GIORGIO FRANCHI | Un festival fatto di frammenti sparsi sul territorio come antidoto al monopolio teatrale delle grandi città. Tre comuni (Udine, Turriaco e Capriva del Friuli) ospitano Contaminazioni Digitali, festival teatrale multimediale promosso dal 2015 dall’Associazione Quarantasettezeroquattro. Il programma di guerriglia artistica si estende a tutto il Friuli Venezia Giulia attraverso la rete Intersezioni, che oltre a Contaminazioni include altri cinque festival teatrali all’aria aperta.
Dopo un breve prologo – la due giorni Invisible People tenutasi a Udine il 23-24 luglio sul tema delle migrazioni – il festival si apre a Turriaco il 30 luglio con cinque eventi incentrati sui focus Ecosistemi, dedicato alle interazioni fra l’umano e l’ambiente, e ARS. Arti Relazioni Scienze sulla sinergia tra arte e scienza, esplorate attraverso la molteplicità e l’interazione dei linguaggi.
Si comincia così con Estate della compagnia Arearea, coreografia di Marta Bevilacqua sulle note della seconda delle Quattro stagioni rivisitate da Max Richter. Cinque danzatrici (Angelica Margherita, Anna Savanelli, Valentina Saggin, Luisa Amprimo e la stessa Marta Bevilacqua), vestite allo stesso modo in scena ma diversissime per ritmi e movimenti, entrano in dialogo con il sesto elemento dell’ensemble: un vento estivo e implacabile, come quello che soffia in queste notti a Gorizia, generato da due grandi ventilatori industriali a bordo scena. La potenza delle turbine è costante, mentre variano la musica e i movimenti delle interpreti: dopo il tentativo ostinato di marciare controvento comincia la ricerca di un modo di trasformare un’avversione insensata in dialogo, con un approccio ludico facendosi trasportare come aquiloni o cercando un equilibrio aerodinamico come le foglie mosse dal vento. La coreografia abbraccia pienamente il tema del focus Ecosistemi, narrando un rapporto umano-natura fatto di scoperta, di ricerca, di evoluzione e, al contempo, riuscendo a farsi un tutt’uno con il paesaggio circostante: non più un prato, come previsto nell’edizione originale (Mittelfest 2016), ma la splendida Piazza della Libertà di Turriaco di fronte a Palazzo Priuli, edificio settecentesco che a quest’ora si bagna della luce del tramonto di luglio. In mancanza della natura è dunque Arearea che ci fa dimenticare che siamo a pochi metri da una strada aperta al traffico, come lo fa dimenticare a decine di passanti e ciclisti che si fermano a seguire lo spettacolo, catturati, dimenticandosi dove stessero andando. Il lavoro della compagnia è poetico, intrigante e coinvolgente. Interessantissimi i momenti individuali delle danzatrici che, a turno, si ritagliano uno spazio per un piccolo solo: forse andrebbero messi ancor più in risalto, anche a costo di sacrificare la coralità che domina lo spettacolo e che, talvolta, si espone al rischio di ripetitività.
La seconda serata è quella dell’attesissimo spettacolo di Andrea Pennacchi, noto al grande pubblico con il personaggio del Pojana, veneto scorbutico e nichilista che fa le sue apparizioni nel programma Propaganda Live su La7. Porta in scena Pojana e i suoi fratelli assieme ai musicisti Giorgio Gobbo e Gianluca Segato, fedeli compagni di palcoscenico che con Pennacchi creano un’ottima alchimia. Sullo spettacolo non c’è molto da dire: il pubblico che riempie la piazza conosce la cifra stilistica del Pojana e si lascia trasportare nei suoi racconti da far west (o meglio, far east) padano, fatto di personaggi guerrafondai e criminali ispirati alla banda che nel 2014 creò il Tanko, un carrarmato fatto in casa, per iniziare la secessione veneta.
Il festival sfrutta al meglio il grande afflusso di pubblico, proponendo subito dopo la video-installazione Boll – Io e loro di Paolo Scoppola. Uno schermo bianco, montato a lato della piazza nel tempo degli applausi, e un computer collegato a proiettore e videocamera con un software che capta i movimenti dei passanti per replicarli su otto diversi ambienti disegnati dall’artista. Il tema, interessante e poco esplorato, è la soglia tra il desiderio di socialità e di solitudine, quella che attraversiamo continuamente avanti e indietro nel nostro altalenare tra animali sociali e individui autosufficienti. Il pubblico può decidere di avvicinarsi alla videocamera e passare così da spettatore ad attore: una volta che il suo riflesso apparirà sullo schermo si troverà in un ambiente astratto che ricalca una situazione quotidiana, ad esempio una pioggia di pixel che rincorrono la sagoma corporea in movimento, come la dipendenza dalle notifiche del telefono ci insegue nella vita di ogni giorno. L’installazione va in loop per il resto della serata, dopo l’introduzione e le “istruzioni per l’uso” date da Scoppola; in futuro queste potrebbero essere più brevi, o addirittura ridotte al minimo indispensabile, lasciando il pubblico libero di ritrovare nell’opera quello che l’istinto gli suggerisce nel corso della fruizione.
