ELENA SCOLARI | Sto scrivendo e d’improvviso si scatena una grandinata violentissima, qualcuno sta scagliando dal cielo palline di ghiaccio grandi come albicocche, sul tetto della mansarda i colpi schioccano secchi come frustate, un frastuono spettacolare! E dire che stavo pensando alla nostra odierna ossessione per la sicurezza…
Ora tutto quello che ci viene proposto si svolgerà “in totale sicurezza”, tenendo il virus fuori. Le mani non si lavano più: si sanificano. Poi magari arriva una grandinata, scivoliamo correndo sulle palline di ghiaccio e ci sloghiamo una caviglia. Qualcuno si avvicinerà a meno di un metro per soccorrerci? I cavalieri faranno annusare le soluzioni a base alcolica (vale anche il Martini) alle dame per farle rinvenire dopo la caduta?
A me tutta questa garanzia di sicurezza mette un po’ ansia; fatto salvo quel po’ di ovvia cautela, qualche buon rischio rende la vita più sapida e aguzza l’ingegno.
Ai rischi da correre stanno senz’altro pensando i teatranti: rischi d’impresa, costi aggiuntivi, pubblico forzatamente ridotto. Ma l’arte attraversa l’inebriante imprevedibilità dell’esistenza, e così il viaggio di #Lucidellaribalta racconta ancora nuove visioni, nuove idee per la scena e indirizzi teatrali per il futuro.
(Qui i link agli articoli precedenti puntate #1, #2 e #3)
Il binocolo di PAC guarda il carosello di ciò che accadrà dopo il 15 giugno cominciando da Faenza dove incontriamo Tanja Horstmann, organizzatrice e attrice del Teatro Due Mondi:
I teatri stanno cercando soluzioni sicure per ricominciare a proporre la cultura intesa come esperienza dal vivo e vissuta dalla comunità. A noi basteranno una piazza, un parco, un cortile, ma anche una strada chiusa al traffico: queste sono le collocazioni ideali e naturali per i nostri spettacoli. Da 40 anni ci occupiamo di teatro di strada, una forma artistica che è diventata una rarità ma che oggi più che mai potrebbe essere la più popolare, la più comunitaria in assoluto. I nostri spettacoli sono stati presentati in più di 35 nazioni, in festival, anfiteatri, borghi medievali, nelle piazze delle grandi città, in spiagge, favelas, quartieri di periferia.
Lo spettacolo I Nove Comandamenti, nasce per essere rappresentato all’aperto, può essere organizzato facilmente nel pieno rispetto delle nuove norme di sicurezza. È di forte impatto, è uno spettacolo per tutti, divertente e grottesco ma non privo di domande e riflessioni soprattutto sul nostro modo di vivere pre-Covid. Lo spettacolo si svolge su una scenografia imponente ma leggera allo stesso tempo (una struttura di tubi e piattaforme che può essere montata in giornata). Era stato pensato per una platea all’aperto di circa 500 spettatori – sarebbe quindi possibile ridurne il numero a circa 200 disponendo le sedie con le dovute distanze.
Esistono invenzioni nate proprio per rispondere alla circostanza sanitaria e situazioni che necessitano solo di qualche accorgimento in più, ma comunque tutti operano cambiamenti nelle proprie attività, come Anna Tringali di Teatro Bresci che ci racconta di Antiche Mura Teatro Festival:
Lo organizziamo dal 2014 in giugno nel meraviglioso teatro all’aperto di Cittadella (PD), ospitando compagnie e artisti provenienti da tutta Italia. I numeri sono sempre stati elevati, più o meno 600 persone a sera. L’emergenza Covid necessariamente ridurrà il numero di spettatori dovendo mantenere la regola della distanza e i live sull’erba con aperitivo (in piedi) che aprivano al momento teatrale cederanno il posto a un “salottino alternativo” sulla zona palco: il pubblico già posizionato sui posti assegnati assisterà a chiaccherate tra ospiti scelti che affronteranno temi in linea con lo spettacolo che ci si accingerà a vedere. La scelta degli ospiti non verterà solo sui monologhi ma ci stiamo impegnando anche a portare produzioni con più attori che riescano a garantire il distanziamento. Vorremmo che la ripartenza non fosse solo la nostra ma quella di tante Compagnie indipendenti che hanno voglia di ricalcare le scene.
Scendiamo verso Firenze e ci fermiamo a San Salvi, dove Claudio Ascoli, fondatore di Chille de la balanza con Sissi Abbondanza, organizza dal 2014 il festival Storie differenti, nell’ambito degli spazi dell’ex manicomio (San Salvi città aperta). Ascoli ci annuncia in anteprima: Lunedì 15 giugno finalmente riaprono i Teatri! E noi lanciamo una proposta-provocazione: andiamo in scena appena 15” dopo la fine di domenica 14 giugno, esattamente a mezzanotte e 15”, presentando uno spettacolo storico:“C’era una volta…il manicomio”, giunto alla replica n. 609, un’affabulazione teatrale di e con Claudio Ascoli. Quest’edizione speciale – nel cui titolo è aggiunto a quello originale un “?” – durerà solo 40 minuti e sarà priva del momento itinerante, nel rispetto delle normative vigenti.
