GIORGIO FRANCHI | Un viavai di camion e furgoncini anima Capriva del Friuli, cittadina a pochi minuti da Gorizia, nei giorni che precedono la terza puntata del festival Contaminazioni Digitali, festival targato Associazione Quarantasettezeroquattro, quest’anno dedicato al rapporto dell’umano con la natura e a quello fra arte e scienza. Sono i preparativi per la due giorni del 7-8 agosto, tappa più breve di Turriaco ma altrettanto variegata a livello di linguaggi scenici: sedie per gli spettatori, ma anche luci e decorazioni per trasformare il giardino del Centro Civico in una piccola oasi di magia. Per chi ha visto questo posto fino a un giorno prima, sembra di trovarsi in un altro luogo.

Le danze si aprono con il concerto della Topolovska Minimalna Orkestra, ensemble della vicina Topolò, frazione di Grimacco, che propone la pietra miliare del minimalismo In C di Terry Riley. La disposizione di artisti e pubblico è particolarissima: l’orchestra si posiziona circolarmente attorno a un albero, il pubblico attorno all’orchestra come lo strato più esterno di una cipolla. Quando il concerto inizia, l’albero viene illuminato di una luce tenue azzurrina da alcuni fari posti alla sua base; ora sembra davvero di assistere a un rito, con un rimando al mondo della musica orientale e soprattutto indiana che ha ispirato Riley nei suoi studi sulla ripetizione come perno della composizione. Il pubblico partecipa con attenzione e si lascia trasportare da un brano che, se non fosse supportato da una tecnica eccellente e da un ambiente che ne permetta una buona fruizione, sarebbe molto difficile da seguire. Sarebbe stato interessante, a questo proposito, sentire qualche parola in più sull’opera, sulle sue peculiarità e sull’importanza che ha rivestito nella storia della musica, da parte del direttore Antonio Della Marina, che ha invece deciso di limitare il suo intervento a ciò che era strettamente indispensabile da sapere.

Il concerto della Topolovska Minimalna Orkestra (foto: Arianna Ioan)

Dopo una pausa di quindici minuti, in cui il festival invita gli spettatori a rinfrancarsi alla degustazione di vini locali Calici di Stelle, è il momento di A Straw in the Wind, di Elisa Dal Bianco e Walter Ronzani. I due, giovanissimi, sono tra i vincitori del bando Richiedo Asilo Artistico, grazie al quale hanno avuto uno spazio in cui provare per una settimana il loro concerto prima della restituzione. Elisa Dal Bianco durante lo spettacolo suona e mixa dal vivo un violino elettrico e una sega musicale. Le composizioni si ispirano al vento, alla sua dolcezza e distruttività viste nel rapporto con l’umano, come in una versione 2.0 delle Quattro Stagioni in cui però è la cifra emotiva a prevalere sullo stile descrittivo caro a Vivaldi. Ma siccome si parla di contaminazioni, alla musica si mescola con grande coerenza la video-installazione di Walter Ronzani, composta principalmente da video girati da lui stesso nel nordest con lo stesso tema che ispira le musiche.
Il risultato è un prodotto di qualità altissima, che viene difficile considerare come il primo studio dopo una residenza; ma soprattutto un viaggio per il pubblico, che ricambia con un lungo e meritato applauso. I brani sono coinvolgenti, i video poetici e originali; unici punti dolenti una divisione in atti poco chiara e il legame tra video e musica talvolta un po’ evanescente. Superati questi nei, per il duo potrebbe aprirsi un percorso di ampliamento del progetto che, come entrambi sottolineano, può permettersi di non avere confini. Gli spunti sono infiniti, la bravura non manca.

