.
Quest’anno il tema della Parata è la natura. Il titolo Ho imparato dalle foglie è tratto da una poesia della poetessa bresciana Maria Zanolli che ha curato con me la drammaturgia della parata. Si parla in particolare del tempo della Natura, così diverso dal tempo dell’Uomo. Le piazze solitamente scandite dal tempo degli orologi ospiteranno i diversi momenti della vita: le stagioni, le età, ma anche gli stati d’animo.
All’evento partecipano: gli amici del collettivo Extraordinario, gruppo che si occupa di teatro in ambito sociale a Brescia; la compagnia di danza Lelastiko e Residenza I.DRA che hanno raccolto il nostro invito e con i loro gruppi hanno curato le azioni sceniche di due piazze.
Ogni anno risponde all’appello la Banda giovanile Isidoro Capitanio con 70 elementi, ma a musicare quest’anno c’è anche la fisarmonica di Davide Bonetti. E poi ci sono i nostri gruppi, le persone che seguono e sostengono il nostro lavoro, che si associano e diventano una parte fondamentale di questo corpo che è Teatro19. Non manca la Compagnia Fuoribinario del CPS di Rovato, già presente a due precedenti parate, che, seguita da Francesca Mainetti, è nucleo fondamentale per le azioni corali. Azioni alle quali abbiamo invitato a partecipare i cittadini. A loro abbiamo dedicato due laboratori: il primo condotto da Davide Sforzini, che ha progettato gli oggetti scenici e ha insegnato a una settantina di persone a costruirle; il secondo nel quale abbiamo impostato due azioni corali. Una rinascita personale è possibile? E una rinascita della città? Si cade per imparare a stare in piedi.
Metamorfosi Festival è parte integrante del progetto Recovery.net. Che cos’è esattamente e com’è nata questa collaborazione?
FM: Recovery.net è un progetto dedicato a una psichiatria di comunità che ha come capofila l’Unità Operativa di Psichiatria n.23 degli Spedali Civili di Brescia ed è nato da un’idea del referente scientifico di progetto, il Dott. Fabio Lucchi. Teatro19 collabora con questa unità operativa dal 2011, non solo per i laboratori teatrali, ma anche nella progettazione di diverse azioni territoriali fra le quali Serendippo – tutto ciò che fa salute mentale la trasmissione radiofonica in onda ogni giovedì su Radio Onda D’Urto. Insieme a loro abbiamo vinto il bando Cariplo Welfare in Azione. A Recovery.net collaborano molti altri partner pubblici e privati, come il territorio di Mantova.
Recovery, che letteralmente significa “guarigione”, più che una metodologia è una pratica, un atteggiamento che mette al centro la persona. Il progetto Recovery.net mette in rete, intorno a questo concetto, una serie di realtà istituzionali e del terzo settore con l’obiettivo di promuovere salute mentale.
Per concludere: tre parole che riassumono questa sesta edizione.
RM: Radici. Vortice. Quotidianità.
È un progetto che si radica, si muove nella quotidianità e butta nuovi spunti (inteso come ciò che spunta).
È un turbine d’arte che coinvolge sempre di più e che non può lasciare indifferenti, quanto meno una spettinata te la dà.
È infine ora che il tema della salute mentale smetta di essere un tabù. Quando diciamo che la salute mentale è di tutti, è un augurio molto bello, perché il malessere è ovunque e la salute mentale non dev’essere un lusso sporadico, ma una piantina a cui dedicare piccole attenzioni ogni giorno.
Pronti?
Per maggiori informazioni e per il programma completo:
http://www.teatro19.com/progetto-metamorfosi/
http://www.teatro19.com/wp-content/uploads/2017/01/Programma-METAMORFOSIFESTIVAL-scena-mentale-in-trasformazione-2020-.pdf
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