LAURA BEVIONE | Vincitrice nel 1994 del Gran premio del teatro radiofonico attribuito dalla SACD (Société des Auteurs et Compositeurs Dramatiques), La storia degli orsi panda… è una delle opere più note del drammaturgo romeno Matei Visniec e viva testimonianza della varietà di temi e di registri che ne caratterizzano la produzione, oramai quarantennale.
Girolamo Lucania, regista e direttore artistico di Cubo Teatro – una delle realtà che compongono il cartellone condiviso di Fertili Terreni Teatro – ha scelto di mettere in scena quel testo onirico e profondamente poetico, ricorrendo a un uso discreto eppure assai efficace delle nuove tecnologie e a un’attenzione mirata a particolari apparentemente irrilevanti e tuttavia decisivi nella pittura complessiva del dramma.
Siamo nell’angusto appartamento di un sassofonista: foglie secche sparse sul pavimento e qualche albero spoglio a delimitarne la superficie, un materasso, un tavolo di legno, un piatto, una bottiglia. Il giovane si risveglia e, accanto a sé, dorme una sconosciuta.
La giovane donna gli ricorda che si sarebbero incontrati la sera prima, all’inaugurazione di un locale: lui l’ha conquistata con una citazione tratta da Baudelaire e, ovviamente, grazie al sassofono. I due concordano di trascorrere insieme le nove notti successive, così da conoscersi meglio, ma lei non rivela quale sia il suo vero nome – Solange, Elizabeth, o chissà…
Il buio, abitato soltanto dai messaggi lasciati da amici e colleghi nella segreteria telefonica del protagonista, intervalla le nove serate/nottate, contraddistinte da uno scivolare lento ma ineluttabile nell’irrealtà: i due cenano, chiacchierano normalmente ma, poi, una sera lei lascia accorati e variati messaggi in segreteria; in un’altra regala al giovane uomo uno strano animale, invisibile per la copertina che nasconde la gabbietta e che, apprendiamo qualche notte dopo, si riproduce esponenzialmente.
Nell’alto, ai due lati del palcoscenico, altrettanti schermi sui quali sono proiettate immagini cangianti, dipinti e fotografie, a suggerire umori e stati d’animo, pensieri ed emozioni.
E, intanto, gli spettatori si lasciano quasi impercettibilmente avvolgere dall’immaginifico flusso di visioni e parole agito dai due coinvolti e affiati interpreti – Giulia Mazzarino e Jacopo Crovella – cui è chiesto di incarnare concretissimi eppure sfuggenti fantasmi, creature non più fatte di carne. Ecco, allora, che soltanto alla fine dello spettacolo, quando tutto è svelato, sapremo trovare un senso ai lunghi abiti vagamente ottocenteschi di lei, alla non-esistenza diurna di lui, ai messaggi in segreteria senza risposta, a quell’animale che è incarnazione di aspirazioni e desideri di una vita.
Una rivelazione che, benché consenta di inserire quelle nove nottate in un paesaggio concretamente razionale, non cancella quel piacevole disagio che s’insinua nello spettatore e che è generato dal pizzicare, soave eppure costante, delle corde segrete dell’anima, quelle che riportano alla luce gli amori non vissuti, per timore ovvero disinvolta trascuratezza; i sogni che si è scelto di accantonare; le relazioni, con familiari e amici, che si è lasciato inaridissero.
C’è una struggente malinconia nel dramma di Visniec, seppure ben camuffata da quel titolo apparentemente grottesco che suggerisce, al contrario, un contenuto causticamente ironico. Una sommessa tonalità di basso continuo che lo spettacolo di Lucania asseconda e declina con delicato minimalismo, creando sipari pervasi da essenziale ma intensa poesia.
LA STORIA DEGLI ORSI PANDA RACCONTATA DA UN SASSOFONISTA CHE HA UN’AMICHETTA A FRANCOFORTE
di Matei Visniec
regia Girolamo Lucania
scene e costumi Silvia Brero
light design Girolamo Lucania, Yuri Roà
video Riccardo Franco Loiri
interpreti Jacopo Crovella, Giulia Mazzarino
produzione Cubo Teatro
San Pietro in Vincoli Zona Teatro, Torino
23 febbraio 2020