Come Boll, anche Turriaco Hosting del Collettivo Lunazione (vincitore del bando Richiedo Asilo Artistico) replica più volte nel corso del festival. La passeggiata con cuffie si svolge tutte le sere, parte da Piazza della Libertà e arriva fino alla riva dell’Isonzo, passando per la campagna friulana come per i bar e il supermercato del paese. Mentre attraversiamo la città sentiamo le voci degli abitanti, raccolte dalla compagnia nel corso della sua residenza, raccontandoci la storia e il quotidiano di Turriaco. Il progetto di Eduardo Di Pietro, Martina Di Leva e del sound designer Matteo Martignoni è un esempio eccellente di lavoro a contatto con la comunità nel corso di una residenza, approfondito e non banale. Viene da domandarsi cosa servirebbe per conferire specificità al lavoro: l’ospitalità degli abitanti, il senso di appartenenza al paese e la claustrofobia di chi è costretto a viverci sono dei topos validi per molte cittadine italiane. Sarebbe interessante anche escogitare un maggior coinvolgimento dell’attrice-guida Martina Di Leva, che conduce il gruppo e non sempre sembra trovare un suo spazio nell’organicità del racconto in cuffia. Il pubblico, di turriachesi e non, apprezza e si ferma dopo lo spettacolo a fare domande e ringraziare gli artisti.
Chiude la seconda tappa Wilder Boy della compagnia Dynamis, gruppo più volte ospitato dal festival nelle scorse edizioni. La premessa del monologo è perentoria: lo spettacolo non si può fare. La città è nel panico a causa di un uomo uccello che la terrorizza, sorvolandola e ricoprendola di guano. Un’indagine compiuta dall’attore in scena, Francesco Turbanti, rivela che si tratta di un ragazzino scomparso e dato per morto anni prima. Tra continui svelamenti e giochi di scatole cinesi, accompagnati dai visual di Donato Loforese, si fa strada un finale imprevisto e provocatorio, mitigato da un’ironia sottile sparsa lungo tutto il testo. La storia e il magnetismo dell’interprete catalizzano l’attenzione del pubblico, soddisfatto e incuriosito nel trovarsi davanti a una drammaturgia che include posti e persone noti ai turriachesi. Alcuni vuoti d’azione ed espedienti metateatrali che, dopo un po’, vengono fiutati in anticipo dal pubblico tolgono efficacia a uno spettacolo altrimenti molto interessante e fuori dagli schemi, che tuttavia non esclude alcuna fascia di pubblico e garantisce divertimento e momenti di riflessione.
Finisce così il festival, ma invece che un addio è un arrivederci alla terza tappa: quella di Capriva del Friuli, sempre in provincia di Gorizia, a pochi chilometri di distanza da Turriaco. La speranza è di far incontrare il pubblico delle due cittadine, spingendo le due comunità fuori dai rispettivi confini alla ricerca di arte e divertimento.
Quello di Associazione Quarantasettezeroquattro è un progetto ambizioso, in grado di ottenere un buon riscontro dal pubblico esplorando e mantenendo vive le tematiche che fanno da cardine all’offerta artistica.
Appuntamento dunque a Capriva il 7-8 agosto, dove il festival ospiterà un secondo lavoro di Marta Bevilacqua, il concerto della Topolovska Minimalna Orchestra e le restituzioni delle restanti due residenze messe in palio con il bando Richiedo Asilo Artistico.
ESTATE (da LE QUATTRO STAGIONI)
coreografia Marta Bevilacqua
assistente alla coreografia Valentina Saggin
danza Angelica Margherita, Anna Savanelli, Valentina Saggin, Marta Bevilacqua, Luisa Amprimo
costumi Marianna Fernetich
produzione Arearea
POJANA E I SUOI FRATELLI
di e con Andrea Pennacchi
musiche dal vivo di Giorgio Gobbo, Gianluca Segato
produzione Teatro Boxer
in collaborazione con People
BOLL, IO E LORO
ideazione, immagini, musiche e software Paolo Scoppola
TURRIACO HOSTING
progetto e regia Eduardo Di Pietro
aiuto-regia e attrice Martina Di Leva
sound artist Matteo Martignoni
produzione Collettivo lunAzione
Progetto vincitore Richiedo asilo artistico 2020 Festival In\Visible Cities-Contaminazioni Digitali
WILDER BOY
ideazione e realizzazione Dynamis
comunicazione visiva Donato Loforese (Studio Co-Co)
produzione Dynamis, Teatro Vascello Centro di Produzione Teatrale
con il sostegno di Carrozzerie N.O.T., TdR-Teatro di Roma