SUSANNA PIETROSANTI | Giona è un mito del nostro tempo. La sua catabasi nelle viscere della balena è diventata da subito archetipica, colpendo la fantasia di Ariosto, Melville e Collodi, e assumendo un grande valore in tempi contemporanei. L’uomo inghiottito dalle viscere del mostro, e poi eiettato e sopravvissuto, è diventato una maschera funzionalissima di molte funzioni narrative ed emozioni: il cedimento, il grande dolore, la peripezia, la resilienza.
Ultima fra gli artisti colpiti da questo mito contemporaneo è Julie Ann Anzilotti, coreografa e regista angloamericana della Compagnia Xe, che ha fatto della connessione tra episodi biblici e psicologia contemporanea una cifra stilistica potente. Giona e la balena è il suo nuovo progetto multidisciplinare: dal 16 al 22 ottobre, al Teatro Comunale Niccolini di San Casciano Val di Pesa, una serie di eventi inaugurano in anteprima la Stagione teatrale 2021/2022.
Il progetto si articola in un seminario (Musica e Movimento, dal 19 al 21 ottobre) che vedrà al lavoro sul palco del Niccolini danzatori diversamente abili e non, nel concerto del 22 ottobre (Brown plays Brown concerto) e nell’istallazione di videoarte Studies for Giona, opera di Francesco Margarolo.
In apertura insieme del progetto e della stagione (16 e 17 ottobre), e vertice ed evento conclusivo di Fabbrica Europa Festival, lo spettacolo Ti sembra giusto adirarti così?, coreografato e diretto dalla stessa Anzilotti, con il danzatore israeliano Avi Kaiser, Paola Bedoni e Livia Bartalucci, danzatrici della Compagnia Xe. Le musiche originali sono eseguite dal vivo dallo storico collaboratore e musicista Steven Brown, coadiuvato da Luc Van Lieshout.
Lo spettacolo riflette – e induce lo spettatore a riflettere – su quanto la parola e l’arte nascano dal silenzio, su quanto una certa, potentissima, danza, possa non solo uniformarsi alla musica, ma crearla.
In silenzio completo, talvolta ritmato dai respiri e dal suono creato dal corpo stesso (colpi, passi, ansiti frequenti), i danzatori si muovono su un fondale variegato che evoca all’inizio un mare teneramente sfumato fino al grigio dello stomaco della balena, e riflesso negli abiti dei danzatori stessi, tutti contenuti in una tastiera grigio blu, che diventa poi verde come la terra; verde come il ricino le cui foglie svettano sulla testa della performer; verde come lo spazio vitale che dopo la resurrezione (la catabasi di tre giorni nella pancia del mostro marino subita da Giona la anticipa senza dubbi) l’umanità può di nuovo abitare.
Il Giona di Avi Kaiser evoca dal vuoto che lo circonda il suo nemico e la sua tentazione, combatte, si oppone con sforzo e visibile dolore a una lotta che lo vede, infine, stramazzare, esausto. A lui è riservato anche il privilegio di un linguaggio verbale (infinite le possibilità di quello non verbale sprigionate dal suo corpo), un linguaggio plurilinguistico che afferma, con una sola parola, il senso base di Giona: io. Io vivo, di nuovo qui, di nuovo sulla terra: la rinascita. La voce di Dio gli parla, sottolineandone le ostinazioni, le scelte, i cambi di rotta: mentre si rifiuta di obbedire alla voce della divinità di andare a Ninive, si lascia andare a una rabbia infinita chiedendo che la città venga punita. “Ti sembra giusto adirarti così?” gli chiede allora Dio, illuminando finalmente il titolo di una performance che sembra puntare tutto su una divinità punitiva, veterotestamentaria, ed invece punta al cuore del problema umano, l’incapacità di aprirsi, di perdonare, di lenire i torti, di fare un passo indietro.
Incarnate da Paola Bedoni e Livia Bartalucci, le emozioni di Giona si muovono davanti ai nostri occhi, talvolta inseguendo il filo di musica che le suggestiona, talvolta esprimendolo in una coerenza omogenea veramente emozionante. Si oppongono, si inseguono, si ritrovano. La scena, spesso, ha il suo acme in un abbraccio, nella guancia di una danzatrice che si piega sulla spalla dell’altra, nel tocco di due mani, in una riunione caritatevole e perfetta. Uno spettacolo raro, che sfoglia tutti i petali della musica e del silenzio, che esplora la capacità del limitato meccanismo del corpo umano di farsi infinita evocazione, di espandere i limiti: della pelle, del movimento, della comunicazione. Della comprensione; e della pietà.
TI SEMBRA GIUSTO ADIRARTI COSÌ?
progetto, coreografia e regia Julie Ann Anzilotti
con la collaborazione del coreografo e danzatore ospite Avi Kaiser
e con Paola Bedoni, Livia Bartolucci
musiche originali eseguite dal vivo Steven Brown e Luc Van Lieshout
scenografia Tiziana Draghi
costumi Loretta Mugnai
sculture da testa Monica Sarsini
disegno luci Alessandro Ruggiero
fonica Davide Cristiani
tecnico Francesco Margarolo
organizzazione Lorenza Tosi
collaborazione Ilaria Baldo
produzione Compagnia Xe
con il sostegno di Comune di San Casciano Val di Pesa, Regione Toscana, MiC – Ministero della Cultura, Fondazione Toscana Spettacolo onlus, Fabbrica Europa.