LORENZO CERVINI | Sette sono i progetti selezionati nella seconda edizione di Residenze Digitali, iniziativa promossa dal Centro di Residenza della Toscana. Sette mesi di tutoraggio e accompagnamento dei creativi nello sviluppo di nuove pratiche artistiche performative che si correlino all’utilizzo diretto di strumenti digitali. Sette le giornate dedicate all’evento online, dal 22 al 28 novembre, per la restituzione finale degli elaborati multimediali.
L’accoglimento di alternative modalità di espressione e, specialmente, la ricerca di un’inedita fruizione online dell’esperienza di performance sono il centro di speculazione dell’evento.
Il confine invisibile tra sfondo desktop e schermo LED è il palcoscenico piatto di Whatever Happens in a Screen Stays in a Screen, progetto di Chiara Taviani.
Intrappolati nella slideshow fotografica di immagini stock, gli attori agiscono come personaggi di un videogioco di simulazione. La loro identità ci risulta manipolata eppure è impossibile non immedesimarsi con Natalia (Natalia Vallebona), che rinchiusa nella sua roulette di pixel, ha pensieri intrusivi, o con Giselda (Giselda Ranieri), spaventata di cadere da un albero finto inquadrato in una vacanza di escursionismo.
I loro ambienti sono anonimi, fanno parte di un immaginario collettivo senza origine o proprietario, sono immagini che non ci appaiono nuove, sono state sempre lì. Come Ambra, Simone o Marco (Ambra Chiarello, Simone Previdi, Marco Quaglia) che non si amalgamano con i loro sfondi e al contempo si presentano totalmente incoscienti della loro situazione di vita replicata in gabbia.
Il risultato è un destabilizzante esercizio in quella zona emozionale che il fenomeno Uncanny Valley ipotizza come inquietante sensazione di angoscia davanti a esemplari umanoidi, effetto che viene amplificato dall’assente sincronizzazione tra testo in sovraimpressione e linguaggio labiale mimato dagli attori come suoni di una conversazione.
In uno spazio liminale poliedrico, il viaggio nell’oltretomba virtuale di bit di informazioni scartati, per cui una forza onnipotente ha proclamato la morte. Da questo deserto, abitato da oggetti originati dallo stesso magma della modellazione tridimensionale, risaltano, come uniche entità dalla diversa sostanza, le immagini cestinate.
Immagini impresse sui muri di una vecchia scuola abbandonata, graffiti su costruzioni piramidali, icone incompiute affrescate sul livello di sfondo trasparente di un software di elaborazione fotografica.
Woe – Wastage of Events è la rappresentazione astratta di un distruggidocumenti tecnologico, riflessione su una città di informazioni dimenticata dall’uomo suo creatore e domanda sulla presenza di un’entità negli strumenti che senza discernimento usiamo. Nel paesaggio di discarica multimediale, riverbera la voce metallica di Giacomo Lilliù, che accompagna il tratto viscoso live del pennello vettoriale di Lapis Niger.
La prospettiva della narrazione è deliberatamente aliena, ricostruendo ricordi da quello che incontra nel percorso. Riferimenti cinematografici si alternano a simboli di cultura popolare, reduce di una generazione che ha vissuto per più di venti anni con i videogiochi.
La presentazione del progetto in questa edizione delle Residenze si è svolta sulla piattaforma di streaming Twitch, in cui messaggi degli utenti e interventi degli autori si incrociavano, in quello che si può definire come l’analisi istantanea di un contenuto visualizzato, impressione fresca di un significato trasmesso.
Adattare uno strumento alla comunicazione per un pubblico di bambini richiede la riduzione essenziale stilistica. Questo è il campo di indagine del progetto di Lorenzo Montanini, Isabel Albertini e Simona di Maio, con l’adattamento de La finta nonna di Italo Calvino.
Allo stesso modo in cui lo scrittore attinge dalla tradizione orale antica della storia di Cappuccetto Rosso per il suo racconto, Into the Woods trae dalle metodologie artigiane il linguaggio visivo per cucire insieme realtà virtuale, lettura teatrale e cortometraggio.
Il paesaggio boschivo della fiaba è descritto dai manufatti di Isabel Albertini che, con un’ingegnosità casalinga, trasforma tessuti blu in ruscelli e batuffoli di lana in erbaccia e cime di alberi.
Into the Woods è una fiaba immersiva con molteplice variazione del punto di vista. L’occhio della fotocamera ci posiziona nel ruolo della protagonista nel bosco, nel fiume insieme all’orca e come ascoltatore esterno alla vicenda narrata. In quest’ultimo, l’esperienza totale di un racconto della buonanotte, in cui immaginare una voce confortante che ci rimbocca le coperte.
L’utilizzo di una storia tradizionale in un nuovo formato espressivo auspica la relazione con le nuove generazioni, il cui percorso formativo è sempre più intrecciato con i dispositivi e la fruizione di contenuti video.
La traduzione di linguaggi teatrali alla rappresentazione online e digitale può promuovere l’ideazione di ibridi e la creazione di nuove forme di intrattenimento.
La pratica di discussione e implementazione positiva, svolta dai creativi delle Residenze Digitali, risulta come promozione di visioni future, in un panorama culturale in cui queste sono troppo velocemente respinte.
Whatever Happens in a Screen Stays in a Screen
progetto di Chiara Taviani
con Ambra Chiarello, Lorenzo De Simone, Marco Quaglia, Giselda Ranieri, Simone Previdi, Natalia Vallebona e Simone Zambelli
con la partecipazione di Francesco Montagna, Maura Teofili e Sofia Naglieri
WOE – Wastage of Events
di e con Giacomo Lilliù, Lapis Niger
produzione MALTE
Into The Woods – La finta nonna
progetto di e con Lorenzo Montanini, Isabel Albertini e Simona di Maio
regia video Lorenzo Montanini
scene e pupazzi Isabel Albertini
manipolazione Simona di Maio
La settimana delle Residenze Digitali | dal 22 al 28 Novembre 2021