MAICOL   SUGO
di Giorgio Martignoni
Foto Giorgio Martignoni

È stato un periodo di merda, lo sappiamo tutti, e come tutti ho passato il tempo facendo di tutto per non lasciarmi deprimere dalla solitudine.
La solitudine del riccio, quella profonda del samurai, quella della tigre nella giungla non hanno paragone con quella di chi passa le giornate a leggere gli striscioni alle finestre, e ad ascoltare le canzoni dai balconi.

“Andrà tutto bene!” – Uno su mille ce la fa!
“Ce la faremo!” – Depende, todo depende!
“Senza confini mai con Salvini!” – Siamo i Watussi!

Oh! Minchia! Ma ce l’avete con me?

Confusione sotto i cieli, eclisse emozionale, fatica dura! E quando i figli del mio vicino Kissamai cantano “Gualda mamma come mi divelto” di quel pandemico di Jovanotti, raggiungo il livello macumba e decido di andarmene all’istante. Just now!

Sogni di libertà, figa, mojito, gioia di vivere, guadagnare qualcosina, fare nuove amicizie, stare all’aria aperta, ecco di che cosa ho bisogno… depende, todo depende!… Ancora? Ebbasta co ‘sta lagna!

Sono positivo, più tosto e motivato di prima e, tutto sommato, vivo. Mi sparo Caparezza a palla – Vieni a ballare in Puglia Puglia Puglia, dove la notte è buia buia buia – e parto verso la terra promessa, dove troverò il sole e dove venderò cara la pelle alla depressione.
Salgo sul treno, e tutto mi sembra già fantastico. Per evitare di essere importunato dal controllore, pago pure il biglietto e finalmente do un calcio in culo al distanziamento emozionale che mi perseguita da quando sono piccolo (grazie scuola, grazie tv e grazie papi). Attacco bottone con tutti.
Il lungo tempo passato sul web poi mi ha reso competente su un sacco di argomenti d’attualità: come perdere 15 chili con un semplice rimedio della nonna, come guadagnare milioni di euro seduti comodamente da casa, i dieci motivi per cui non devi mai usare un frullatore di notte e i quattro motivi per cui devi mangiare una fetta di strudel tutti i giorni.
Non è che scendo dal treno proprio allegro, sul computer almeno mi potevo prendere qualche pausa su YouPorn, e quando arrivo sono stanco. Non è ancora l’alba. Per tenermi su ho dovuto pipparmi tutta la noce moscata che c’era sulla fetta di strudel (i motivi, quindi, sono cinque!)
L’aria sa di mare. Scrocco una sigaretta a un nero fuori dalla stazione. Ha una t-shirt fluo tutta strappata con la scritta “Tekno Rave Party”. Mi guarda e tira fuori una paglia da un pacchetto stropicciato. Ricambio dividendo con lui quel poco strudel che non sono riuscito a cacciarmi nel naso.
“Grazie fratello” mi dice.

Il mio nuovo amico si chiama Conjuro. “Piacere io sono Maicol”, e appena vede avvicinarsi un furgone bianco, prende una busta di plastica mezzo piena e mi guarda come per invitarmi. E io mi sento come Keith Richards, uno che sta bene in ogni posto, essì, cazzo, non posso mica perdere quest’occasione! Questa è la Puglia! Let’s go to dance!

Qualcuno apre il furgone, qualcuno mi tira dentro, qualcuno sposta un piede. Fa caldo, c’è un odore di gasolio. Mi gira la testa. Sono tutti neri, ammassati, uniti. Mi sento già parte di un gruppo, certo non sono i Rage Against the Machine ma… alla seconda curva vomito!

Conjuro mi spinge la testa fuori dal portellone. Mi ripiglio giusto per vedere una natura spettacolare, il cielo azzurro, e poi rientro nel furgone, al buio. Un tizio dice “non ce la può fare” e mi fa bere una broda tiepida.
In effetti la pandemia mi ha regalato un corpo gracile in una mente fragile, ma conto di recuperare quanto prima, grazie alla vita sana, alla musica e alla mia joie de vivre.

