RENZO FRANCABANDERA | Francesco d’Assisi sosteneva che cominciando col fare ciò che è necessario e poi ciò che è possibile, all’’improvviso ci sorprenderemo a fare l’impossibile.
E per chi fa arte la pratica quotidiana, la sfida dell’incominciare, il foglio vuoto, rappresentano spesso il maggiore degli ostacoli. Ma anche dar senso pian piano ai pezzi che si affollano apparentemente senza logica come piccoli incompiuti è uno dei grandi crucci di chi si dedica alla creazione.
Si immagini il drammaturgo, magari alle prese con una serie di personaggi iniziali di vari romanzi che non scriverà mai perché non riesce ad andare avanti: Smarrimento, di Lucia Calamaro, interpretato da Lucia Mascino è proprio un dichiarato elogio degli inizi e del cominciare. E racconta di una scrittrice in crisi, ormai da un po’, che ha per le mani tanti piccoli incompiuti.
Gli editori, per darle qualche anticipo, le organizzano reading/conferenze in giro per l’Italia, in modo da tirar su qualche piccolo ricavo, ma lei è bloccata.
Poi di colpo il fatto, il filo che unisce e sostanzia appare, si palesa all’occhio dell’artista, come uscito da un vuoto che si nutre di cose insondabili e interiori, determinando presenza dove prima c’era apparentemente vuoto, assenza.
Lucia Calamaro è una delle più interessanti drammaturghe e registe italiane contemporanee che ha scritto e diretto negli ultimi anni testi innovativi e molto apprezzati dal pubblico e dalla critica che le ha riconosciuto numerosi premi e riconoscimenti.
Smarrimento nasce dall’incontro con Lucia Mascino, attrice di teatro, cinema e televisione, anche lei arrivata ultimamente a raccogliere riconoscimenti per il suo peculiarissimo e delicato lavoro di interpretazione di personaggi sempre in bilico fra la drammatica leggerezza e la leggera drammaticità. Al cinema ha lavorato, tra gli altri, con Nanni Moretti, Giuseppe Piccioni, Renato De Maria, Francesca Comencini, Alessandro Rossetto, Riccardo Milani.
In televisione è tra i protagonisti della serie “I delitti del Barlume” di Roan Johnson, in onda su Sky e arrivata alla nona stagione; è stata protagonista di due stagioni della serie brillante Una mamma imperfetta in onda sulla Rai, di Ivan Cotroneo.
Abbiamo intervistato Lucia Mascino alla ripresa delle date che vedranno lo spettacolo di Calamaro andare in tournée in molti teatri italiani, fra i quali il Teatro Nuovo a Napoli a metà gennaio e poi a febbraio, l’India a Roma e il Franco Parenti a Milano, per una produzione voluta fortemente da Velia Papa, alla direzione artistica di Marche Teatro, e che si giova del tenue e curato lavoro a scene e luci di Lucio Diana e ai costumi di Stefania Cempini.
Lucia, Smarrimento è un lavoro che ha visto la luce nei suoi primi tentativi drammaturgici molti anni fa. Cosa è successo in questo tempo? Come si è composto e come è cambiato l’amalgama fra testo, regia e interpretazione?
Con Lucia Calamaro ci siamo conosciute cinque anni fa e abbiamo sentito immediatamente lo slancio e il desiderio di fare qualcosa insieme. Abbiamo iniziato provando testi scritti da Lucia in una saletta a Roma, per qualche giorno, senza una meta precisa di spettacolo. Io ero rimasta affascinata dalle prove aperte dello spettacolo La vita ferma e avevo subito pensato che lei fosse un incrocio tra Miranda July e Woody Allen. Il percorso è stato lungo per giungere allo spettacolo ma questo tempo ci ha dato la possibilità di arrivarci lentamente accumulando molto materiale e abbandonandone altrettanto.
Il processo creativo di Lucia è stato nuovo per me. Abbiamo iniziato provando in casa, rimanendo in una forma di intimità che poi è rimasta come sensazione nello spettacolo.
Interpreti in scena tre personaggi, una sorta di commedia umana. Cosa li lega e cosa li rende invece diversi?
