SUSANNA PIETROSANTI | La notizia folgorante è recentissima: è stato dato ufficialmente il via al bando per la costruzione del teatro interno al carcere di Volterra, che sarà gestito dalla Compagnia della Fortezza.
Per il progetto furono stanziati oltre dieci anni fa 1.200.000 euro dal Ministero della Giustizia: la pratica ha avuto un lungo iter, con fasi alterne. Adesso, supportata con forza da enti e istituzioni locali e nazionali, si è definitivamente sbloccata, grazie anche all’ulteriore impulso ricevuto in occasione di Volterra 22, sul tema della rigenerazione umana, di cui diventa una delle più intense e significative realizzazioni concrete.
La struttura, situata all’interno del carcere mediceo, sarà la prima al mondo di questo tipo. Abbiamo raggiunto il regista e drammaturgo Armando Punzo, pluripremiato premio Ubu, fondatore e direttore della Compagnia della Fortezza, per commentare con lui questo esito straordinario del suo impegno ventennale.
Come si sente? Quali emozioni, quali progetti ha in mente in questo momento?
La mia emozione va da parte, non è possibile parlarne: per citare il titolo del mio libro, è un’idea più grande di me. Quando mi ha raggiunto, ho fatto silenzio. Mi sono zittito dentro. Sono allibito nel considerare quello che avverrà: la realizzazione di una costruzione che ha dentro la reale possibilità di creare un’altra umanità. Altre strutture carcerarie, certo, hanno spazi di restituzione, ma non come questo. Questo sarà un vero teatro. Arriva dopo trentatré anni di lavoro, ventidue di concepimento e di realizzazione della sola idea… una vita.
I tempi del carcere, forse…
Certo, esattamente. I tempi del carcere sono lunghissimi, il carcere è un concentrato di chiusura, del resto, proprio come avviene nel mondo esterno. La chiusura fuori è altrettanto potente, solo diversa. Il carcere ha un altro scorrimento del flusso temporale, e appunto puoi concepire ciò che non avresti mai pensato di concepire.
Un grande atto di hybris.
Esatto. Un’idea di tracotanza assoluta. E poiché la realizzazione avverrà, i risultati saranno potenti. Una struttura stabile di teatro in carcere permetterà, ad esempio, una formazione diversa, più in profondità, estesa nel corso dell’intero anno, non solo nell’estate come avviene adesso. Il modo in cui viene vista l’istituzione carceraria sarà rivoluzionato. Non avverrà più solo un’uscita folgorante, episodica, un momento in cui andiamo da dentro a fuori, ma sarà il fuori a venire verso di noi, a entrare dentro.
Pensa a una stagione teatrale?
Certo. Una vera e propria stagione teatrale, che porti abitualmente il pubblico fra noi e che costituirà occasione fruttuosa di formazione per i miei performer, di scambio culturale, di passaggio di informazioni, di tecniche e di saperi. Inoltre, un teatro stabile potrà costituire una forma di lavoro stabile, creare occasioni di vero lavoro nei mestieri del teatro per i miei collaboratori, una risorsa preziosa.
Sarà sicuramente un gioiello per la città di Volterra.
Ne sono felice, penso che sia un grande riconoscimento per Volterra e anche per la Toscana. Questa vicenda, questo viaggio, ha avuto luogo qui, non altrove. Si è realizzato qui, nel bene e nel male. Sono felice che Volterra e la Toscana, che mi hanno sempre sostenuto, che ci hanno sempre sostenuti, ne risentano le conseguenze positive. Poi, naturalmente, ci saranno altre conseguenze, a più ampio raggio. Cosa accadrà, ad esempio, nelle persone che frequenteranno questo teatro, quando sarà vivo, attivo, istituzionalizzato? Sarà, io spero, un’occasione di riflessione sulle potenzialità dell’essere umano. Non teoriche, pratiche. Riflessione sulle potenzialità dell’essere umano di cambiare la realtà in bene, in direzione del bene, positiva, migliore. Questo accade qui, e non in teatro, nella realtà.
Lei ha sempre sostenuto che il teatro avrebbe dovuto creare un altro mondo, una nuova realtà. Lo abbiamo visto succedere seguendo Lui nella molte tappe della saga teatrale che la Compagnia della Fortezza ha srotolato come un tappeto magico per i propri spettatori. Come sta Lui? Per dove continua il suo viaggio, dove lo condurrà?
Diventa sempre più affermativo. Non so dirlo meglio. Superata, sdoganata la vita ordinaria, andrà oltre. Tenterà addirittura di fermare il suo viaggio, dirà che è giusto rifermare tutto e ricominciare da capo. Raggiungerà la Valle della Permanenza, perché è facile concepire la meraviglia, il mondo altro, l’altrove, ma molto più difficile è farlo durare. Non siamo solo sognatori, condizione già splendida, siamo sognatori capaci di restare nella realtà e di cambiarla, di concepire il cambiamento, realizzarlo e farlo durare.
L’obiettivo di Lui, e vostro, adesso?
Essere più simbolici per gli altri. Costituire un simbolo forte e vivo, non solo per noi, ma per gli altri. Per tutti.