SOLETICO
di Lorenzo Avola
Foto di Fabiana Fulvia Romano
Buonasera a tutti, mi chiamo Lorenzo, sono un siciliano bianco, di discendenza normanna, e vorrei esprimere la mia solidarietà a tutti i neri d’Avola. Fosse dipeso da me, giuro che avrei optato per qualcosa tipo il-colore-non-conta d’Avola, anche perché in realtà si tratta di vini rossi.
Certi rossi senza idee dovrebbero smetterla di farsi belli con le etichette dei poveri neri!
Amo lanciare frecciatine alla gente paragonandola a dei vini…
Dunque, tavernelle e tavernelli, sarete le prime cavie del mio illuminante esperimento sociale: il SOLETICO. Sol-staccato-etico, neologismo partorito dalla mia mente arguta, dove sol sta per “solo” ed etico per “eticamente corretto”. Immaginatelo scritto con WordArt. C’è anche questo originalissimo gioco di parole con “solletico”, perché mi toccherà farvi ridere ogni tanto, ma l’obiettivo primario è dimostrarvi come la solitudine sia l’unica condizione umana eticamente accettabile.
Allora, alzi la mano chi s’è fatto la quarantena in compagnia. Quanto ci hanno triturato i coglioni coppie e conviventi, soprattutto quelli con figli! Sempre a fare i martiri, ed erano gli unici che potevano scopare. Addirittura con dei minorenni, gratis. C’è gente che pagherebbe. Mi ha detto don Carlo.
Chi è stato invece in isolamento? Quante dita alzate! Una spruzzatina di luminol e potrei contare i vostri giorni esatti di clausura, tipo cerchi degli alberi.
Chi è rimasto solo per scelta… del resto del genere umano? Signora, non mi stupisce.
Chi per scelta propria? Ammettetelo: la segregazione per voi è stata una benedizione. Vi ha risparmiato quel quotidiano confronto con il mondo che dà sempre lo stesso risultato: inadeguatezza, nonostante i 10 euro di tessera Arci. Inadeguati ma coerenti, non come i misantropi ipocriti dei social, tutti strisce di Mafalda e Mi sono rotto il cazzo de Lo Stato Sociale. Non le mandano proprio a dire! E poi? E poi ci hanno fracassato le palle col quiz dei congiunti: “E i ragazzi della parrocchia sono congiunti? E gli scout?”. No, don Carlo, gli scopamici non sono congiunti. Basta.
Amici eremiti, il Soletico vi mostrerà la retta via, quella dell’asocialità senza rimorsi. Quella senza tessera Arci. A me l’ha rivelata la massima esperta di solitudine e frustrazione: mia madre.
Tutto è cominciato alle elementari. Un mio compagno mi aveva preso di mira e ogni mattina mi dava il buongiorno urlandomi frocio! E soltanto perché avevo lo zaino delle Polly Pocket. Provai a spiegargli che non era omosessualità, ma solo povertà e assenza di fratelli maggiori con Invicta dismessi. Nulla. I bulli hanno ‘sta fissa del machismo che preclude ogni forma di dialogo. Così, lo raccontai a mia madre e lei, da fervente cattolica quale è, se ne uscì con un sensibilissimo “Sii superiore!”. Una porgi l’altra guancia più fascio, più Nietzsche. Sarebbe bastato dirmi che frocio non è un’offesa, ma i cattolici hanno ‘sta fissa del machismo che preclude ogni forma di dialogo.
Così sii superiore una volta, sii superiore un’altra e alla fine me ne sono convinto. Giustamente. Mi sono convinto di essere una… altro neologismo geniale in arrivo… una superioranza: una minoranza in quanto essere superiore. È un sovranismo unico, nel senso che coinvolge me soltanto. Non cerco branchi e seguaci, ci siamo soltanto io e un certo culto della mia persona. Attenzione: niente odio per gli altri, è più un machivvesencula lungo 32 anni. Il mio non è neppure ascetismo. Nulla di spirituale, solo spirito di supponenza.