Arriviamo in una piana assolata, i ragazzi scendono di corsa, il sole ci abbaglia, il manager ci indica dove andare, e sento tutta l’energia del mondo. Full Metal Trullo!
Prepariamo le attrezzature per il rave e cerco di rendermi utile. Il manager urla e un tipo mi mette in mano una cassetta per la frutta.

Conjuro mi indica il cielo. “Maicol! Il sole!” e mi dà un cappellaccio da baseball. Nessuno mi fa domande, sento l’aria sulla pelle e il manager che ci incoraggia con il suo fantastico slang da rapper: “Muovetevi figli di puttana!”, “State zitti, bestie!”, “Mi fate schifo”, “Cacciate i soldi!”. Nel mondo dei rave ci si diverte anche così, e quando chiedo se ci sarebbe una cimetta di repa con l’ecstasy o un’orecchietta allucinogena tutti mi guardano di traverso.
Sorry! Scusate se ho la ghiandola dell’entusiasmo che produce endorfine a mille! Vorrei vedere voi, dopo mesi di lockdown!

Ad ogni modo, pare che dobbiamo liberare un campo gigantesco dai pomodori. E tutti insieme ce la faremo! Vieni a ballare in Puglia, la notte della tarantanfetamina is coming!
Ora. Ho trovato quello che cercavo. Un’esperienza che mi avrebbe cambiato la vita. Lo ha fatto. I miei nuovi amici mi chiamano, Sole, Maicol Sole, nel senso che non voglio più vedere il sole finché campo. Certo ho guadagnato qualcosina, 2 euro all’ora, incontrato gente nuova, lavorato all’aria aperta, mi sono abbronzato, sono dimagrito, ho fatto le mie nuove esperienze. Ho visto il mio ieri, il mio oggi e il mio domani sulla piana di Altamura, tutti insieme. Niente rave, solo pomodori. Le mani sporche di terra, gonfie, che grondano un liquido rosso appiccicoso. Le mosche e milioni e milioni di pomodori.

E mi sono chiesto… ma voi, dico, voi… si può sapere cosa cazzo avete nella testa?
La pasta con la pummarola? La passata! La pizza! I sammarzano! Il ciliegino! Aaah, la bruschetta! La tradizione, la cultura, la storia dea nostra tera! Cucina mediterranea! I cibi equi e solidali! Equi e solidali?
Non sarò uno scienziato e nemmeno uno chef stellato, ma è ora che anch’io scriva un articolo acchiappa-click sul web: i sette motivi per cui mangiare la passata di pomodoro uccide! Firmato Maicol Sugo, un sopravvissuto.

Uccide. Sì, uccide. Uccide la dignità, uccide il rispetto per la vita, uccide chi crede nei diritti, uccide chi è contro la tortura, uccide il futuro, uccide chi ha abolito la schiavitù. Uccide come una pandemia, almeno finché tutti continueranno a condire la pasta con il sangue di Conjuro.

Ci fa schifo mangiare i pipistrelli ma non ci fa schifo il sangue di Conjuro. Minchia!
Se quei quattro master chef del cazzo che vivono in tv fossero onesti, la smetterebbero di sculettare su un lettino di rucoletta e ci insegnerebbero finalmente un po’ di cultura gastronomica vera, contemporanea.

Il pomodoro? Ecco, concentratevi su quel retrogusto di sudore, su quel profumo di paura e di miseria accompagnato dalle bestemmie dei grilli balbuzienti (cri…cri…), e gustate quell’aroma violento di caporale. Le lacrime dello schiavo! Sentite come esaltano il sapore della vostra lasagna? E le penne all’arrabbiata come sono divine se anche chi ha raccolto il pomodoro è umiliato, minacciato e sputato quanto basta! Ecco la cultura gastronomica del nostro tempo. Ricordatevelo quando vi scofanate i vostri piatti di pasta al sugo in diretta facebook!

Che coglioni che siamo.

Datemi retta, non andrà tutto bene se non cambieremo le cose, e fino a quando le cose non andranno nel verso giusto, io porterò per sempre questo nome: chiamatemi Sugo, Maicol Sugo!

Venite a raccogliere i pomodori in Puglia Puglia Puglia, dove la notte è buia buia buia!