GIORGIO FRANCHI | Ripartire, si è ripetuto come un mantra nei passati dodici mesi. E –perché no? – scegliere come punto di inizio le origini, geografiche e artistiche. Dal 10 marzo Teatro Invito di Lecco, in collaborazione con RCI Radio, ha lanciato il suo radiodramma Il romantico guarito, quasi un unicum per il panorama teatrale che in tempi di pandemia ha virato decisamente verso il videospettacolo. Una scelta che, premiando l’ascolto, si propone di dare nuova visibilità a un grande artista lecchese talvolta dimenticato: Antonio Ghislanzoni, esponenente della Scapigliatura, librettista di Aida e autore di racconti, tra cui Un suicidio a fior d’acqua da cui è tratto il radiodramma (edito da Polyhistor Edizioni).
L’opera, ambientata tra Lecco e dintorni nel 1854, narra le gesta del giovane Arturo Leoni, figlio di un commerciante di seta che lo manda nella città lombarda per fare pratica in bottega. Le venature di satira a stili e costumi dell’epoca, unite a un umorismo leggero e frizzante, rendono questa trasposizione del racconto del Ghislanzoni un prodotto decisamente godibile anche per chi lo ascolta nel 2021. Abbiamo chiesto a Luca Radaelli, direttore artistico di Teatro Invito e curatore del radiodramma, di parlarci di questo divertente viaggio a puntate nella Lecco austroungarica.
Il romantico guarito è un progetto atipico, sia perché parte da un autore non conosciutissimo come romanziere sia per la scelta di farne un radiodramma. Da dove nasce l’idea?
Ci ponevamo la domanda, come tutti, di cosa fare in questo periodo di pausa. Nel frattempo viene ripubblicato questo romanzo umoristico, Un suicidio a fior d’acqua (che nel radiodramma diventa Il romantico guarito), a cura di una casa editrice di Lecco, cittadina dov’è ambientato il racconto. Mi faccio mandare in anteprima il testo dall’editore e scopro che non sarà forse un capolavoro della letteratura, ma è sicuramente apprezzabile. Così abbiamo pensato al radiodramma, una forma che ci è sempre piaciuta, ed è stata per tutti noi una prima volta: non eravamo attrezzati tecnicamente, abbiamo montato uno studio di registrazione nei camerini del nostro teatro…
Sono molti gli artisti che, in questo periodo, trovano difficoltà a concentrarsi sulla propria produzione. Come se ne esce?
Ti confermo la crisi creativa. È difficile pensare in prospettiva, lo scoglio più grande è tutto ciò che riguarda il processo produttivo. Ciò detto, si sente sempre il bisogno di fare qualcosa. L’adattamento di un testo, da questo punto di vista, non richiede lo stesso apporto creativo che scriverlo da zero. A Teatro Invito ci siamo sempre dati da fare per non sentirci inutili, dalle poesie al telefono per San Valentino alle registrazioni in studio delle canzoni dei nostri spettacoli per bambini. L’idea di fare progetti più complessi rimane, ma attendiamo il momento giusto.
Teatro Invito ha sempre mantenuto un forte legame con il patrimonio artistico del territorio.
Sono molto legato a questi luoghi, dove sono nato e dove vivo. Abbiamo dedicato vari spettacoli a personalità legate a Lecco, a partire da Manzoni fino alla rielaborazione di eventi più recenti: abbiamo fatto uno spettacolo su Eluana Englaro (Una questione di vita e di morte – Veglia per E.E., qui la recensione di PAC), oltre che sull’alpinista ed esploratore Walter Bonatti (In capo al mondo – recensione) che a Lecco ebbe il battesimo da giovanissimo scalatore. Credo che le storie più interessanti possano trovarsi a cento metri da casa propria.
La valorizzazione delle storie locali procede di pari passo con quella dei luoghi naturali. Ce ne parli?
