GIORGIO FRANCHI E ROBERTA RESMINI | RR: Quanto è vero che a volte le cose che dovrebbero essere più familiari ci sono sconosciute e i luoghi che dovremmo conoscere meglio ci sono totalmente estranei! Abito a Milano ormai da diversi anni, eppure Vimercate, che dista solo pochi chilometri dal capoluogo lombardo, mi era totalmente ignota fino a qualche giorno fa. La città brianzola di oltre 26.000 abitanti ha ospitato il Vimercate Ragazzi Festival, primo festival vetrina del 2020 a svolgersi in presenza. E il bello di un festival come questo, al di là del pregio delle proposte artistiche che vengono portate in scena, è proprio la scoperta dei luoghi che ospitano gli spettacoli e che non fanno solo da cornice, perché in qualche modo si amalgamano allo spettacolo stesso diventandone parte.
Ma andiamo con ordine e raccontiamo ciò che abbiamo visto nella giornata di apertura.
GF: All’ingresso del parco Sottocasa ci vengono consegnate delle cuffie e ci viene detto di attendere sotto un albero. Ci passa a prendere Michele Losi, autore assieme a Sofia Bolognini e interprete dello spettacolo Alberi Maestri Kids, produzione Pleiadi in collaborazione con Campsirago Residenza, calato nei panni di Virgilio per il viaggio che ci attende in mezzo al bosco cittadino. Sono i giovani spettatori (anzi, le giovani spettatrici: come nel teatro per grandi, il pubblico del VRF è prevalentemente femminile) i protagonisti della storia: una voce in cuffia racconta di una città che si sveglia senza più alberi, abbandonata alle sue colate di cemento e alla sua apatia, in cui solo i bambini hanno l’intraprendenza necessaria per andare nel bosco a cercarli per riportarli indietro. Inizia così un percorso nel verde, efficacemente immersivo nonostante non siamo poi lontani dal centro urbano, lungo cui si dipanano incontri con gli abitanti del bosco: alberi, funghi, sentieri, impersonati da marionette o performer umani. Sono sempre i narratori in cuffia a dare voce ai personaggi, oltre che a guidare il pubblico supervisionato e mantenuto attento da Losi, accompagnati da suoni della natura e dalle suggestive composizioni originali di Luca Maria Baldini, a partire da un tema su cui è ancora il tuttofare Losi a mettere la firma.
Alberi Maestri Kids lascia molte domande. In particolare, l’elemento delle cuffie semina molti dubbi sul selciato. In questo gioca sicuramente un ruolo preponderante l’emergenza sanitaria appena vissuta: se questa amplifica il valore di un progetto che riporta i bambini all’aria aperta, come i bambini riportano gli alberi nelle loro città (efficace la metafora del Pifferaio Magico, che è la stessa compagnia a citare), il rovescio della medaglia è che la voce registrata in cuffia rischia di riportare al mondo dell’intrattenimento per l’infanzia a distanza. Nulla di male in questo, non fosse che negli ultimi mesi i bambini hanno scontato un consumo sfrenato di attività scolastiche e ricreative a distanza. Inoltre, i brani ascoltati in cuffia, che invitano a interpretare il linguaggio della natura fatto di rispetto ed equilibrio, sembrano più indirizzati ai genitori che ai bambini. Losi stesso racconta che il progetto è una sorta di spin-off di Alberi Maestri, spettacolo tout public anch’esso prodotto assieme a Campsirago Residenza, e che i testi non si dissociano troppo dall’originale; tuttavia, continua, lo sguardo dei bambini li spinge a vedere oltre al testo e a meravigliarsi durante tutto il percorso di ben un’ora. Allo spettacolo rimane comunque il grande e non scontato merito di rivolgersi ai bambini senza sottovalutare la loro intelligenza, ma forse in futuro servirà farlo meno sulla forma e più sui contenuti: anche gli spettatori più piccoli dimostrano, nelle interazioni con i personaggi del bosco, una grande consapevolezza dei meccanismi della natura. Sull’esperienza sensoriale della cuffia, invece, Losi ci racconta un aneddoto interessante: l’incontro con uno spettatore affetto da una forma di autismo, che nonostante le preoccupazioni della madre si è subito integrato nel gioco scenico. “Non sono uno studioso,” dice, “ma forse bisognerebbe indagare su come un’esperienza di realtà aumentata possa aiutare questi bambini a interagire.”
