GIORGIO FRANCHI | Magia. Questa la parola con cui si apre la seconda giornata (la prima ve l’abbiamo raccontata in questo articolo) del Vimercate Ragazzi Festival: siamo di nuovo nel Parco Trotti, sotto il sole mattutino delle 9.30 velato dalle nuvole di passaggio, a pochi metri da un’area giochi che si sta svuotando. Come in una processione, una fila di bambini si avvicina a un gazebo bianco che sembra una bottega fatata, pieno di macchine e oggetti che sfidano la forza di gravità. Il silenzio che pervade l’atmosfera si colora di meraviglia. O di emozione, nel caso di Mariachiara Raviola, regista e autrice di Naturalis – 4 Elementi come casa per la compagnia Il Melarancio: “Per noi è la prima”, racconta, “ma è la prima anche per molti degli spettatori. Ricordo ancora il primo spettacolo che ho visto da bambina; è una grande responsabilità formare il pubblico di domani”.
Il gruppo opera infatti da anni per i piccolissimi, a partire dai diciotto mesi. Un lavoro fatto di sapienza, equilibrio, dedizione, coraggio, che trova la sintesi in questo lavoro di venticinque minuti sugli elementi della natura. Il gioco in scena è condotto da Alice Mattalia e Maurizio Bertolini, abili trasformisti nel partire da demiurghi dei quattro elementi (aria, acqua, terra fuoco) da mostrare agli spettatori, per poi ritornare bambini per scoprirli assieme a loro. Lo spettacolo è infatti un continuo processo di scoperta, anche a livello di linguaggio: gli attori si esprimono con suoni e gesti, poi con monosillabi, parole brevi e infine storie narrate. “È importantissimo partire dall’esperienza, fisica ed empatica, quando si lavora con i bambini. Per questo serve fare teatro anche per un pubblico sotto i tre anni: l’esposizione al digitale è sempre più precoce, il contatto sempre più a rischio”. La possibilità per il piccolo pubblico di interagire con la scenografia a fine spettacolo – ostacolata dalle disposizioni anti-covid – viene comunque garantita con un escamotage: sono gli attori che portano ai bambini dei pezzi dello spettacolo (legnetti, piume, ciottoli…), consegnati in una busta di carta. Che questi tempi finiscano presto…
La poesia e la delicatezza dello spettacolo fanno centro; lo testimonia l’attenzione sempre alta dei bambini, che tuttavia va a perdersi quando gli attori cedono al desiderio di “fare troppo”. Talvolta sembra che l’energia dei due bravissimi danz-attori si disperda nel tentativo di rendere perfetto ogni movimento, ogni suono, perdendo un po’ di vista il pubblico. Forse si può ottenere lo stesso risultato, o anche di più, facendo meno. Tanti alti e qualche basso per le magie con gli elementi: se le cascate d’acqua conquistano subito il pubblico, ad altre trovate manca ancora la chiave che apra le porte allo stupore. Ma questo è un commento che viene da occhi adulti: quelli dei piccoli spettatori, è fuor di dubbio, apprezzano senza riserve.
ROBERTA RESMINI | Il sole mattutino ha lasciato sempre più spazio alle nuvole colme d’acqua e al forte temporale che ha segnato la prima parte del pomeriggio, costringendo a cancellare l’appuntamento delle 16 al Parco Gussi di Tre piccioni con una favola e quello al Parco Trotti delle 16.30 con La fabbrica di baci. Per fortuna, dopo la violenta tempesta che ha abbattuto alcuni alberi e reso inaccessibile Parco Gussi, il sole torna a splendere nel cielo di Vimercate. Un piccolo cambio location ed eccoci pronti per la replica delle 17.30 dello spettacolo della compagnia Cieocifa Tre piccioni con una favola, realizzato nel cortile di Palazzo Trotti.
Da una piccola quinta cilindrica, che si trova al centro della scena, escono i colori, alias Stellina (Luca Lugari), Rachel (Giulia Racca) e Viso (Davide Visintini). Tre personaggi “disastrosamente comici”, come si definiscono loro stessi, alla continua ricerca e scoperta l’uno dell’altro e in continua interazione con il pubblico, di cui cercano e trovano la complicità. Uno spettacolo in cui si mescolano le carte dell’acrobatica a tre, della giocoleria e della clownerie; si alternano momenti di compresenza dei tre attori-acrobati a momenti in cui la scena viene occupata da uno dei tre come nel solo di giocoleria con clave in cui il bravo Luca Lugari dà prova di riuscire a tenere la scena e divertire il pubblico, o le sperimentazioni spazio-temporali di Davide Visintini e Giulia Racca, con lanci in aria e piroette che fanno trattenere il fiato.
Un bello spettacolo di oltre mezzora di acrobatica e clownerie, che sorprende e spiazza il pubblico, sostenuto da un ritmo assolutamente dinamico e dalla simpatia (e bravura) dei tre interpreti.
