MARCO IVALDI |
Dopo il tempo, non poteva mancare lo spazio: questo sarà il tema del secondo appuntamento di Spedizioni notturne.
Spazio è un sostantivo presente nella lingua italiana dal XIII secolo e, curiosamente, identifica un luogo o un tempo in mezzo tra due termini definiti; la sua etimologia rimanda allo spingere verso (spanan), all’allargare, essere aperto (latino: pandere), allo spalancare (sanscrito: spayate). La parola ci porta subito a tre distinti temi: quello geometrico, quello geografico ed infine quello astronomico.
Per questa puntata di spedizioni notturne, scritte nello spazio familiare, accogliente e soffuso della mia stanza, mi occuperò del tema che con più forza si affaccia alla mia mente quando leggo, ascolto o immagino la parola spazio.
…Il nostro pianeta è un granellino solitario nel grande,
avvolgente buio cosmico.
Nella nostra oscurità, in tutta questa vastità,
non c’è nessuna indicazione che possa giungere aiuto
da qualche altra parte per salvarci da noi stessi.
Carl Sagan – Pale Blue Dot: A Vision of the Human Future in Space
1st edition, New York, Random House, 1994
6. Nibiru
Da quando Plutone nel 2006 è stato declassato a Pianeta Nano[6], non senza una discreta onda polemica tra astronomi esclusivisti e astronomi inclusivi, il nostro Sistema Solare risulta composto da otto pianeti. Eppure sono innumerevoli i tentativi da parte degli scienziati di trovare prove dell’esistenza del cosiddetto Pianeta X, ovvero il nono elemento planetario del nostro Sistema, causa di non pochi effetti gravitazionali osservabili[7]. Si ipotizza addirittura che il pianeta nascosto non sia propriamente un pianeta, ma un buco nero primordiale[8]. Tutto questo vociferare intorno alla natura di questo estremo elemento della nostra misera porzione di universo, mi ha fatto tornare alla mente le ipotesi del sumerologo Zecharia Sitchin, che nella serie di libri intitolata The Earth Chronicles supponeva che i sumeri conoscessero l’esistenza, nel Sistema Solare, di un pianeta chiamato Nibiru con un’orbita retrograda rispetto a quella di tutti gli altri pianeti conosciuti e della durata di 3600 anni terrestri. Il nome Nibiru significherebbe «pianeta dell’attraversamento»e le caratteristiche dell’orbita avrebbero fatto presupporre allo studioso che fosse un pianeta attratto (cit.) nel Sistema solare. L’elemento più affascinante di questa teoria, oltre alla particolare sovrapposizione astronomica tra i racconti sumeri (che risalgono a circa 5000 anni fa) e le più recenti scoperte, è quanto viene narrato rispetto alle caratteristiche biologiche di questo pianeta così particolare: secondo l’antica popolazione mesopotamica, infatti, Nibiru sarebbe stato anticamente abitato dagli Anunnaki «figli del Cielo e della Terra» corrispondenti ai Nefilim antico-testamentari (ci si riferisce ad un popolo di giganti che sarebbe stato presente sulla terra al tempo dell’incrocio tra i «figli degli dei» e le «figlie degli uomini»). Potremmo sorridere distrattamente pensando, al massimo, ad una casuale coincidenza, ma non posso non ricordare la posizione del naturalista Alfred Russel Wallace, co-scopritore, insieme al ben più famoso Charles Darwin, della teoria dell’evoluzione e della selezione naturale[9]. Il biologo gallese non si sentì mai di estendere il meccanismo materialistico allo sviluppo delle facoltà intellettive e morali dell’uomo. In tale ambito avrebbero agito, secondo lui, forze ancora ignote, quantunque non invisibili. Che queste forze ignote possano ricondursi ad elementi estranei al Pianeta Terra, capaci, da sole, di far compiere un balzo evolutivo così rapido e decisivo alla nostra sottospecie sapiens sapiens.[10]
7. ‘Oumuamua
L’oggetto extrasolare 1I/2017 U1 (‘Oumuamua)[11], letteralmente messaggero che arriva per primo dallo spazio in lingua hawaiana, è un asteroide interstellare proveniente da un punto situato nella costellazione della Lira e diretto, dopo un passaggio ravvicinato con il Sole avvenuto nel 2017, in un punto situato nella costellazione del Pegaso, viaggiando ad una velocità di allontanamento dalla Terra di 50 km/s[12]. Durante il passaggio al perielio è stata registrata una accelerazione non gravitazionale pari a circa 0,000005 m/s², che potrebbe essere spiegata come effetto della radiazione solare se ‘Oumuamua avesse uno spessore compreso tra 0,3 e 0,9 mm; le dimensioni supposte dell’asteroide sono invece di 230 x 35 x 35 m. Una interessante animazione che mostra la particolare traiettoria dell’asteroide si può vedere sul sito della NASA, a questo link.
