ROBERTA RESMINI| Un lavoro sul linguaggio, un trattato di psicologia cognitiva che indaga i meccanismi delle conferme delle proprie idee, un dialogo aperto con il pubblico su temi politici in tutto e per tutto attuali: Confirmation, andato recentemente in scena al Teatro Litta, vuole mettere alla prova quello che chiamiamo confirmation bias o pregiudizio di conferma, un fenomeno cognitivo umano per il quale le persone tendono a muoversi entro un ambito delimitato dalle loro convinzioni acquisite per giungere sempre al punto di vista dal quale si è partiti. In altre parole, è la tendenza che tutti noi abbiamo a cercare prove ed evidenze a sostegno delle proprie idee e a rifiutare quelle contrarie ad esse.

Questo lavoro di Chris Thorpe è risultato vincitore del Edinburgh Fringe First 2014-2015 mentre nel 2017 è stato selezionato come Jerwood New Playwright dal Royal Court Theatre di Londra.
Attingendo da alcuni studi intorno al tema del pregiudizio di conferma, l’autore, da sempre interessato a indagare il comportamento umano, tenta di instaurare un dignitoso dialogo, reale e immaginario, con l’estremismo politico, per cercare di capire come costruiamo le nostre convinzioni e come mai, partendo da un comune punto di partenza, finiamo per ritrovarci così distanti gli uni dagli altri. Il testo di Chris Thorpe, sapientemente tradotto da Jacopo Gassmann, ruota attorno a questa conformità mentale pregiudiziale e ci induce a pensare a quanto sia radicato quel pregiudizio in ciascuno di noi.

Lo spettacolo è un monologo affidato al carismatico Woody Neri, che padroneggia totalmente lo spazio scenico, muovendosi dal palco alla platea, e che alterna la proiezione di immagini a momenti di recitazione e a momenti in cui dialoga e gioca con il pubblico.
A partire da un semplice esercizio, basato su una sequenza di tre numeri, l’attore, inizialmente in scena con abiti sportivi e una t-shirt raffigurante l’immagine di Crasty il clown, assume i panni di Thorpe nel rappresentare un progressista di sinistra. Comincia a esporre la sua teoria sui confirmation bias e spiega di aver voluto incontrare una persona diametralmente opposta per posizione politica e ideologica: un suprematista bianco, qualcuno con cui l’autore-narratore non potrebbe mai condividere una visione del mondo.

Un veloce cambio d’abito ed ecco così che un elegante Neri/Thorpe incontra, prima in rete e poi fisicamente, Ettore, fiero nazionalsocialista, e si accorge, con sua grande sorpresa, che non è affatto un mostro o un assassino come se lo era immaginato, ma un potenziale vicino di casa, dai modi pacati e gentili. Partendo da affermazioni generiche facilmente condivisibili, – come ad esempio: Pensi sia giusto che ci sia un’equa distribuzione della ricchezza? – fino a restringere il campo con affermazioni sempre più aspre – che toccano la strage di Utoya del 2011 per mano di Anders Breivik o l’Olocausto – l’assurdo si fa piano piano spazio e trova una giustificazione razionale.
I due personaggi sono interpretati dallo stesso attore, come due facce di una stessa medaglia. Il dialogo è moderato e, se all’inizio un gioco di voci e l’utilizzo delle luci permette allo spettatore di individuare immediatamente il Chris progressista e l’Ettore nazionalsocialista, alla fine la recitazione si fa più concitata e incalzante, tanto da lasciare nel pubblico un forte senso di spaesamento.

Woody Neri

La sobria regia di Claudio Autelli, alla sua prima esperienza di monologo, organizza lo spazio con pochissimi elementi scenici: uno schermo sullo sfondo sul quale proietta alcuni video (all’utilizzo di diversi linguaggi, tra cui il multimediale, il regista ci ha già abituato con precedenti lavori), immagini e la conversazione che lui stesso registra con Ettore, un tavolo con PC, un’asta con microfono, due sedie. Tanto (poco) basta per destabilizzare l’audience. Perché il pubblico in sala è parte integrante dello spettacolo: all’inizio è stranito, poi divertito, poi dubbioso, infine a disagio. Perché quando si è trascinati in un discorso razionale basato su una tesi e delle prove che la supportano, bisogna fare uno sforzo intellettuale non da poco per riuscire a rimanere lucidi e a trovare contro tesi a sostegno della propria idea, tendenzialmente opposta.
Difficile uscire dalla sala del teatro senza fare proprie le parole dell’autore: «Se la tua visione del mondo poggia sul fatto di credere che c’è un’ottusa, stupida inflessibilità alla base dell’estremismo, il giorno in cui ti siederai a parlare con degli estremisti, quella tua visione del mondo verrà destabilizzata. Lo spettacolo mi ha reso più progressista, ma mi ha fatto odiare un certo tipo di progressismo. C’è un progressismo aggressivo in me adesso».
Uno spettacolo necessario, anche e soprattutto in questo momento storico di forte divisione, che offre uno stimolo per una riflessione anche su noi stessi.

LAB121 ha prodotto il podcast Radio Confirmation tratto dallo spettacolo e riprodotto in una versione adattata a questo specifico linguaggio. In attesa di vedere il lavoro nuovamente in scena, qui il podcast disponibile sulla piattaforma Spreaker.

 

CONFIRMATION

di Chris Thorpe, sviluppato con Rachel Chavkin
con Woody Neri
traduzione Jacopo Gassman
regia Claudio Autelli
suono Gianluca Agostini
organizzazione Sara Carmagnola, Carolina Pedrizzetti

In accordo con Arcadia & Ricono Srl
per gentile concessione di United Agents LLP
produzione LAB121/Manifatture Teatrali Milanesi

Teatro Litta, Milano
26-31 ottobre 2021