MATTEO BRIGHENTI | Italia, Slovenia, Croazia. È l’Europa Unita intorno a FESTIL_Festival estivo del Litorale. È tornato a Trieste e a Udine dal 25 giugno e continua fino al 6 agosto, giungendo alla sesta edizione, l’unico Festival di prosa del Friuli Venezia Giulia riconosciuto e sostenuto dal Ministero della Cultura. È diretto da Alessandro Gilleri, Tommaso Tuzzoli e Katja Pegan che cura anche la parte slovena con Neva Zajc, ovvero il Primorski Poletni Festival/Festival estivo del Litorale. Il legame transfrontaliero e internazionale si consolida con la promozione delle attività di FESTIL in tutta la Croazia. «Attraverso collaborazioni – spiega Tuzzoli a Pac – siamo riusciti a trovare un punto di unione nella drammaturgia, nel lavoro sulla scoperta di autori, dato che nelle altre zone ci sono anche le varie comunità con le quali cerchiamo di relazionarci, anche teatri, come in Croazia il Dramma Italiano del TNC Ivan De Zajc e il Gledalisce Koper».
La programmazione, estesa su sei settimane, conta venticinque eventi, quattordici spettacoli, di cui sei sono prime nazionali o assolute. A temi civili e sociali, come l’ecologia e le migrazioni, si affianca la riflessione su alcuni dei capitoli più drammatici della Storia del Novecento. Non mancano, poi, omaggi a Fëdor Michajlovič Dostoevskij, a Fabrizio De André e a Dante Alighieri, in occasione dei rispettivi anniversari. «Entrare in contatto con teatri riconosciuti negli anni e con istituzioni culturali che sono identitarie del territorio – prosegue il codirettore artistico di FESTIL – aiuta a far sì che il nostro progetto cresca in visibilità per coinvolgere un pubblico sempre più diversificato».
È la peculiarità del Festival, come riveliamo in questa intervista esclusiva: vive di intrecci e di scambi tra comunità differenti e Paesi confinanti. FESTIL è di sana e robusta costituzione mitteleuropea.
Com’è nato FESTIL_Festival estivo del Litorale?
FESTIL è nato nel 2016. L’idea fa parte di un progetto più ampio, Muggia Teatro, diviso in due parti: la prima legata all’estate, al Primorski Poletni Festival, che in sloveno significa Festival estivo del Litorale; la seconda rappresentava la stagione invernale. Nel 2016 tutto il progetto ottenne il riconoscimento dal Ministero come progetto speciale. Fino al 2020, quindi fino all’anno scorso, il progetto si chiamava Muggia Teatro Festival estivo del Litorale, per poi trasformarsi nel progetto autonomo di FESTIL_Festival estivo del Litorale.
Come avete vissuto e attraversato questo tempo pandemico? Come siete riusciti a mantenere salda la prospettiva del Festival da un anno all’altro?
Tutta la volontà di rendere FESTIL un progetto autonomo nasce proprio dal riconoscimento che nel 2018 abbiamo ottenuto dal Ministero come festival di prosa. La nostra idea è stata costruire un Festival che guardasse innanzitutto all’internazionale e al transfrontaliero, tant’è vero che collega tre diversi stati: Croazia, Slovenia e Italia e, nello stesso momento, il punto centrale voleva essere portare spettacoli di drammaturgia contemporanea – il sottotitolo del Festival è Drammaturgia contemporanea dall’Istria al Friuli – per sostenere e valorizzare gli autori e le compagnie conosciute e meno conosciute del panorama italiano e che faticano a immettersi nei circuiti del Friuli Venezia Giulia.
La pandemia ha creato sicuramente tante preoccupazioni legate all’organizzazione e ai problemi oggettivi di riduzione delle capienze, di protocolli, di pubblico. La spinta più forte, però, è stata il dialogo con le altre compagnie: si sentiva forte la paura del non tornare in scena. Tentare a ogni costo di riaprire gli spazi sia all’aperto che al chiuso anche con posti ridotti ha premiato la volontà di continuare nonostante tutte le difficoltà, sostenuti anche, nel nostro caso, dalla Regione, dal Comune e dal Ministero della Cultura. Il Comune di Udine ci è venuto incontro rispetto ai parametri e alle risorse, aumentate rispetto al passato.