Il professore di astronomia dell’Università di Harvard, Avi Loeb, sostiene che ‘Oumuamua potrebbe essere un artefatto alieno[13]. Uno strumento lanciato nello spazio interstellare in tempi non definiti con il fine di recuperare informazioni sui sistemi stellari attraversati.
Nel suo articolo intitolato Sei strani fatti su ‘Oumuamua il Prof. Loeb spiega che vi sono alcune stranezze rispetto a questo asteroide: innanzitutto la forma, diversa da tutti gli oggetti di questo tipo osservati fino ad ora, quindi la insolita riflettanza, inoltre la deviazione dalla traiettoria prevista dopo il passaggio in prossimità del Sole. Il lavoro del Prof. Loeb termina con una dichiarazione per me molto interessante, che apre le porte ad una osservazione particolare dello spazio stellare: «Non c’è dubbio che le caratteristiche peculiari di `Oumuamua inaugurano una nuova era dell’archeologia spaziale».
Un’ultima breve considerazione: come mai gli havaiani hanno una parola per definire un messaggero che arriva per primo dallo spazio? Questo è interessante!
8. Il cielo stellato di Marte
Poco dopo l’atterraggio di Perseverance su terra marziana (sul quale, sono orgoglioso di ricordarlo, sono posizionati tre chip recanti i nomi di 10,9 milioni di persone, tra cui il mio)[14] è apparsa in rete una fotografia affascinante intitolata Il cielo stellato di Marte. La descrizione dell’immagine lasciava intendere che fosse stata scattata dal rover per immortalare una porzione di cielo colmo all’inverosimile di stelle, visto dal suolo marziano. La mia mente ha subito passato in rassegna tutti i ricordi di cieli stellati visti nella mia vita e sono giunto alla conclusione che ciò che di più simile avevo visto era stata la Via Lattea da una remotissima isola greca. Ho quindi maledetto l’inquinamento luminoso …che da tanta parte De l’ultimo orizzonte il guardo esclude[15].
Poi sono rinsavito. Non era l’immagine del cielo stellato visto da Marte e immortalato da Perseverance. Era un fotomontaggio fatto da un utente di youtube per un visore 3d. L’immagine reale del cielo visto da Marte aveva ben poco di poetico, data la fitta nebbia che avvolge sempre il suolo marziano.
Però… c’era un però. Durante la ricerca del vero cielo visto da Marte, mi sono imbattuto in una fotografia altrettanto potente, e questa volta non era un fotomontaggio. La Terra e la Luna visti dall’orbita marziana. Planet Earth is blue And there’s nothing I can do[16].
9. Silentium universi
Il paradosso di Fermi prende nome dal fisico italo-americano Enrico Fermi e descrive l’apparente contraddizione tra la mancanza di prove per la vita extraterrestre e varie stime elevate per la loro probabilità (come per l’equazione di Drake)[17].
Riporto per comprensione alcune ipotesi che insieme servono a evidenziare l’apparente contraddizione:
- Ci sono miliardi di stelle nella Via Lattea simili al Sole
- Con alta probabilità, alcune di queste stelle hanno pianeti simili alla Terra in una zona abitabile circumstellare
- Molte di queste stelle, e quindi i loro pianeti, sono molto più antiche del Sole. Se la Terra è tipica, alcuni potrebbero aver sviluppato una vita intelligente molto tempo fa
- Alcune di queste civiltà potrebbero aver sviluppato il viaggio interstellare, un passo che gli umani stanno studiando ora
- Anche al ritmo lento del viaggio interstellare attualmente previsto, la galassia della Via Lattea potrebbe essere completamente attraversata in pochi milioni di anni
- E poiché molte delle stelle simili al Sole sono più vecchie di miliardi di anni, la Terra dovrebbe essere già stata visitata da civiltà extraterrestri, o almeno dalle loro sonde
- Tuttavia, non ci sono prove convincenti che ciò sia accaduto.
