LAURA BEVIONE | Non sì è svolta l’edizione 2020 del Cross Festival, una propositiva e innovativa rassegna che da qualche anno anima una zona d’Italia piuttosto sonnacchiosa: la sponda piemontese del Lago Maggiore, nel profondo nord-ovest, dove si sognano alternativamente la ricca Svizzera e la modernissima Lombardia.
L’impossibilità di realizzare il festival così come era stato programmato non ha nondimeno scoraggiato la sua direttrice artistica, Antonella Cirigliano, e il suo giovane staff, che hanno ideato un nuovo format, itinerante e in certa misura interattivo, che ha condotto a battezzare questa anomala versione della rassegna Walk Edition.
Il debutto è previsto per il 9 luglio, con Graces di e con Silvia Gribaudi.
Ce l’ha raccontata Antonella Cirigliano, cui abbiamo anche chiesto del destino dell’articolato programma di attività gravitanti attorno a Cross e realizzate non soltanto in occasione del festival ma nel corso di tutto l’anno.
Le limitazioni imposte dall’emergenza COVID-19 come hanno modificato la vostra progettualità, in particolare riguardo il festival Cross?
Abbiamo annullato l’edizione di Cross Festival 2020, il progetto internazionale dedicato alle arti performative organizzato da LIS LAB a Verbania, Lago Maggiore, così come prevista per giugno 2020. In particolare, abbiamo dovuto annullare la presenza di tutte le compagnie asiatiche previste per il Focus Asian Gestures che è stato rimandato al 2021 e al quale stavo lavorando da molti mesi anche in collaborazione con ASEF (Asian Europe Foundation e con il Mibact). É stata annullata anche la programmazione musicale immaginata e organizzata grazie al musicista Alberto Ricca, che ne ha curato gli appuntamenti e gli incontri.
Sicuramente la formula “festival”, così come lo conosciamo, non abbiamo potuto organizzarla ma abbiamo invece deciso, negli ultimi mesi, insieme allo staff di Cross, di convocare alcuni tra gli artisti, molte voci incisive del panorama nazionale della danza e della performance, per riformulare le loro proposte.
Quello che abbiamo attraversato è un momento che ha scosso (e scuote) profondamente la nostra idea di normalità e di socialità, di lavoro e di riposo.
Gli ambiti artistici nei quali ci muoviamo (il teatro, la danza, la musica e la performance) sono ambiti che per natura si nutrono della vicinanza.
Abbiamo, dunque, usato i mesi di sospensione come un’occasione per riflettere e confrontarci sul ruolo e sulla visione di CROSS Project, sul nostro legame con il territorio, con l’ambiente e con il futuro.
Quali saranno i fili rossi drammaturgici e tematici di questa edizione del festival?
In risposta alla situazione pandemica mondiale, CROSS Festival ha invitato quindici artisti per creare quindici camminamenti nella città di Verbania e nella provincia del VCO e organizzare così insieme al pubblico alcune passeggiate negli spazi pubblici della città, urbani e naturalistici.
Abbiamo immaginato percorsi, trekking, ambienti che possano coinvolgere tanto le ville storiche e gli spazi culturali, quanto gli spazi industriali, le strade e i sentieri della nostra città e provincia, ma anche luoghi inesplorati per ri-vedere i luoghi urbani attraverso nuovi occhi.
Questa edizione è anche una sfida che ridisegna i contesti all’interno dei quali ci muoviamo per tracciare una nuova geografia urbana, aperta e dinamica: un viaggio alla ricerca di quello che è cambiato radicalmente nella nostra vita quotidiana.
Immagino sia stato fondamentale il dialogo con il territorio…
Sì, abbiamo riprogettato un format di spettacolo dal vivo proprio a partire dal dialogo con gli artisti e con gli enti territoriali per creare un confronto oggi ancora più necessario. Abbiamo fatto rete con tutte le manifestazioni e gli operatori culturali del nostro territorio perché crediamo che in queste relazioni stia la forza della ricostruzione, che è quanto il compartimento culturale oggi è chiamato a fare: ricreare un tessuto sociale e umano, innanzitutto.