Alle 18 ci spostiamo al Parco Trotti per assistere allo spettacolo di Intrecciteatrali, che registra il tutto esaurito. Su un palco riscostruito in fretta dopo il temporale, Andrea Gosetti, accompagnato musicalmente dal violino di Sarah Leo e dall’organetto di Massimo Testa, coadiuvato nella resa scenica dal Maestro Roberto Anglisani, porta in scena La Fabbrica dei baci, tratta dall’omonimo libro di Nicola Bruniati. Gosetti ci porta all’interno dell’anima di Pennino, ragazzetto che vive a Semprefreddo, un paese dove il ghiaccio ha inaridito così tanto le anime che i baci bisogna comprarseli al Centro Commerciale. A Pennino, che si è dimenticato della festa della sua mamma non riuscendole a regalare nemmeno un bacio, non resta che entrare nella spaventosa fabbrica di baci, governata dal terribile Cuordipietra.
In abiti semplici, una maglia, pantaloni in velluto marrone e bretelle, Gosetti riesce – carismaticamente – a rapire con la semplicità di linguaggio e con una grande forza espressiva. Ad accompagnare la narrazione un curassimo contrappunto musicale eseguito da musicisti seminascosti dietro un tulle nero, a fondo scena. Un unico oggetto per l’attore: uno sgabello, su cui ogni tanto si siede e altre volte si erge in piedi. In assenza di immagini costruite, l’attore accompagna lo spettatore nei meandri della fabbrica, dove troverà il padre che credeva di aver perduto e uno strano amico che diventerà suo fratello. Gosetti riesce a esibire un repertorio di mimica e vocalità per rappresentare i personaggi della storia e domina lo spazio scenico con abilità, il ritmo è buono, co qualche rallentamento che non fa però cadere l’attenzione.
Una bella storia di formazione, metafora di un mondo che si sta avviando verso una deriva pericolosa che lo rende sempre più simile a Semprefreddo.
La terza e ultima giornata del Vimercate Ragazzi Festival si chiude con il teatro di strada, più precisamente con La famiglia Mirabella di Teatro viaggiante e Il campione e la zanzara di FaberTeater. Il primo è uno spettacolo di circo contemporaneo, comico e poetico, che unisce giocoleria, equilibrismo e acrobatica a mimo, teatro e danza. Lo spettacolo, vincitore del premio Takimiri (2011), si muove con ironia e leggerezza tra utopie, divergenze e complicità di una famiglia di saltimbanchi – sulla scena e nella vita – composta da Edoardo Mirabella, Elisabetta Cavana e i figli Martin, Matilde, Mael e il cane Bianca.
Nonostante la scena frontale abbia sostituito, per ovvie ragioni di sicurezza, lo spazio circolare della piazza e della strada, Teatro viaggiante riesce a essere comunque inclusivo e coinvolgente, dilatando tempi e spazi del palcoscenico oltre i suoi limiti effettivi. Lo spettacolo ruota attorno alla famiglia Mirabella. Gli equilibrismi su rola bola e monocicli, i numeri di acrobatica e giocoleria con hula hoop e clave sono una metafora visiva e viva dei sottili e mutevoli equilibri su cui si reggono vecchi e nuovi nuclei familiari. Pesi e misure ogni volta da calibrare e correggere.
VALENTINA SORTE | Che si tratti di una famiglia più ristretta, come quella dei Mirabella sul palco, o di una famiglia più allargata, come quella del festival tutt’intorno, la sensazione è quella di aver partecipato, di nuovo, dopo un periodo di isolamento sociale, a un evento corale che, senza assurgere per forza a rito sociale, risponde al nostro forte bisogno di essere comunità.
L’ultimo lavoro di Faber Teater intercetta in modo ancora più puntuale e preciso questa esigenza personale e collettiva di comunità, facendo del pubblico un plotone su due ruote – o come si dice in gergo ciclistico, un peloton. Il campione e la zanzara è infatti uno “spettacolo epico di strada, per attori e pubblico in bicicletta”, una vera scommessa. Lo spettatore monta in sella e la sua pedalata si fa spettacolo. Uno spettacolo itinerante che alterna percorsi ciclistici a diverse stazioni fisse.
Per prima cosa è interessante la scelta della bicicletta, perché oltre a consentire una maggiore mobilità rispetto al pubblico appiedato e di conseguenza un diverso rapporto con gli spazi urbani e il suo tessuto sociale, è un mezzo di trasporto popolare, trasversale e transgenerazionale.