Sebbene non sia stato il primo a considerare questa domanda, il nome di Fermi è associato al paradosso a causa di una conversazione casuale avvenuta nell’estate del 1950 con i colleghi fisici Edward Teller, Herbert York ed Emil Konopinski. Mentre andavano a pranzo, i quattro fisici discutevano dei recenti rapporti sugli UFO e della possibilità di viaggiare più veloci della luce. La conversazione si spostò su altri argomenti, finché alla fine del pranzo Fermi avrebbe detto improvvisamente: “But where is everybody?” (Ma dove sono tutti?). Ovviamente riferendosi agli extraterrestri e non ai suoi commensali.
Ci sono stati molti tentativi di spiegare il paradosso di Fermi, suggerendo principalmente che gli esseri extraterrestri intelligenti sono estremamente rari, che la vita di tali civiltà è breve o che esistono ma (per vari motivi) gli umani non vedono prove. Delle 24 ipotetiche e possibili spiegazioni al paradosso di Fermi la mia preferita è quella che io chiamo “la spiegazione del formicaio”.
Immaginate di essere una formica, singolo membro di un enorme ed indaffarato formicaio composto da circa 9 miliardi di altre formiche (tenete conto che le formiche sulla terra si stima in modo conservativo siano 10 milioni di miliardi). Immaginate di essere occupati a costruire, trovare cibo, difendervi dai possibili predatori, dalle calamità naturali, obbedienti agli ordini della formica regina e intenti a mantenere il vostro ordine delle cose ed a riprodurvi. Immaginate ora che a 2 km dal vostro formicaio qualche essere stia costruendo una autostrada. L’autostrada è qualcosa di gigantesco rispetto al vostro, ora proporzionalmente minuscolo, formicaio. Una costruzione incredibile, incommensurabile. E voi, piccole formiche operaie, riuscireste ad accorgervene?
10. Stazioni numeriche
Circa una ventina di anni fa acquistai un piccolo ricetrasmettitore per l’ascolto in onde medie e corte a modulazione di ampiezza, in particolare per captare i segnali delle stazioni numeriche. Le stazioni numeriche sono stazioni radio che trasmettono una voce che legge sequenze di numeri, parole o lettere; possono esserci stazioni numeriche in cui i numeri vengono pronunciati da una voce o da un sintetizzatore vocale, stazioni che trasmettono solo in codice Morse oppure stazioni che trasmettono apparentemente rumore (stazioni rumore). Le voci parlano diverse lingue: spagnolo, inglese, russo, tedesco, polacco; sono generalmente femminili o, più raramente, maschili o infantili[18]. Il mio obiettivo era entrare a far parte del gruppo di Enigma 2000 (l’associazione europea per la raccolta di informazioni e il monitoraggio delle stazioni numeriche). I contenuti delle trasmissioni sono crittografati con un cifrario di Vernam e possono nascondere messaggi di natura politica, di sicurezza militare, di azioni di spionaggio o controspionaggio. Dall’inizio degli anni novanta del secolo scorso, dopo una iniziale diminuzione del loro numero a partire dalla seconda guerra mondiale, le attività delle stazioni numeriche nel mondo si è intensificata.
Ricordo molto bene l’ultimo periodo di ascolto. Avevo trovato una stazione che trasmetteva in modo discretamente chiaro un messaggio cifrato. Lo trasmetteva alle ore 22 e 10 minuti, tutti i giorni, per circa 14 minuti. Iniziava con la prima strofa di Tropicana, canzone dalla disturbante lettura testuale del 1983.
Ma che strano sogno
Di un vulcano e una città
Gente che ballava sopra un’isola
Suonava Blue Gardenia
Un’orchestrina jazz
L’acqua ribolliva lentamente ad est
L’esplosione e poi
Dolce, dolce
Un’abbronzatura atomica
Tra la musica
Dolce, dolce
Tutto andava giù
Poi iniziava una sequenza che sembrava in codice Morse:
BIP – BIP BIP -BIIIIP – BIIIIP – BIP
e di nuovo
BIP – BIP BIP -BIIIIP – BIIIIP – BIP
e poi di nuovo ancora, sempre uguale.