Questa edizione è dedicata alla cittadinanza tutta; ci rivolgiamo soprattutto al nostro pubblico, perché sono necessari spazi di riflessione nella confusione generale e nella paura che l’emergenza ha generato. Sono stati mesi di grandi cambiamenti e ci ritroviamo in un mondo nuovo e inaspettatamente nuove sono le proposte del nostro festival. Abbiamo voluto creare visioni rigenerative curate dagli artisti e dal gruppo di lavoro del festival. Gli artisti sono stati invitati a progettare attraverso un dialogo e uno scambio proficuo. Ne sono nati dei progetti site specific dove è centrale la spiritualità, la consapevolezza, la contemporaneità e dove è necessario immaginare il futuro.
Il corpo è come sempre al centro delle nostre programmazioni, protagonista e motore. Un corpo sociale collettivo non deprivato né digitalizzato. Un corpo in movimento percettivo, attivo, vivo.
Andiamo nella direzione della natura sostenendo il contemporaneo e l’interdisciplinarietà, come sempre, non tutto è cambiato.
Qual è il destino dell’edizione 2020 del premio legato a Cross festival e delle residenze a esso collegate?
Il programma di Residenze 2020 è stato ricalendarizzato,
Il bando 2020 è appena uscito e sarà on line fino al 15 settembre.
Il nuovo CROSS Award prende spunto dalla riflessione sul contemporaneo e insiste su natura, tecnologia e ibridazione dei linguaggi.<
Cerchiamo cinque progetti inediti da ospitare in residenza e a cui assegneremo duemila euro a sostegno della ricerca e della produzione!
Qual è la tua impressione osservando le differenti modalità con cui il mondo dello spettacolo dal vivo, in Italia e in Europa, sta reagendo all’emergenza Covid?
Paradossalmente, oggi, la temporanea sospensione dei vincoli quantitativi e temporali imposta dal decreto ministeriale sta permettendo ai festival, che quest’anno hanno accettato la sfida di andare in scena, di realizzare il proprio progetto culturale in modo flessibile e innovativo.
Sono tante le istituzioni che stanno riprogettando la loro attività e tra molte realtà nazionali in rete, intendiamo sviluppare un confronto sul futuro dei festival e delle norme che ne regolano il funzionamento. Il primo incontro si terrà a Santarcangelo il 15 luglio.
La situazione europea è molto diversa.
Quello che mi impressiona è la quantità di strutture piccole che faranno molta fatica a sopravvivere, quindi la crisi economica impatterà sul futuro dello spettacolo dal vivo. Allo stesso tempo il comparto della cultura ha gli strumenti per agire e per rinnovarsi e questo rinnovamento, nonostante arrivi dopo una grande crisi mondiale, è necessario per adottare strategie e modalità produttive nuove.
Parliamo del “dopo”: c’è paura allo stesso tempo che tutto torni come prima così come che nulla sia come prima. Cosa ne pensi?
Abbiamo avuto la possibilità di programmare perché forti di un lavoro già presente e strutturato nel nostro territorio, il nostro progetto di residenza per esempio, con l’azione “artisti nei territori”, finanziato dall’azione congiunta di Regione Piemonte e Mibact, insiste già da due anni sulla poetica dell’inclusione sociale.
Non sappiamo cosa succederà a livello sanitario ma è certo che questa è la più grande crisi che la nostra generazione ha vissuto. Sicuramente il mondo culturale dovrà lavorare con le politiche sociali per permettere alla cittadinanza, alla società civile di poter affrontare questo dopo emergenza Covid 19 con strumenti che tendano a ricompattare la società. Spero sempre in un mondo migliore.
Le decisioni che prenderemo nei prossimi mesi probabilmente modelleranno il mondo per gli anni a venire. E questo riguarda la salute, l’economia e, certamente, la cultura.
Che tipo di mondo abiteremo quando passerà questa tempesta? Sopravviveremo ma abiteremo in un mondo diverso. Ciò che decideremo oggi, in termini culturali, rimarrà a lungo, tutte le emergenze funzionano in questo modo.
L’emergenza Covid 19 riguarda tutti e credo che come artisti, pensatori e progettisti possiamo attivare alcuni strumenti molto utili per la società a venire e per le nuove generazioni. Dobbiamo far sentire la nostra voce e portare la nostra specifica esperienza umana in una dimensione sociale.