Siete l’unico Festival di prosa del Friuli Venezia Giulia riconosciuto dal Ministero. Sentite il carico di una responsabilità nuova?
Siamo contenti che il lavoro che abbiamo espresso in questi anni sia stato riconosciuto. La responsabilità l’abbiamo nel momento in cui decidiamo di sviluppare attività di carattere culturale. La vera responsabilità è quella che abbiamo quando lavoriamo in situazioni precarie, con artisti che vivono tante volte in situazioni, come ha dimostrato la pandemia, sempre sul filo della precarietà; quindi la responsabilità è a monte.
Il Festival ci ha aiutato, e le risorse ministeriali ci hanno aiutato a sviluppare le attività su più Comuni – infatti il Festival oggi si svolge a Trieste e a Udine – e ci ha permesso di intrecciare rapporti con altri enti pubblici che pian piano stanno guardando il tipo di programmazione che realizziamo e con i quali abbiamo iniziato un proficuo dialogo.
Quale dialogo instaura FESTIL con i luoghi di Trieste e di Udine?
Proprio quest’anno il Festival è riuscito a creare in Trieste una rete di istituzioni culturali molto importante, sia teatrali che non; infatti i luoghi, tra gli altri, dove si svolgeranno gli spettacoli saranno la Sala Beethoven, da poco rinnovata e nel cuore di Trieste, così come la Sala del Trono del Museo Storico e Parco del Castello di Miramare, e il Politeama Rossetti a Trieste che ospiterà nella Sala Bartoli un nostro spettacolo. Ci sono poi anche strutture con le quali già collaboriamo da tempo, come il Teatro La Contrada, che aprirà il Teatro dei Fabbri per ospitare l’ultima parte della rassegna a Trieste.
A Udine, invece, siamo riusciti a rientrare quest’anno nel cartellone di Udinestate21, ottenendo un contributo da parte del Comune di Udine ma soprattutto, dopo l’esperienza dello scorso anno, tutte le nostre attività che si svolgeranno a Udine saranno in collaborazione tra FESTIL_Festival estivo del Litorale e Teatro Contatto Blossoms/Fioriture, progetto del CSS Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia.
Quale riconoscibilità esprime la nuova edizione del Festival?
Il Festival, che quest’anno è in proroga dal 2021 con il Ministero (questo viene chiamato “l’anno ponte” per il riconoscimento ministeriale), è riuscito a continuare e a dimostrare il suo valore di ponte con l’Est Europa. Quest’anno, infatti, abbiamo tre ospitalità internazionali: due del Dramma Italiano, che è parte del Teatro Nazionale Croato Ivan De Zajc, e una della GLugL, altra struttura di teatro croata.
Abbiamo quindi tre ospitalità internazionali in cui le tematiche sono legate al nostro territorio ma abbiamo anche spettacoli i cui testi fanno incontrare autori di nazionalità diverse. Oltre alla chiave internazionale c’è il forte segno che abbiamo voluto dare ospitando e co-producendo giovani artisti, perché tra le categorie più colpite dal settore.
Chi sono per voi i “giovani”?
In Italia si è giovani anche dopo i 40 anni, e questo è un dato: siamo sempre giovani in teatro! Per “giovani”, però, noi intendiamo le realtà emergenti, quelle compagnie o gruppi di artisti che nonostante esperienze nazionali e anche internazionali faticano a essere riconosciuti da operatori e da un pubblico più ampio. E, a proposito del pubblico, il nostro progetto non solo ospita una serie di autori e di registi giovani ma propone anche spettacoli per un pubblico molto giovane: a quest’ultimo, infatti, abbiamo dedicato una sezione del Festival.
Soprattutto ai più piccoli, durante la pandemia, è stata tolta la possibilità di nutrirsi di spettacoli: abbiamo inaugurato il Festival il 25 giugno proprio con uno spettacolo adatto a tutti, Adriatico di Siniša Novković, con Serena Ferraiuolo, Giuseppe Nicodemo e Andrea Tich.
