RENZO FRANCABANDERA | Si conclude domani la Settimana delle Residenze Digitali, un vero e proprio festival on line dedicato alle contaminazioni tra teatro, danza e ambiente digitale che sperimenta nuove forme di creazione e di fruizione. Parliamo di un progetto di Centro di Residenza della Toscana (Armunia – CapoTrave/Kilowatt), in collaborazione con AMAT e Anghiari Dance Hub, in partenariato con ATCL per Spazio Rossellini, in collaborazione con Regione Marche, Regione Toscana, Regione Lazio, MiBACT e alcuni Comuni del territorio.
I vincitori sono risultati la compagnia spagnola Agrupación Señor Serrano (Barcellona) con Prometheus, serie video-teatrale basata sul mito greco, Nicola Galli con il suo lavoro presentato a inizio Novebre Genoma scenico, Simone Pacini – Giselda Ranieri con Isadora – the Tik Tok dance project dedicato alla generazione Z che chiude domani il festival, e in mezzo Enchiridion con Shakespeare Showdown/ Romeo & Juliet, progetto di sviluppo di un videogioco sulle opere shakespeariane e Anatomies of Intelligence di Umanesimo Artificiale/Joana Chicau e Jonathan Reus, oltre al progetto K di Illoco Teatro. Al bando hanno partecipato circa 400 compagnie da tutta Italia e dall’estero, con proposte assai distinte, modelli ibridi con i quali far interagire il pubblico. Una scelta pare non facile quella della giuria, ma che ha comunque delimitato un interessante spaccato di mezzi e linguaggi che ancora oggi e domani è possibile “assaggiare” online.
Visto che l’attività del teatro si è repentinamente trasferita sul web e con esiti che spesso non hanno tenuto conto del contesto in cui si andava a intervenire, il tentativo degli artisti coinvolti è stato quello di indagare anche i limiti della comunicazione via web e del coinvolgimento degli spettatori.
Raccontiamo qui dell’operazione Prometeus, realizzata dal collettivo spagnolo Agrupación Señor Serrano, costituito da Àlex Serrano, Pau Palacios e Barbara Bloin, diventata negli ultimi anni una formazione dal respiro internazionale, già vincitrice nel 2015 del Leone d’Argento alla Biennale di Venezia, grazie anche all’utilizzo dei media digitali, affiancati a quelli tradizionali per estendere i confini del proprio teatro. Le produzioni di Señor Serrano fondono, come noto, performance, testi, video, suoni a universi in miniatura che vengono ripresi tramite telecamere e proiettati su grandi schermi a teatro, con il fine di mettere in scena storie sull’esperienza umana contemporanea, superando così i vincoli di unità spazio tempo che il teatro per sua natura per molti versi impone.
Il progetto nasce con l’idea di una serie dedicate all’attualità del mito: ci saranno più puntate, ciascuna di 45 minuti, dedicata a un mito greco. La prima su Prometeo, la seconda Antigone, quelle finora definite. Si tratta di performance online interattive, che vedono coinvolti piccoli gruppi di bambini, con l’obiettivo di creare possibilimente anche un dialogo con loro, che fin dall’inizio vengono chiamati per nome e accolti, resi autonomi nell’accendi e spegni il microfono dall’intervento dei genitori.
La Didattica a distanza aveva già scavato il solco…
Negli ultimi cento anni, e in particolare dopo le due guerre mondiali, anche grazie alla mano di vernice dorata che sul fiabesco tradizionale ha dato l’industria dei cartoni animati targata Walt Disney e affini, questo genere narrativo ha perso una caratteristica che ha avuto pedagogicamente per secoli, ovvero quella di avvicinare i bambini alla dimensione adulta ma anche di metterli in guardia dai pericoli, risolvendosi in un tripudio di principesse e principi, per sostenere la rete vendita di abbigliamenti e gadget.
Le dinamiche più dure che le fiabe conservavano al loro interno, anche violente, sono ora spesso totalmente dimenticate o rimosse. Dopo le due guerre mondiali di violenza se ne era vista fin troppa e l’industria americana lanciò i cartoni animati buoni e i supereroi, in cui il bene stava sempre dalla stessa parte, e in cui le sorellastre di Cenerentola non si segano i piedi nel tenativo di farceli entrare nella scarpina di cristallo. Il pauroso, la possibilità che non tutto vada bene, è limitata al tempo della suspance cinematografica e poco più.
L’operazione di Agrupación Señor Serrano con il Prometheus è proprio quella di provare a raccontare una fiaba senza lieto fine.
Partendo dalla tragedia eschilea che riprende il mito e di cui viene mostrato il testo, l’idea sviluppata dal collettivo è quella di agganciarla alla letteratura di sempre, stabilendo il legame con il Frankenstein di Mary Shelley.
Le questioni che la creazione affronta vanno dalla sfida ai divieti imposti dalla legge, alle domande su cosa sia il bene per un singolo e per una collettività.
