RENZO FRANCABANDERA | Ha debuttato il 24 settembre al Teatro delle Muse ad Ancona e sarà poi a Milano dal 22 ottobre al 1 novembre al Teatro Franco Parenti, Promenade de santè (Passeggiata di Salute), spettacolo tratto da un testo del 2010 di Nicolas Bedos, figlio dell’attore e umorista francese Guy Bedos, diventato noto nel 2004 anche come drammaturgo oltre che come autore satirico televisivo.
Ma forse fin qui ancora il nome non suggerisce abbastanza. In realtà in controluce, la genesi di questo spettacolo ha a che fare con il cinema.
Bedos è infatti il regista del recente film La belle époque presentato in anteprima al Festival di Cannes 2019 e alla Festa del Cinema di Roma nel 2019.
A mettere in scena lo spettacolo in questa nuova produzione di Marche Teatro è il regista ascolano di nascita Giuseppe Piccioni, collaboratore di Procacci e della Vertigo Film, vincitore di Nastri d’Argento e altri premi alla regia di cui ricordiamo, fra le altre, le regie cinematografiche di Fuori dal mondo (1999), Luce dei miei occhi (2001) e Cuori al verde (1996).
Evidentemente l’interesse del regista deve stare in qualche modo dentro il complesso universo delle relazioni interpersonali, spesso vissute con lo sdoppiamento di personalità, la doppia vita degli interpreti, fra realtà e fantasia. Era quello che succedeva per certi versi in Luce dei miei occhi per il quale i due protagonisti, Luigi Lo Cascio e Sandra Ceccarelli, si aggiudicano la prestigiosa Coppa Volpi come miglior attore e migliore attrice al Festival del Cinema di Venezia.
In Promenade la coppia è ancora una volta di interpreti che hanno grande dimestichezza sia con il medium teatrale che con quello cinematografico. Piccioni per il cinema aveva già diretto Filippo Timi in Questi giorni (2016) e Lucia Mascino in Il rosso e il blu (2012).
I due sono spesso assieme sul palcoscenico teatrale (a dire il vero da oltre 20 anni, dai tempi dei laboratori bolognesi del ’97 di Barberio Corsetti), oltre che protagonisti insieme di una ampia serialità televisiva che li ha in qualche modo consacrati come coppia artistica.
La scelta registica di Piccioni è quella di giocare sul doppio codice, con uno spazio scenico definito da un rettangolo luminoso con due panchine e un lampione. Sullo sfondo una superficie di proiezione usata non di rado come ambientazione del reale scenico, ma altre come dinamica duale, e proiezione ulteriore dell’inconscio dei due, con rimandi concettualmente ricchi e fecondi, dal punto di vista creativo.
Le determinazioni sul registo interpretativo al netto delle (purtroppo) non rare esigenze di Timi di trovare riscontro di sè nella platea con taluni ammiccamenti, ha invece una preziosa logica molto intima e tutta dentro le mura dello spazio scenico (motivo per il quale le rotture della quarta parete risultano a conti fatti superflue).
Elegante e intensa la Mascino nel ruolo della psicotica dal profilo ninfomaniaco, che incontra un uomo al parco e con questo attiva una dinamica conflittuale di confessione slabbrata, fra desideri, manie, erotismo, dando vita anche a qualcosa in più di una storia romantica ambientata fra le mura di un reparto psichiatrico, come una battuta dello spettacolo sembra suggerire in cerca di una autodefinizione ironica.
Il testo gioca molto su una “scorrettezza” da sala, proponendo un registro verbale di cui la traduzione di Monica Capuani preserva l’intenzione originaria e la fallosità rispetto allo spettatore, messo a nudo davanti alle dinamiche di piacere e costrizione che vive nel suo mentale senza quasi mai poterle verbalizzare e rendere pubbliche. Lo spettacolo finisce così per creare una sorta di riflesso e gioco di specchi in scena e nel testo, ma anche fra sala e palcoscenico, che arriva comunque, pure con la quarta parete ben eretta.
Timi è prezioso e intensissimo nella parte filmica e nella seconda parte dello spettacolo, quando la complessità psicologica dei suoi personaggi aumenta e si riverbera nei giochi di luci e ombre interiori, cui Lucio Diana, con il suo bellissimo disegno luci e le ombre in scena, regala ancora più nitore.
Il pubblico vive il progressivo disvelamento dell’inganno drammaturgico, del gioco di coppia, dello sviluppo della relazione e dei suoi piani di rappresentazione in un crescendo di distacco, respingimento, attrazione erotica ed emotiva, in un complesso e contraddittorio sistema di relazione con lo spettacolo che ha un sapore moderno ma a cui Piccioni regala una delicatezza capace di gestire le due figure in scena, finanche ironizzando nel finale con la famosa quarta parete, e giocando assai bene sulla relazione possibile fra cinema e teatro, cosa invero rarissima da riscontrare in sala e della quale, invece, in questo spettacolo viene proprio data una esemplificazione raffinata. Da questo punto di vista si tratta di una regia preziosa e di cui rimarcare il valore: ironica, mai invasiva o appariscente pur nella continua esibizione del codice e del gioco fra i media, una regia che decide facendo in modo che tutto sia così naturale da lasciare nell’osservatore la sensazione di qualcosa che avrebbe dipinto uguale, se solo fosse stato libero di dire apertamente di sè, cosa che anche il testo di Bedos facilita e anzi, ispira.
Promenade de santé ha aperto apre la programmazione invernale 20/21 di Marche Teatro. Lo spettacolo è il primo dei quattro appuntamenti di Poker d’Assi, spettacoli in abbonamento che saranno in scena al Teatro delle Muse da settembre a dicembre 2020, tutte nuove produzioni di Marche Teatro con protagonisti della scena teatrale italiana, diversi tra loro per appartenenza generazionale e stile. Dopo Promenade de santé, seguirà Carrozzeria Orfeo con il paradossale, feroce e quasi profetico Miracoli metropolitani scritto da Gabriele Di Luca, e poi ancora Marco Baliani con Una notte sbagliata, spettacolo scritto dallo stesso Baliani e diretto da Maria Maglietta, e chiuderà il programma Carlo Cecchi con due atti unici di Eduardo De Filippo tra cui l’inedito per la scena: Dolore sotto chiave insieme allo spassoso, Sik sik l’artefice magico.
PROMENADE DE SANTÉ
Passeggiata di salute
di Nicolas Bedos
traduzione di Monica Capuani
con Flippo Timi, Lucia Mascino
regia Giuseppe Piccioni
scene e luci Lucio Diana
costumi Stefania Cempini
musiche originali Valerio Camporini Faggioni
produzione Marche Teatro