Dopo circa 14 minuti il segnale si interrompeva e riprendeva il giorno dopo alla stessa ora. Passai più di un mese a cercare di decifrare il messaggio. La trasmissione, data la canzone e la qualità del segnale, poteva essere italiana, quindi la cosa mi intrigava. Chiesi aiuto ad altri radioamatori ma nessuno riusciva a captare il segnale con la nitidezza con cui lo riuscivo a fare io e nessuno aveva mai sentito parlare di una stazione numerica italiana con quel messaggio cifrato. Dopo circa un mese e qualche giorno, quindi, smisi di ascoltare il messaggio, ormai stava diventando una ossessione.
Una settimana dopo l’ultimo ascolto stavo percorrendo, di notte, una strada statale mal illuminata in direzione di casa. Giocavo con le stazioni commerciali dell’autoradio, ripensando al messaggio che non ero riuscito a decifrare. Passai, come per riflesso, alla modulazione di ampiezza, annoiato, più che incuriosito. Erano le 22:07, guardai l’orologio. A breve avrei potuto ascoltare di nuovo il messaggio della stazione. Scorsi veloce con la manopola fino a che… Eccola! La canzoncina pop ripartiva come aveva sempre fatto.
…Tra la musica
Dolce, dolce
Tutto andava giù
Mentre la TV diceva
Mentre la TV cantava
Bevila perchè
È Tropicana, ye
Cosa stava accadendo? Questa volta la canzone non si interrompeva con il presunto codice Morse, anzi, continuava… Mi accorsi che proveniva da una normale stazione commerciale e stava trasmettendo quella canzone proprio alle 22:10.
Mi misi a ridere, ma c’era qualcosa di strano. Improvvisamente l’auto sbandò sopra una enorme macchia oleosa. Riuscii a fermarmi con fatica, invadendo la corsia opposta e finendo contro un piccolo terrapieno sul lato opposto della strada. Un’auto che sopraggiungeva dalla parte contraria non riuscì invece a fermarsi. La vidi ondeggiare sull’asfalto e terminare la sua corsa senza rallentare contro il pilone di un viadotto che avevo alle mie spalle. L’autoradio nella mia macchina continuava l’angosciante canzoncina:
Bevila perchè
È Tropicana, ye
Scesi dalla mia auto senza spegnere l’autoradio, deciso a verificare le condizioni dei passeggeri dell’auto contro il blocco di cemento. Mentre mi avvicinavo all’auto sentivo, distintamente, il suono del codice Morse:
BIP – BIP BIP -BIIIIP – BIIIIP – BIP
e ancora: BIP – BIP BIP -BIIIIP – BIIIIP – BIP
e sempre più nitidamente: BIP – BIP BIP -BIIIIP – BIIIIP – BIP
“È suggestione – mi ripetevo – è solo suggestione, è nella tua testa!”
Quando fui ormai ad un passo dal veicolo capii che per l’autista non c’era più nulla che potessi fare, era riverso contro il volante: la testa contro il clacson che, incastrandosi, continuava ad emettere un suono stridulo, agghiacciante: BIP – BIP BIP -BIIIIP – BIIIIP – BIP. Ad un certo punto, mentre rimanevo attonito e paralizzato, smise improvvisamente di suonare. Guardai istintivamente il mio orologio: erano le 22:24.
Tornai a casa dopo diverse ore. Staccai dalla presa di corrente la ricetrasmittente. La impacchettai velocemente e la portai in cantina. Non riuscii a dormire, quella notte, e mi ripromisi di non ascoltare più nessuna stazione numerica, da qualsiasi parte del mondo o del tempo stesse trasmettendo.