“Prometheus è una serie teatrale basata su una visione critica dei miti greci destinata a un pubblico familiare, in particolare ai bambini dai 6 agli 11 anni. Propone più episodi, ciascuno dedicato a un mito, e realizzati attraverso un narratore, dei personaggi Lego, una videocamera in diretta e risorse online. Cerchiamo di fornire ai bambini una visione critica e dirompente della mitologia che è alla base del nostro sistema culturale, attraverso un linguaggio multimediale, vicino e molto diretto. Il progetto nasce dal fatto che io e Alex, altro socio della compagnia, siamo genitori e sentivamo l’esigenza di condividere il nostro mondo con i nostri figli”, ha dichiarato Pau Palacios in una intervista sul progetto.
I bambini vengono progressivamente avvisati che la storia andrà via via a fare sempre più paura, e che non finirà bene, ma con una realizzazione grafica e di immagini che è quella delle piccole scenette ricostruite con i personaggi Lego.
I giovani spettatori affrontano diversi temi: si racconta che chi lotta per il bene altrui o per la ricerca non sempre finisce bene, che la società spesso non corre in aiuto di chi lotta per la libertà e i diritti, e in diversi contesti si fa riferimento al tempo presente.
Di tanto in tanto sono chiamati a dire la loro, ad esporre il loro punto di vista, e gli viene chiesto se vogliono continuare a sentire la storia, anche se diventa triste o va a finire male.
I bambini, che in questo periodo non hanno potuto frequentare nessun teatro, cosa a cui erano abituati dalle dinamiche scolastiche con una frequenza sana e importante, reggono la fruizione digitale, che sicuramente resta più interessante per un pubblico dagli 8 anni in su mentre è più complesso per bambini di 6-7 anni sopratutto nelle dinamiche interattive a distanza, che restano comunque il grande vulnus della pratica online. Superare la timidezza già è complesso di suo, farlo online con persone che non si conoscono, per molti è davvero complicato, e lo spettacolo da questo punto di vista pone in evidenza questo tema.
Peraltro non esiste un vero e proprio spazio di dibattito fra i bambini, sia per evitare che qualcuno si scolli del tutto dalla narrazione o si annoi a distanza, sia perchè è difficile coinvolgere i bamini su queste questioni da remoto, in una conversazione su temi che ad un certo punto riguardano anche il presente.
Ad un certo punto infatti lo spettacolo parla di capitalismo, di Julian Assange, ma senza spiegare il senso di queste parole o la portata storica di queste persone, che forse per i bambini non sono sempre conosciute o comprese. Lo spettacolo sicuramente sul tema del capitalismo, lascia la parola lì senza approfondirla, mentre demanda ai bambini il compito di chiedere ai genitori di raccontagli, a fine spettacolo, la storia di Julian Assange, che in diversi momenti dello spettacolo viene iconicamente riproposto a video come nuovo Prometeo. L’idea che la rete sia il luogo delle nuove battaglie e delle nuove dinamiche sociali viene confermata da Palacios che ritiene che il mito di Aracne racconti meglio di tutti questo anno incredibile della storia dell’umanità contemporanea, “ma non per la pandemia e l’incertezza, ma perché la rete sta prendendo una rilevanza assoluta”.
Il festival continua in questi giorni: allo spettacolo del collettivo catalano è seguito Anatomy of Intelligence, progetto ideato dagli artisti internazionali Joana Chicau e Jonathan Reus – entrambi residenti in Olanda – della compagnia italiana Umanesimo Artificiale fondata da Filippo Rosati. Poi c’è 𝘒, un’indagine interattiva sul disperso Karl Rossmann a cui gli spettatori possono partecipare su una piattaforma realizzata ad hoc, tratta dal romanzo America di Kafka trasformato in produzione digitale e nato dalla collaborazione tra la compagnia Illoco Teatro – fondata da Roberto Andolfi, Annarita Colucci e Adriano Dossi – e gli studenti del Corso di Scenografia virtuale dell’Università La Sapienza diretto dal regista e scenografo Francesco Calcagnini.
Fino a stasera (ore 21) 50 spettatori alla volta potranno vivere l’esperienza di Shakespeare Showdown – With a Kiss I Die, ideato da Francesca Montanino, Mauro Parrinello, Matteo Sintucci, del collettivo torinese Enchiridion, una riscrittura di Romeo e Giulietta sotto forma di videogioco.
Domani 6 dicembre (ore 17), si chiude con Isadora – The TikTok Dance Project, ideato dalla danzatrice e coreografa Giselda Ranieri, dall’esperto di comunicazione digitale Simone Pacini e da Isabella Brogi ed Elisa Sirianni, cercando di coinvolgere su TikTok la generazione Z nella produzione di video di danza contemporanea.
Tutte le performances sono accessibili online, al costo simbolico di 3 € a biglietto: www.liveticket.it/residenzedigitali. Le informazioni e credenziali di accesso alle singole performances verranno inviate via email dopo l’acquisto del biglietto.