Ci si sposta a Parco Trotti per Pollicino Pop, produzione di Teatro Invito che debutta al Vimercate Ragazzi Festival. La compagnia presenta il suo lavoro come “il primo spettacolo per ragazzi dopo il lockdown”. Terzo capitolo di una saga che unisce fiabe e musica (Cenerentola Folk e Cappuccetto Blues gli altri due), il racconto di Perrault viene riscritto da Luca Radaelli, che cura anche la regia. La storia la conosciamo tutti: Pollicino e i suoi fratellini vengono abbandonati nel bosco dai genitori che non riescono più a sfamarli; trovano rifugio dalle intemperie in una casa che scoprono essere abitata da un orco che intende mangiarseli, ma l’astuzia di Pollicino fa sì che questi mangi invece le sue figliolette, mentre i bambini scappano grazie agli stivali magici che hanno sottratto al mostro e grazie ai quali Pollicino troverà numerosi incarichi per conto del re che coprirà d’oro lui e la sua famiglia. La trama rimane pressoché identica, giusto un po’ smussata negli aspetti più macabri (l’intervento della moglie dell’orco, archetipo della campagnola armata di mattarello, impedisce che il marito divori le figlie) e, soprattutto, arricchita dalle canzoni che costituiscono il marchio di fabbrica del trittico fiabesco-musicale. Dimenticate le tinte pastello da Zecchino d’Oro: gli intermezzi per chitarra e tamburello usano un’ironia quasi caustica per accostare il mondo delle favole a quello di tutti i giorni, con un risultato esilarante per tutte le fasce d’età. Lo spettacolo è infatti efficacissimo nel mantenere il doppio livello alla base del teatro ragazzi, ovvero la consapevolezza che il pubblico è non solo dei più piccini, ma anche dei loro sventurati accompagnatori. Qui si ride e ci si emoziona senza distinzioni di età. Merito sicuramente degli interpreti (Giusi Vassena, Davide Scaccianoce e Gabriele Vollaro, classe ’99 ma padronanza del palco da professionista affermato), ma soprattutto della regia. Chiunque abbia visto anche solo una prova di un qualsiasi spettacolo può immaginare quanto sia difficile arrivare a un livello di ritmo e pulizia dei movimenti in pochissimi giorni di prove durante un’emergenza come quella del Covid. Le soluzioni sceniche per non far avvicinare tra loro gli attori sono così ben integrate nello spettacolo che ci fanno dimenticare che partono da una necessità esterna. Il risultato è un pubblico di bambini, accompagnatori e anche alcuni semplici curiosi senza figli o nipoti al seguito che non stacca gli occhi dal palco e ricambia con applausi a scena aperta. Sarà interessante vedere come si evolverà lo spettacolo in futuro, quando la compagnia avrà modo di provarlo più a lungo e trovare gli escamotage e i giochi fisici che, si sa, sono la parte preferita dei giovanissimi. Ma considerate le tempistiche a disposizione, che di fatto riducono all’osso la sperimentazione, è stato portato a casa un ottimo risultato.
RR: La prima giornata del Festival continua in fascia serale, dalle 21.15 in avanti, con altri due spettacoli: L’usignolo o dell’amicizia e L’Ammalia Fuoco.
Realizzato nel cortile di Palazzo Trotti, nel cuore della città, L’usignolo o dell’amicizia, di e con Monica Ceccardi e Cinzia Morandi è liberamente ispirato al racconto omonimo di Hans Christian Andersen. Diretto da Lorenzo Bassotto e prodotto da Teatro Pan, lo spettacolo è pensato per bambini a partire da sei anni. Racconta la storia di un incontro inaspettato tra Regina, una strana signora di una certa età, e Vera, una ragazza distratta. Due persone che appartengono a due mondi apparentemente distanti e inconciliabili: Regina, dalla poltrona della sua casa in mezzo al bosco, racconta la storia dell’Imperatore della Cina e il bene più prezioso di tutte le terre e ricchezze possedute: un usignolo, Vera che si ritrova a vivere, come per magia, alla corte dell’Imperatore.
