LAURA BEVIONE | «Addormentata e sospesa»: così si definisce, circa a metà dello spettacolo la protagonista di Volo, lavoro scritto, diretto e interpretato dall’artista piemontese Francesca Brizzolara e incentrato sul doloroso tema della violenza contro le donne (qui la nostra intervista all’artista).

La creatura – senza nome ma con storia e personalità tutt’altro che indefinite ed evanescenti – cui Francesca dà vita sul palco è una donna che, lentamente e dolorosamente, riesce ad aprire gli occhi e, sveglia e determinata, sa emanciparsi da una situazione di prigionia, psicologica prima ancora che fisica.
Una parabola fortunatamente a lieto fine, un esempio di forza e consapevolezza della propria dignità, incarnata in scena con una scientifica consequenzialità che, pur non escludendo emotiva partecipazione, scansa tanto la retorica quanto l’effimera indignazione che accompagnano e chiosano ogni volta l’ennesimo caso di femminicidio registrato nelle pagine di cronaca.

Brizzolara, in effetti, è interessata in primo luogo a esplorare e accompagnare il movimento interiore di una donna che, acquisita la consapevolezza di essere vittima, lotta per ridiventare una persona, autonoma e libera/liberata. Un percorso articolato in otto quadri, sequenze teatrali intervallate dal buio e sintesi di movimenti interiori così come di eventi esterni – la quotidianità violenta, la definitiva scelta di andarsene…

Allo stesso modo la scenografia combina realtà e metafora, esterno e interno: un fitto tappeto di foglie secche ricopre il palcoscenico arredato con un tavolo e un paio di sedie, a suggerire una domesticità niente affatto rassicurante però. Uno spazio reale e simbolico, che riflette esso stesso il cammino verso la liberazione intrapreso dalla protagonista: ecco, allora, che, nella parte conclusiva dello spettacolo, lo spazzare via le foglie con un aspiratore elettrico diviene emblematico atto di orgoglioso e deciso affrancamento da un carnefice di cui si riconosce alfine la psicotica fragilità.

Nel finale la protagonista scopre come non sia necessario possedere poteri straordinari, essere WonderWoman ovvero l’eroina di Kill Bill interpretata da Uma Thurman o, ancora, la biblica Giuditta che decapita Oloferne – personaggi evocati dalla stessa Brizzolara, in completo aderente di pelle rossa e spada virilmente brandita, nel quadro introduttivo – per affermare il proprio diritto a vivere libera, bensì sia sufficiente riconquistare fiducia, “svegliandosi” e affidando la propria ragione di essere in primo luogo a se stesse.

www.tecnologiafilosofica.com;  www.morenica.org

VOLO
Il primo passo è staccarsi

di e con Francesca Brizzolara
luci Agostino Nardella
produzione Tecnologia Filosofica, Morenica-Cantiere Canavesano;  con il sostegno di Regione Piemonte, TAP, La grande invasione, La casa delle donne di Ivrea; in collaborazione con Progetto Violetta-la forza delle donne, Comune di Burolo, Spazio Baobab