A contatto con l’ambiente della provincia organizziamo due festival: I luoghi dell’Adda e L’ultima luna d’Estate, che si svolgono all’aria aperta, in cascine, piazze, giardini e monasteri. Anche il Vimercate Ragazzi Festival, che organizziamo insieme a Campsirago Residenza e delleAli Teatro, ha varie tappe disseminate tra parchi e luoghi urbani. Quest’anno si svolgerà l’11, 12 e 13 giugno, con alcune delle proposte più interessanti del teatro ragazzi. La novità di quest’anno sono i due premi, quello della critica e quello della giuria popolare, istituiti dal Comune di Vimercate.
La filosofia del teatro fuori dal teatro ci porta a selezionare compagnie che non si appoggino troppo a elementi tecnologici, ormai molto presenti a teatro. Questa dello spettacolo all’aperto nasce anni fa come scelta artistica, oltre a garantire oggi la sicurezza degli spettatori in tempi di covid. Come diceva Peter Brook, è sufficiente una persona che fa un’azione e un’altra che guarda e il teatro c’è già.
Possiamo quindi aspettarci una trasposizione all’aperto del racconto di Ghislanzoni?
L’idea c’è, ma è ancora molto vaga. A me piacerebbe partire dal quartiere di Maggianico, dove la storia è ambientata e dove Ghislanzoni stabilì un circolo scapigliato, a cui presto si unirono i musicisti Amilcare Ponchielli e Carlo Gomes. Riprendere un’altra formula di tempi passati: quella del café chantant dove le persone possano sedersi a un tavolino mentre, fra musica, canto e poesia, si rievoca un’epoca passata. Il racconto è ambientato nel 1854: non c’era ancora l’unità d’Italia ma il Teatro della Società e altri luoghi lecchesi sono già riconoscibili.
A proposito di musica: il 25 marzo è stato il settecentesimo anniversario della morte di Dante, che voi intendevate celebrare con uno spettacolo a tema in chiave jazz, L’ora che volge ‘l disìo.
Lo spettacolo nasce da una collaborazione con il pianista jazz Arrigo Cappelletti. Il tema dantesco è assai battuto in quest’anno, ma sono soddisfatto del nostro risultato, è una versione originale che si concentra sulla musicalità e sul ritmo dei versi del poeta. Il debutto è rimandato alla rassegna I Luoghi dell’Adda, ma stiamo lavorando per portarlo anche in Svizzera, a Lucerna e Zurigo, poi forse anche oltreoceano.
Parlando di spettacoli rinviati, la prima di Dove sono le lucciole, dedicato alla nascita di Pasolini come poeta, è stata spostata da marzo 2020 a giugno 2021 e debutterà a Castelfiorentino, al Festival Teatro fra le generazioni organizzato da Giallomare, ma la procrastinazione forse non sarà un danno: ci avviciniamo al centenario della nascita di Pasolini che ricorrerà a marzo 2022.
Appuntamento, quindi, all’estate?
L’imprevisto è dietro l’angolo ma sono un inguaribile ottimista. Ci tengo a dire che tutto questo non sarebbe mai successo senza l’aiuto di chi lavora per portare avanti Teatro Invito. Tutti sono stati disponibili a prestare la propria voce, a fare il lavoro di fonica, di costruzione; in un momento di difficoltà questo aspetto si sente particolarmente. Mentre registravamo ospitavamo, come si dice adesso, in “residenza” presso Spazio Teatro Invito gli Eccentrici Dadarò: è stata una boccata d’aria fresca, potersi incontrare nell’atrio e confrontarsi sul reciproco lavoro, vedere il palco abitato. È troppo forte il bisogno non solo di socializzare, ma anche di condividere, mettere in comune, scambiarsi idee, opinioni, anche affetto ed emozioni: tutto quello che rappresenta il motivo per cui facciamo questo maledetto lavoro.
Immagine di copertina tratta da Pescarenico, di Gerolamo Induno