ANNALISA GURRIERI | «Un paesaggio desolato in rovina»: è questa la prima di tante immagini che segneranno un sabato sera di inizio marzo in un teatro milanese che, già nella sua conformazione, annulla la distanza tra la platea e il palco, tra spettatori e attori. Appena entrati, alcuni bidoni di latta colorati e quattro biciclette lasciano alquanto perplessi; sul fondo, un telo beige che separa il proscenio dal palcoscenico. Le porte si chiudono alle nostre spalle e dalla sinistra del palco un volto si sporge, in attesa della nostra disposizione ad ascoltare. Presto, però, scopriremo che ci verrà chiesta anche la disponibilità a prendere parte allo spettacolo. Esther Elisha, attrice protagonista di Uno spettacolo per chi vive in tempi di estinzione, entra in scena così al Teatro Studio Melato, mentre le luci di sala sono ancora accese.
Noemi (Esther Elisha), la protagonista, inizia il suo monologo e già dalle sue prime parole capiamo che lo spettacolo cui stiamo per assistere sarà dirompente in tutte le sue declinazioni e implicazioni: l’energia necessaria a produrre suono, luci e immagini sarà prodotta esclusivamente dai quattro ciclisti che pedalano su quelle quattro biciclette dietro di lei.
Le luci di sala si spengono e inizia lo spettacolo: il racconto di Noemi è scandito dalla cronaca di estinzioni, quelle che hanno percorso i miliardi di anni di storia del nostro pianeta, che hanno generato forme di vita e le hanno distrutte, che hanno fatto spostare continenti ed evolvere l’uomo. Sembra quasi che ci faccia viaggiare nel tempo, in un tempo talmente lontano che si tratta di «tempo profondo». Tra i meandri di questo tempo profondo Noemi ci guida per un’ora e mezza facendo sentire determinante ognuno di noi: dal momento in cui, chi vuole, è invitato a parlare del proprio «pezzo di natura», a quello in cui, alzando le braccia al cielo, tutti insieme diamo forma alla «prima foresta sulla Terra».
E così via via il nostro coinvolgimento è importante quanto desiderato, in modo tale che quando Noemi ci elenca le specie che si sono estinte durante l’intero arco della sua vita ci sentiamo vittime e responsabili allo stesso tempo. È difficile non sentirsi coinvolti, non è chiaro se dalla parte dei carnefici o delle vittime. Quello che è chiaro è che, come si accumulano in noi dubbi e paure, nella storia di Noemi e della Terra si sono accumulate e continuano ad accumularsi estinzioni e morti: la finezza però sta nel condividere sensazioni invece di sciorinare numeri e rischi.
Sicuramente una parte del merito va al testo: A Play For the Living in a Time of Extinction, l’originale della drammaturga americana Miranda Rose Hall, tradotto in italiano da Margherita Mauro: parla di estinzioni, appunto, senza inondarci con dati ma raccontandoci della «ferita antica» che il cambiamento climatico procura alla protagonista e a ogni essere umano, «così che nessuno di noi debba sentirsi sopportabilmente solo» dentro a «un paesaggio desolato in rovina». In Italia, il testo dello spettacolo è pubblicato da Il Saggiatore nella nuova collana editoriale del Piccolo Teatro di Milano.
Uno spettacolo per chi vive in tempi di estinzione pone le sue radici nel 2020 quando la regista inglese Katie Mitchell e il coreografo francese Jérôme Bel danno il via al progetto Sustainable theatre?, «un esperimento dal respiro internazionale». L’iniziativa vede l’adesione di dodici tra teatri e festival europei, tutti quanti mossi da una comune preoccupazione per la crisi climatica e dall’intento di trovare una forma più sostenibile di fare teatro. Ciò che rende il progetto innovativo è la scelta di non portare lo spettacolo in tournée: sarà solo il testo a spostarsi mentre la messa in scena sarà ricreata localmente in ognuno dei teatri partner, con alcune condizioni da rispettare: l’utilizzo di energia autoprodotta, il ricorso a un lavoro di gruppo, la scelta di un’attrice protagonista non bianca.