Sarà tutto nel segno del 15: 15 giugno, 15 spettatori, 1,5€ il costo simbolico del biglietto. Fatto non irrilevante, il 15 è il numero che nella smorfia napoletana – cui non può non riferirsi un napoletano doc come me! – sta a indicare “‘o guaglione: il ragazzo che abbia eletto per proprio regno la strada, dove sa muoversi con maestria, si diverte, gioca e magari presta la sua piccola opera servizievole nell’intento di procurarsi… un piccolo guadagno”. Ma l’attore-regista partenopeo non si è arreso, anzi: il momento Covid-19 ha aperto nuovi orizzonti, stimolato momenti di confronto singolari, amaramente divertenti, tra la realtà manicomiale di un tempo e l’oggi. Sopravvivere e Vivere allora come adesso spesso erano alternativi tra loro. Tanti i possibili punti in comune che prenderanno vita nel nuovo racconto: l’assenza della Persona, il dominio del numero, la morte nascosta, il potere assoluto dei “tecnici” e…
E gli spettacoli del prossimo futuro? Pensiamo di inventare e invitare i nostri compagni di strada a fare altrettanto: inventare un Teatro che parta dalla narrazione, con ridotte esigenze tecniche e in cui lo spazio scenico, superando i vincoli della sala all’italiana, viva – nel rispetto delle nuove esigenze e distanze di sicurezza – una sorta di teatro di strada anche in spazi chiusi: in fondo, vivere un nuovo Teatro di comunità.
Chiudiamo questo quarto appuntamento risalendo verso nord e parlando con Daniele Filosi organizzatore della compagnia Trento Spettacoli. Il gruppo ha ideato il progetto/spettacolo Per essere felici bisogna essere in due – Viaggio a Spoon River per un attore e uno spettatore. Abbiamo di recente raccontato la versione di questo testo che Teatro degli Acerbi porta nei cimiteri (Dormono sulla collina), voi come avete deciso di affrontare l’opera di Edgar Lee Masters?
Pensiamo che si debba ricostruire un rapporto con il pubblico che è stato bruscamente interrotto e che dovrà tenere conto del nuovo scenario che la nostra società si troverà davanti nei prossimi mesi e anni, anche dopo l’emergenza. Ripartire da una compresenza archetipica, originaria e ancestrale tra un singolo attore e un singolo spettatore può rappresentare una delle risposte a questi problemi, creando una forma performativa speciale, unica rispetto alla dimensione di distanziamento.
Il progetto parte dai 244 epitaffi poetici – per 212 personaggi – della Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters, uno dei capolavori della letteratura americana, noto in Italia grazie alla traduzione di Fernanda Pivano e all’album a esso ispirato Non al denaro non all’amore né al cielo di Fabrizio De André. La vita di ogni singolo personaggio dell’Antologia riprenderà vita e voce nel corpo di ogni attore davanti a ogni spettatore, creando una connessione simbolica intima e fortemente personale. Coinvolgeremo nel progetto drammaturghi che sceglieranno fino a cinque personaggi immortalati negli epitaffi di Lee Masters, e costruiranno attorno a essi altrettanti monologhi teatrali della durata indicativa di trenta minuti. Ogni gruppo di monologhi verrà affidato all’interpretazione di un attore o di un’attrice, e alla direzione di un o una regista. Ogni monologo potrà essere rappresentato in uno spazio scenico fino a cinque volte al dì, ogni volta per un solo spettatore alla volta, creando una dimensione speciale ed esclusiva per ogni replica, e una relazione individuale e singolare tra l’attore e lo spettatore.
La realizzazione dei monologhi per il pubblico è prevista per l’estate 2020, da settembre, in tempi, luoghi e modalità da definire.
Vogliamo anche stimolare la scrittura e la messinscena di nuova drammaturgia, offrendo una possibilità lavorativa ad autori, registi e attori colpiti dalla crisi.
La grandinata è passata, ha lasciato macchine ammaccate, vasi rotti, alberi acciaccati. Ora tira un vento molto forte, c’è aria di immaginazione.
INFO #Lucidellaribalta
- La chiamata è rivolta tanto agli organizzatori quanto ai soggetti produttori, cioè sia a chi ha idee per l’accoglienza del pubblico, modalità teatrali all’aperto o al chiuso che prevedano distanza tra gli spettatori (anche in movimento all’aria aperta) sia a chi ne ha per produzioni artistiche che “leggano” la contingenza dal punto di vista della creazione
- Inviate le vostre idee pratiche per la riapertura di spettacoli e teatri a paneacquaculture@gmail.com con oggetto #lucidellaribalta
- Testo max 10 righe
- Indicazioni chiare su: modalità, destinatari (pubblico, attori, istituzioni, sponsor, etc)