A Straw in the Wind, di Elisa Dal Bianco e Walter Ronzani (foto: Arianna Ioan)

La sera dell’8 si apre invece con la danza. Marta Bevilacqua, già ospite a Turriaco con l’Estate a marchio Arearea, ritorna con un assolo a tema migrazioni dal nome HOMING_Prima esplorazione in natura. Lo spettacolo è ancora uno studio, in cui l’artista testa il contatto con il pubblico in condizioni completamente opposte a quelle “da laboratorio”: spazio aperto, luce crepuscolare, un prato come parquet, sul quale tuttavia la danzatrice e coreografa si trova perfettamente a suo agio. Non a caso, le Quattro Stagioni di Arearea nascono esattamente per quella dimensione lì, sull’erba. Nella sua esplorazione, Marta Bevilacqua attinge a un vasto repertorio di tecniche per costituire una partitura originale: si possono scorgere richiami che attingono a Pina Bausch, Martha Graham e alla maschera di Lecoq, fino alla clownerie di una danza accompagnata da una grande bambola di pezza. Una radiolina in scena alterna musiche, spezzoni di film e notizie in varie lingue, fornendo un contributo drammaturgico suggestivo e mai banale. Il lavoro colpisce e lascia in balia di emozioni contrastanti, un barlume di gioia che vibra nel mezzo di un’angoscia che stringe la bocca dello stomaco. I momenti più interessanti sono sicuramente quelli in cui la performer si concede una vera e profonda scoperta dello spazio che la circonda, uscendo dai confini della scena o relazionandosi con la natura senza fingere di essere altrove.
In attesa della prima integrale il progetto potrebbe guadagnare da uno sfoltimento dei momenti più ripetitivi, che a volte rischiano di coprire gli attimi più interessanti.

Marta Bevilacqua in Homing, progetto di Arearea (foto: Arianna Ioan)

Il passaggio a Capriva si conclude con uno spettacolo multimediale: All you can Hitler, dei Peso piuma, duo con base a Milano composto dal regista Andrea Piazza e dal drammaturgo BR Franchi. Anche questo progetto, già presentato a Turriaco in forma di studio, è vincitore del bando Richiedo Asilo Artistico. Il tris di attori under 30 Riccardo Vicardi, Simone Cammarata e Riccardo Bursi dà voce a una commedia nera e politicamente scorretta sul Kiribati, il primo Paese che rischia di venire interamente sommerso dall’innalzamento del livello del mare dovuto all’inquinamento.

Finisce così anche la terza puntata di Contaminazioni Digitali, che ora aspetta i suoi spettatori a Duino-Aurisina (TS) il 12-13 settembre per la tappa finale; questa concluderà anche il ciclo di appuntamenti di In\visible Cities, che completa il binomio con Contaminazioni Digitali. Il percorso di In\visible Cities partirà da Gorizia il 28-30 agosto, passerà da Gradisca d’Isonzo il 3-7 settembre e infine a Duino-Aurisina.

Ma intanto i camion ripartono e la città di Capriva del Friuli ritorna alla normalità, con il ricordo di due giorni in cui il parco si è animato di voci, suoni e colori diversi. E, si spera, la voglia che tutto questo torni appena possibile.

 

TOPOLOVSKA MINIMALNA ORCHESTRA PLAYS TERRY RILEY IN C (1964)

sax alto e direzione Antonio Della Marina
pulsazioni Andrea “Cian” Blasetig
sax tenore Margherita Crisetig
clarinetti Clarissa Durizzotto
flauto Marija Miorelli
oud Riccardo Pitacco
chitarra elettrica Marco Bianchi
theremin e percussioni Leo Virgili
sintetizzatore analogico Giorgio Pacorig
piano elettrico Marta Vigna
basso elettrico Aljaz Skrlep
batteria Ermes Ghirardini
idiofoni Denis Zupin
live electronics Alessandro Ruzzier
in collaborazione con Stazione di Topolò

 

A STRAW IN THE WIND

video di Walter Ronzani
musica di Elisa Dal Bianco
progetto vincitore Richiedo asilo artistico 2020 Festival In\Visible Cities-Contaminazioni Digitali

 

HOMING_PRIMA ESPLORAZIONE IN NATURA

coreografia e danza Marta Bevilacqua
manipolazione musicale Walter Sguazzin
supporto tecnico Stefano Bragagnolo
elementi di scena Ilaria Bomben
produzione Compagnia Arearea
coproduzione HangartFest 2020
con il sostegno di Mibact, Regione FVG

 

ALL YOU CAN HITLER

testo e interfaccia video BR Franchi
regia, scene e costumi Andrea Piazza
con Riccardo Bursi, Simone Cammarata, Riccardo Vicardi
produzione Peso piuma
progetto vincitore Richiedo asilo artistico 2020 Festival In\Visible Cities-Contaminazioni Digitali