Il Piccolo Teatro di Milano è il primo a lanciarsi in quest’impresa, dopo che l’allestimento di Mitchell ha debuttato nel 2021 al Théâtre-Vidy Lausanne. In Italia a occuparsi della «reinterpretazione di un oggetto artistico preesistente» è lacasadargilla, compagnia attiva dal 2005, che riunisce attorno alla figura di Lisa Ferlazzo Natoli, regista dello spettacolo, un gruppo mobile di attori, musicisti, drammaturghi e artisti visivi. La compagnia pluripremiata (lo spettacolo When the rain stops falling ha vinto tre premi Ubu) ha spesso riflettuto sul tema dell’estinzione nelle proprie produzioni, mescolando discipline artistiche diverse. Infatti, se lo spettacolo era iniziato coinvolgendo platea e proscenio, pian piano altre forme e spazi entrano a farne parte, a partire dalle immagini delle specie in estinzione proiettate sul fondale beige. Verso la fine, una luce gialla comincia a svelarci cosa si nascondeva dietro i teli: un albero circondato da residui di materiali industriali, come se si fossero incastrati tra i suoi rami e quindi nella sua storia. Siamo costretti a guardare un’immagine che rappresenta il nostro presente, o forse il nostro peggior futuro.
Gli ultimi minuti di questo tempo sospeso sono accompagnati da una suggestiva colonna sonora: un canto, (Benedizione profana composto da Gianluca Ruggeri) intonato da un coro, che si muove lentamente intorno all’albero. Anche nella scelta dei coristi ritroviamo la singolarità di questo progetto: essi provengono infatti da diverse realtà di musica amatoriale della città di Milano e cambiano in ogni replica.
Alla fine dello spettacolo, avvolti dal canto, possiamo dire che questo calderone che ribolle di umanità, di incontri fortuiti tra artisti, di sperimentazione, di tensione alla riflessione e al cambiamento, dà vita a una messa in scena che lascia un’impronta nella nostra mente e nella nostra anima. Sembra di aver ascoltato una cara amica che, ricorrendo ai suoi appunti, con cura e professionalità, ci ha avvertito di qualcosa di urgente. Nel nostro repertorio di avvertimenti sulla crisi climatica da parte di scienziati e politici, aggiungiamo questo fresco e innovativo pezzo di teatro, mezzo che ancora una volta si conferma, per usare le parole di Giorgio Strehler, «specchio inesorabile del tempo, misura chiarificatrice della sostanza spirituale di un popolo».
UNO SPETTACOLO PER CHI VIVE IN TEMPI DI ESTINZIONE
testo* Miranda Rose Hall
concept di produzione e regia originale Katie Mitchell
drammaturgia originale Ntando Cele
concept per l’Italia lacasadargilla
traduzione e drammaturgia italiana Margherita Mauro
regia Lisa Ferlazzo Natoli
con Esther Elisha
scene/allestimento e suono Alessandro Ferroni
luci Luigi Biondi
immagini Maddalena Parise
composizioni Gianluca Ruggeri
coristi Silvia Baldini, Luca Bardi, Pieranna Borio, Livia Vittoria Brambilla, Elsa Angela Brambilla, Annamaria Caporusso, Francesco Cigada, Alessia Coari, Nicola Coccia, Laura Angela Corona, Bianca Maria Dacomo Annoni, Ruggero Dimiccoli, Giovanna Maria Ferrara, Anna Fiorini, Giovanni Granata, Angelo Maffezzoli, Matteo Maraone, Giuseppe Martini, Gabriella Martino, Angela Leonarda Masala, Franco Mazzarella, Natale Minchillo, Tzvetana Momtcheva, Claudia Morelli, Bruno Morelli, Daniela Nannavecchia, Diyana Ivanova Pashova, Nicoletta Camilla Pedraglio, Cornelia Pelletta, Letizia Pepori, Roberta Piloni, Federico Russo, Gianbattista Sassera, Carlantonia Sassi, Gabriella Taraborrelli, Filippo Tuccimei, Gianmario Tumiati, Ornella Vinci, Valentina Volonté, Roberta Zanuso, Alessandro Zemella
impianti ciclo-elettrici Pedal Power Milano – Chiara Mazzatorta
ciclisti Tazio Airaghi, Luigi Aliverti, Milo Cuniberto, Daniele D’Aquila, Francesco Lionetti, Angelo Lisco
produzione Piccolo Teatro di Milano-Teatro d’Europa
Lo spettacolo è il primo capitolo del Progetto “Sustainable theatre?”
concept Katie Mitchell, Jérôme Bel, Théâtre Vidy-Lausanne
in collaborazione con il Centro di competenza in sostenibilità dell’Università di Losanna
Produzione Théâtre Vidy-Lausanne, R.B. Jérôme Bel, Rete dei Teatri in Transizione: Dramaten Stockholm, MC2: Maison de la culture de Grenoble, National Theater & Concert Hall, Taipei, NTGent, Piccolo Teatro di Milano -Teatro d’Europa, Teatro Nacional D. Maria II, Théâtre de Liège, Lithuanian National Drama Theatre, National Theatre of Croatia Zagreb, Slovene National Theatre Maribor, Trafo
Teatro Studio Melato, Milano | 5 Marzo 2022