Interpreto una scrittrice e due personaggi che abitano l’inizio del suo romanzo. La scrittrice è fragile, incerta, senza confini esatti tra il pensare e il dire. I due personaggi sono marito e moglie. Sono Anna, una donna che va dritta al punto senza fronzoli e Paolo, suo marito, in un periodo in cui si ritrova molto in casa con la figlia. Abitano lontani, si telefonano. I personaggi emergono e spariscono nello spettacolo, presi in prestito dal racconto dalla scrittrice. Sono tre persone ferite, un po’ qua e un po’ là. Incompiute e sgusciate come le definisce lei stessa.
La scrittura di Lucia Calamaro è una sorta di flusso di coscienza fra le mura di un ambiente chiuso, in cui siamo prigionieri del dover fare i conti con noi stessi. Quale tipo di indagine ha portato a te come persona questa esperienza scenica? E avendola potuta e dovuta riprendere a due anni dal debutto ufficiale, come è cambiato il testo con te e tu con il testo?
Stare vicina alle parole scritte da Lucia Calamaro mi fa bene, mi nutre, mi acutizza la sensibilità, mi fa sentire a mio agio. È anche straordinario imparare a parlare con se stessi a voce alta con continuità, cosa che fanno sempre i suoi personaggi in scena. Durante le prove lo facevo spesso, anche nella vita e trovavo che fosse un’ottima pratica: ti permette di essere maggiormente in contatto con te stesso e di farti pure due risate tra te e te, mentre ragioni, senti, osservi e vivi.
Cosa è per te oggi un monologo, nel profondo? Da quando esci dal camerino a quando iniziano le prime sillabe quale percorso emotivo si crea, al di la’ della routine professionale?
La routine non c’è in questo caso. È un’esperienza molto rara quella del monologo. È come un’immersione. Cerco – per un verso – di assottigliare l’abitudine di me nel mondo per entrare in questa delicatissima, febbricitante figura che è la scrittrice che interpreto, rapita dal flusso dei suoi pensieri, e tento allo stesso tempo di restare sospesa, aperta, in ascolto verso il presente e verso il pubblico.
Sei una attrice affermata e con molto affetto intorno ma nessun successo elimina le proprie insicurezze, e i testi della Calamaro lavorano proprio su questa costante sottolineatura del fragile. Il teatro è un porto sicuro o insicuro per le proprie fragilità?
Ci vuole una calma profonda per poter liberare tutta la propria insicurezza e lasciare che viva liberamente in accordo con il testo.
Quindi se sei sincero quell’insicurezza può essere una forza… ma il salto di fiducia va fatto: affidarsi al testo, a te e al presente tirando via l’abito delle finte sicurezze che fanno solo confusione. Qui ci si può scoprire.
SMARRIMENTO
uno spettacolo scritto e diretto da Lucia Calamaro
per e con Lucia Mascino
scene e luci Lucio Diana
costumi Stefania Cempini
allestimento tecnico Mauro Marasà
tecnici Cosimo Maggini, Michele Stura, Jacopo Pace
amministratore di compagnia Serena Martarelli
direttore di produzione Marta Morico
organizzazione, distribuzione Alessandro Gaggiotti
assistente di produzione Claudia Meloncelli
comunicazione e ufficio stampa Beatrice Giongo
grafica Fabio Leone
produzione Marche Teatro
11 gennaio 2022 San Severino Marche (MC) Teatro Feronia
13/16 gennaio 2022 Napoli Teatro Nuovo
18 gennaio Sinalunga (SI) Teatro Pinsuti
29 gennaio Cagli Teatro Comunale
30 gennaio 2022 Corciano (PG) Teatro della Filarmonica
1/6 febbraio 2022 Roma Teatro India
11/20 febbraio 2022 Milano Teatro Franco Parenti
24 febbraio 2022 Castiglion Fiorentino (AR) – Teatro Mario Spina
25 febbraio 2022 Campiglia Marittima (LI) – Teatro dei Concordi
27 febbraio 2022 San Giovanni Lupatoto (VR) – Teatro Astra