In secondo luogo, si tratta di un teatro di strada che si fa letteralmente strada tra le vie di Vimercate, collegando il suo centro storico – Palazzo Trotti e Parco Trotti, il Ponte di San Rocco – ai quartieri residenziali e di recente riqualificazione – come l’ex area Bassetti, fra via Milano e via Risorgimento. Un teatro di strada itinerante e site-specific che si inserisce nella viabilità di un territorio ed esplora a diverse velocità i suoi luoghi, le sue piazze, le sue periferie, le sue comunità secondo una precisa semiotica urbana/sociale (a esempio sulle dicotomie centro-periferia, antico-moderno, urbano-rurale, sincronico-diacronico). Un teatro di strada esplorativo e comunitario, in cui una neo-comunità ciclistica che si costruisce in un’azione concreta, pedalata dopo pedalata, si inserisce in una comunità preesistente e radicata in quegli spazi. Un teatro di strada che nelle sue stazioni fisse ritrova però le dinamiche più tradizionali della piazza. Insomma, un mix azzeccato.
In terzo luogo, è interessante osservare il lavoro sulla drammaturgia, curato (insieme alla regia) da Mario Chiapuzzo. Lo spettacolo insiste da una parte sulla dimensione temporale della narrazione, dall’altra sull’epicità della vicenda narrata che ruota attorno al campione Fausto Coppi.
I personaggi de Il campione e la zanzara sono corrieri del tempo che viaggiano tra passato e presente grazie alle loro “biciclettiche”: tornano indietro nel tempo, agli inizi del ‘900, per poi ritornare al presente. Nella loro narrazione intrecciano la storia personale dell’eroe nazionale Fausto Coppi, una storia che si fa mito, alla grande Storia, quella con la S maiuscola, del XX secolo. Il viaggio a pedali è un viaggio nel tempo, in cui ogni giro di ruota porta in avanti di qualche anno e i corrieri/guerrieri del tempo – come sashimono armati di stendardi e con maschere balinesi – scortano e guidano il gruppo, scandendo la corsa temporale. Vanno e vengono dalla coda alla testa del plotone, rilanciando e propagando ad alta voce gli avvenimenti come un’eco collettiva. Eco che tocca la storia personale e nazionale del pubblico. Dalla macro alla microstoria. E viceversa. E di nuovo.
L’epicità costruita sulla figura del campione ciclistico e sulle sue imprese personali – una fra tutte quella eroica del Galibier – è funzionale oltre che all’epilogo, alla struttura stessa del lavoro. La sua vicenda personale fatta di successi e vittorie ma anche di tante sconfitte, diventa infatti una vicenda universale in cui riconoscersi, quella di tutti gli uomini che affrontano le proprie imprese, le proprie scalate e falliscono, senza però smettere di combattere.
La narrazione epica si inserisce, o meglio inciampa, nel suo epilogo, in un altro tempo ancora. Non più quello umano, non più quello della s/Storia – maiuscola o minuscola – ma quello dell’infinitamente piccolo, quello microbico/parassitario/virale. L’epica lascia allora il posto alla narrazione favolistica. Cambia il registro, cambia la focalizzazione narrativa. Coppi viene punto da una zanzara anopheles e muore di malaria. La storia del campione e la storia della zanzara si ricongiungono e chiudono il cerchio temporale. Si riparte. Letteralmente. I personaggi riprendono le biciclette e si allontanano, lasciando il pubblico al suo futuro.
Faber Teater fa centro al Vimercate Ragazzi Festival ed emoziona. Apre sicuramente interessanti piste per il teatro di strada, sia per il ruolo partecipativo assegnato al pubblico sia per la sua attenzione agli spazi e alla semiotica degli spazi. Bravi.
NATURALIS – 4 ELEMENTI COME CASA
testo e regia Mariachiara Raviola
con Alice Mattalia e Maurizio Bertolini
Ricerca sonora Ali Hout
Costumi Elisa Michelis
Scenografie Maurizio Agostinetto
IL CAMPIONE E LA ZANZARA
con Francesco Micca, Marco Andorno, Lodovico Bordignon, Lucia Giordano, Paola Bordignon, Sebastiano Amadio
regia e drammaturgia Mario Chiapuzzo
una creazione di Faber Teater e Mario Chiapuzzo
bici Museo dei Campionissimi, Novi Ligure
costumi, maschere, stendardi, elaborazione bici Faber Teater
TRE PICCIONI CON UNA FAVOLA
con Luca Lugari, Giulia Racca, Davide Visintini
produzione Cieocifa
LA FABBRICA DEI BACI
Liberamente tratto dal libro “Pennino Finnegan e la fabbrica dei Baci”
di Nicola Brunialti
di Roberto Anglisani Andrea Gosetti
regia Roberto Anglisani
con Andrea Gosetti, Massimo Testa (organetto) SARAH LEO (violino)
disegno luci Marco Grisa
produzione Intrecciteatrali
LA FAMIGLIA MIRABELLA
di e con Edoardo, Martin, Matilde, Mael Mirabella ed Elisabetta Cavana
produzione Teatro Viaggiante