Mi definirei un ebrehikikomori, una creatura a metà tra un ebreo e un hikikomori. Quanto cazzo sono forte coi neologismi autoriferiti?
Vi spiego, anche se non capirete. Gli hikikomori sono dei sociopatici che hanno scelto di ritirarsi dalla vita sociale, con livelli estremi di confinamento domestico. Prima solo in Giappone, ora in tutto il mondo. Questa è gente che, per intenderci, si ama guardando video di POV masturbation! Non vedono nessuno, mai. E c’hanno capito tutto. Non a caso, in giapponese, “ho capito” si dice “suka”.
E gli ebrei? Concentriamoci un attimo sugli ebrei, concentriamoci noi per una volta. Gli ebrei sono i loser più vincenti della storia. Hanno ribaltato i concetti di discriminazione ed emarginazione, rendendoli punti di forza. È gente che ha trasformato i ghetti in posti exclusive, mettendoli al centro di tutto. Voi l’avete visto mai un ghetto ebraico in periferia? Sempre in centro. E tutto ZTL. Così, ad aspettare i pass dal Comune, vedi come passa quel languorino di rastrellamenti la prossima volta!
Io, che sono un ebrehikikomori, sono centrato nel mio ghetto monolocale e ci sto alla grande. All’inizio mi stavo sulle palle, ma, a forza di stare con me stesso, mi sono convertito. Come una cooperante qualunque. Così oggi conduco la mia jihad per la pura solitudine. A distanza.
In giro c’è una confusione vergognosa: quando eravate tutti separati, ai domiciliari, vi sentivate uniti. Com’era? #DistantiMaUniti. Tutti distanziati, tutti salvi, tutti in pace. Vi hanno sguinzagliato e…? Ci sono scappati subito i morti. Morti ammazzati, e non dal virus. Così vi siete riversati nelle piazze e vi siete ritrovati “soli e abbandonati“, cito.
E Black Lives Matter, e il Pride, e i cassaintegrati meno integrati di me. Tutti coesi, assembrati, ma vi sentivate soli. Lo capite che c’è un cortocircuito? Vi è chiaro che “soli”, al plurale, già non funziona? Voi fortunati reietti, tornatevene nelle baraccopoli di Rosarno, nei campi rom, sull’instagram der Faina. Chi non ha un ghetto, se ne trovi uno, preferibilmente da una persona e basta: il sogno è il bunker mononucleare, ché esistono pure bunker familiari con certe scale che lasciano certi lividi…
Un ghetto è necessario. Una robetta laica, nulla di impegnativo. Non chiedete pari opportunità, non chiedete diritti: hanno a che fare con la società. Ed è proprio la società che vi ha messo in ginocchio. Metaforicamente e pure fisicamente, quando fino a un mese fa il massimo dello sforzo era il saluto al sole sul tappetino Decathlon!
Siate soli per scelta, non per disinteresse altrui. Smettetela co’ ‘sto integralismo dell’inclusione. Siete tornati addirittura col ponte sullo Stretto! Per voi nessun uomo è un’isola, ok, ma almeno le isole possiamo lasciarle isole o dovete cacare il cazzo pure a loro?
È questione di amor proprio, provate a sentirvi superiori. Proprio come me, ma meno. E fatevene una ragione: non siamo fatti per vivere insieme, Aristotele era un palazzinaro. Pure Belén e Stefano si sono lasciati, per la seconda volta. Serve altro?
Perché, allora, sono qui, fuori dal mio monolocale, a menarla così tanto col Soletico? Innanzitutto, perché penso sia giusto, a volte, uscire dalla mia sinagoga e vedere quello che tengo fuori. Serve a ribadire a me stesso che la scelta che ho preso è quella giusta. E dopo aver visto voi, ve lo assicuro, camperò di rendita a vita.
Infine non potevo lasciarmi sfuggire un’occasione del genere: predicare solitudine, da solo su un palco rialzato, sorseggiando calici di il-colore-non-conta d’Avola offerti. Aaah! Se qualcuno m’ha fatto un video, me lo passerebbe? Ché la mia metà hikikomori è arrapatissima e ho finito tutti i POV masturbation su PornHub.