Avremo anche altri appuntamenti per i più piccini: a Udine il 24 luglio, Mala Sirena/La Sirenetta, scritto, diretto e interpretato da Katarina Arbanas e Giulio Settimo, uno spettacolo che, come altri in programma, intende valorizzare l’aspetto interculturale di un territorio di confine come il nostro, perché vede collaborare artisti e produzioni di nazionalità differenti. E il 29 luglio ci sarà Il Minotauro di e con Roberto Anglisani, una produzione CSS che affronta il tema della diversità.
Il teatro per FESTIL si direbbe uno spazio, prima di tutto, di riflessione e aggregazione di un’intera comunità.
Sì, il teatro si identifica come uno spazio comunitario. In questo momento una delle funzioni fondamentali di FESTIL è cercare di mettere insieme e creare, con il tempo, un flusso di pubblico che possa partecipare alle diverse attività, essendo noi collegati con il Primorski Poletni Festival ci auguriamo che il pubblico sloveno e quello italiano possano partecipare al nostro quanto al loro Festival: la pandemia ha interrotto la possibilità di spostarci.
Questa è ovviamente solo una sospensione dell’idea di un Festival Internazionale transfrontaliero. Resta una delle peculiarità di FESTIL la sua posizione strategica, anche quando questa deve fare i conti con un passato non facile, che per mezzo della cultura, però, può sicuramente diventare protagonista.
In programma letteratura, musica, poesia: possiamo definire FESTIL come un festival plurale, non solo da un punto di vista geografico?
L’offerta di FESTIL è sicuramente plurale, anche rispetto ai temi che tratta. Da un punto di vista geografico la nostra programmazione ospita compagnie che arrivano da Palermo o da Napoli tanto quanto dalla Croazia, da Roma o da Milano. Abbiamo, insomma, compagnie che vengono da tutta Italia. Una pluralità che è anche nelle tematiche che andiamo ad affrontare, nonostante questa edizione abbia preso poi una piega più legata ai temi civili, ma forse, dopo tutto quello che è accaduto, era anche giunto il momento di fermarsi a riflettere su alcuni momenti epocali cruciali.
Pensa ai fatti drammatici del G8 (GiOTTO – Studio per una tragedia di e con Giuseppe Provinzano, in scena il 22 luglio a Trieste), o alla figura di Franz Stangl, comandante dei campi di sterminio di Sobibór e Treblinka in Polonia, che ha anche operato all’interno del territorio del Friuli Venezia Giulia (In quelle tenebre – La verità è un intreccio di voci di Gitta Sereny, con Nicola Bortolotti e Rosario Tedesco, in scena il 9 luglio a Udine).
Interseca lo stesso territorio la leggenda su Dante, secondo la quale il Sommo Poeta avrebbe attraversato questa regione e, sostando all’interno del Castello di Tolmino, composto qui alcune parti dell’Inferno della Divina Commedia: vere o false che siano, leggende come questa rientrano in un immaginario collettivo, tramandandosi nei secoli (Dantis Exilium – una storia di confini, profuganze, inferni, una produzione Tinaos in debutto a Udine il 4 agosto e in replica a Trieste due giorni dopo).
In definitiva, qual è il “di più” di FESTIL nel panorama italiano e internazionale?
Una delle frasi che spesso cito, scritta negli anni Settanta da Danilo Kiš, dice che per costruire un’Europa Unita il collante vero deve essere la cultura, prima ancora che il mondo economico. Il “di più” è quindi composto dall’aggregazione di geografie, da questo fluire del pubblico da un Paese all’altro, sperando che questo passaggio cresca nei prossimi anni una volta superata la pandemia. Anche la promozione integrata delle nostre attività è una caratteristica del Festival: non solo questa avviene attraverso gli enti del territorio, ma anche a livello internazionale.
Grazie al Primorski Poletni Festival, infatti, tutta la nostra programmazione è diffusa sul loro territorio e questo permette una maggiore visibilità per i nostri artisti in quei contesti. Capita raramente di avere la consapevolezza che altri sappiano che tu, artista, sei presente anche dall’altra parte. Tutto ciò, chiaramente, aiuta a offrire agli artisti una promozione più internazionale.