Consigli di lettura:
- Zecharia Sitchin, Le cronache terrestri rivelate – I segreti del passato sono la chiave del futuro, Milano, 2011, Edizioni Piemme
- Alfred Russel Wallace, Il posto dell’uomo nell’universo, Milano, Palermo, Napoli, 1906, Sandron
- Stephen Jay Gould, La struttura della teoria dell’evoluzione, Torino, 2012, Codice edizioni
Consigli di visione:
- Neill Blomkamp, District 9, 2009, Key Creatives, QED International, WingNut Films, TriStar Pictures
Consigli di ascolto:
- Nasa – First Audio Recording of Sounds on Mars, 2021 https://soundcloud.com/nasa/perseverance-mars-supercam-sounds-18-hours-after-landing Credit: NASA/JPL-Caltech/LANL/CNES/CNRS/ISAE-Supaero
- The Conet Project: Recordings of Shortwave Numbers Stations: TCP/1111, Irdialani Limited, 1997.
- David Bowie, Album: Space Oddity, 1969, Label: Philips Record
- Max Richter, Album: The Blue Notebooks, 2004, Label: 130701 (FatCat Records)
Consigli di azione:
Esiste una app per smartphone che credo molti conoscano, si chiama Star Tracker. Il suo utilizzo è semplicissimo: basta aprirla e inquadrare con il telefonino una porzione di cielo. L’app sovrappone all’immagine ripresa con la telecamera una griglia in cui sono disegnate le costellazioni, le galassie, i pianeti. Il suggerimento è di andare in alta montagna, una notte serena, ed imparare a riconoscere almeno una porzione di cielo, suoi abitanti inclusi.
NOTE:
[6] Soter, S. (2006). What is a Planet?. The Astronomical Journal, 132(6), 2513.
Metzger, P. T., Sykes, M. V., Stern, A., & Runyon, K. (2019). The reclassification of asteroids from planets to non-planets. Icarus, 319, 21-32.
[7] Batygin, K., Adams, F. C., Brown, M. E., & Becker, J. C. (2019). The planet nine hypothesis. Physics Reports, 805, 1-53.
[8] Kusenko, A., Sasaki, M., Sugiyama, S., Takada, M., Takhistov, V., & Vitagliano, E. (2020). Exploring primordial black holes from the multiverse with optical telescopes. Physical Review Letters, 125(18), 181304.
Scholtz, J., & Unwin, J. (2020). What if Planet 9 is a primordial black hole?. Physical Review Letters, 125(5), 051103.
[9] Wallace, A. R. (2009). On the Tendency of Varieties to Depart Indefinitely From the Original Type (1858). Alfred Russel Wallace Classic Writings, 1.
[10] Gould, S. J., & Pievani, T. (2003). La struttura della teoria dell’evoluzione. Codice Edizione.
[11] Meech, K. J., Weryk, R., Micheli, M., Kleyna, J. T., Hainaut, O. R., Jedicke, R., … & Chastel, S. (2017). A brief visit from a red and extremely elongated interstellar asteroid. Nature, 552(7685), 378-381.
[12] Hein, A. M., Perakis, N., Eubanks, T. M., Hibberd, A., Crowl, A., Hayward, K., … & Osborne, R. (2019). Project Lyra: Sending a spacecraft to 1I/’Oumuamua (former A/2017 U1), the interstellar asteroid. Acta Astronautica, 161, 552-561.
[13] Loeb, A. (2021). Extraterrestrial: The First Sign of Intelligent Life Beyond Earth. Houghton Mifflin Harcourt.
Loeb, A. (2018). Six Strange Facts About Oumuamua. arXiv preprint arXiv:1811.08832.
Seligman, D., Laughlin, G., & Batygin, K. (2019). On the anomalous acceleration of 1I/2017 U1 ‘Oumuamua. The Astrophysical Journal Letters, 876(2), L26.[14] https://mars.nasa.gov/news/8872/nearly-11-million-names-of-earthlings-are-on-mars-perseverance/
https://mars.nasa.gov/resources/24877/send-your-name-placard-attached-to-perseverance/[15] Giacomo Leopardi, L’infinito, 1819
[16] D. Bowie, Space Oddity, 1969
[17] Maccone, C. (2012). The statistical Drake equation. In Mathematical SETI (pp. 3-72). Springer, Berlin, Heidelberg.
Benford, J. (2021). A Drake equation for alien artifacts. Astrobiology, 21(6), 757-763.[18] È possibile ascoltare alcune registrazioni di stazioni numeriche qui: https://priyom.org/number-stations oppure qui: http://www.signalshed.com/