Brave le attrici, che riempiono la scena senza far calare mai il ritmo e catturano l’attenzione dei bambini che seguono a bocca aperta l’evolversi degli eventi. Indossano abiti semplici (un pigiama bianco Regina, una salopette grigia con berretto in testa Vera), ma hanno un cappotto rosso porpora con molti decori che richiamano le fantasie orientali che si scambiano quando interpretano, a vicenda, l’Imperatore della Cina. Gli elementi scenografici (una sedia con le rotelle, che si gira a seconda delle esigenze narrative, una finestrella, un albero/attaccapanni, due grossi ventagli più altri piccoli oggetti) e le luci permettono di indirizzare l’attenzione su alcuni elementi rilevanti per la storia, mentre la musica fa da sfondo alle vicende ma in alcuni momenti diventa protagonista, come quando Vera e Regina intraprendono la ricerca dell’usignolo nel giardino di corte.
Un lavoro sull’ascolto che ci invita ad aprirci alle relazioni umane, a fare amicizia, a essere empatici. Uno spettacolo ben riuscito sotto tutti i punti di vista, con un ritmo brioso ma che non manca di rallentare nei passaggi chiave, lasciando spazio alla riflessione e regalando una bella esperienza di teatro per il pubblico di piccoli spettatori (di cui si sentono le risate fragorose) e degli adulti.
Chiude la prima serata del Festival, nell’elegante cortile di Villa Sottocasa, l’ultimo lavoro della compagnia Fossick Project, una rivisitazione del teatro delle ombre che porta in scena uno spettacolo di animazione analogica e musica che si ispira a quattro specie animali in via di estinzione. In prima nazionale, L’Ammalia Fuoco (Firecharmers) è una storia ambientata in parte nelle foreste thailandesi, habitat della gatta selvatica, e in parte nel Mediterraneo, dove vivono gli anfibi Spark, Flame and Ash: un ululone, una salamandrina dagli occhiali e un tritone crestato. Insieme, raccontano il rapporto dell’uomo con la Madre Terra.
Sul palcoscenico l’illustratrice Cecilia Valagussa, che muove le immagini proiettate sullo schermo, e la cantautrice-musicista Marta Del Grandi, con la chitarra elettrica e una voce straordinaria che contribuisce a creare un dialogo continuo tra musica e illustrazioni. La vera forza dello spettacolo sta proprio in questa interazione continua tra le due arti, che insieme riescono a creare una narrazione evocativa e coinvolgente a vari livelli. Il lavoro forse si rivela più adatta a un pubblico maturo che ai ragazzi, ma comunque conferma il sodalizio artistico delle due artiste di grande spessore e potenzialità.
Una prima giornata che registra il quasi tutto esaurito e che rappresenta una ventata di ossigeno per gli organizzatori del Festival, per il Comune di Vimercate e per tutti coloro che vi hanno preso parte. Un teatro portato con coraggio nelle piazze, cortili e parchi della città e un esempio di resilienza per eccellenza. Lunga vita a iniziative come questa!
ALBERI MAESTRI KIDS
soggetto e regia Michele Losi
drammaturgia Sofia Bolognini e Michele Losi
soundscape e musiche Luca Maria Baldini e Diego Dioguardi
costumi Stefania Coretti
sculture in scena Anna Turina, Elena Brambilla e David Zuazola
supervisione alle azioni Anna Fascendini
supervisione al testo Claudia Saracchi
Il main theme musicale è di Michele Losi
Produzione Pleiadi, Campsirago Residenza
POLLICINO POP
con Giusi Vassena, Davide Scaccianoce, Gabriele Vollaro
scenografie Graziano Venturuzzo
con la collaborazione di Giorgio Rizzi
testo e regia Luca Radaelli
Produzione Teatro Invito
L’USIGNOLO O DELL’AMICIZIA
di e con Cinzia Morandi e Monica Ceccardi
scenografia Roberto Maria Macchi
regia Lorenzo Bassotto
costumi Antonia Munaretti
luci Claudio Modugno
Produzione Teatro Pan
L’AMMALIA FUOCO
di e con Cecilia Valagussa e Marta Del Grandi
Produzione Fossick Project