RENZO FRANCABANDERA | Proseguirà fino a fine aprile online e con due occasioni dal vivo (una appena occorsa Domenica 20 Marzo e la prossima Domenica 10 Aprile), la webserie Lily e Adam, progetto di Karakorum Teatro nato durante il primo lockdown, nella primavera del 2020, per rispondere alla richiesta delle famiglie di avere un appuntamento fisso per i propri bambini e, soprattutto, trovare una chiave creativa per aiutarli ad affrontare il momento ed elaborare le distanze e i cambiamenti.
Poi però la storia è andata avanti, e ha continuato tenacemente la sua narrazione.
Le prime due stagioni sono state ambientate a Varese, coinvolgendo bambini e famiglie in un esperimento inedito: le puntate, online su Zoom, restavano “aperte”, con un quesito che i giovanissimi spettatori avrebbero dovuto sciogliere con un video di loro produzione. I video delle famiglie diventano poi parte del “riassunto” delle puntate, e le idee dei bambini entrano nella storia, creando un’opera condivisa. Questa terza si concentra invece sul racconto della città di Milano dal punto di vista dei più giovani, per riscoprirne il centro e suoi luoghi simbolo e la periferia, per riportare le famiglie a frequentare gli spazi della cultura cittadina, anche i meno scontati.

Si compone di otto puntate, in onda su piattaforma Zoom tutti i mercoledì fino al 27 aprile, questa terza stagione “per bambini e webcam” – la prima ambientata a Milano – della webserie prodotta dalla compagnia varesina che dal 2013 cura progetti di programmazione culturale, e produce spettacoli teatrali e performance nello spazio pubblico che coniugano linguaggi popolari a sperimentazioni di linguaggio e di tecnologie anche grazie al sostegno, nel tempo ricevuto, da Fondazione di Comunità Milano e alla collaborazione con il Dipartimento Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano e tante altre realtà che stanno man mano aprendo le porte ai due protagonisti della narrazione.
La partecipazione è gratuita con prenotazione obbligatoria sul sito della compagnia www.karakorumteatro.it/lily-e-adam 

Karakorum Teatro è un’impresa culturale e creativa costituita da artisti, progettisti e curatori che opera in ambito regionale e nazionale ma ha scelto di radicarsi e di investire le proprie competenze in Varese. Nel 2017, Karakorum ha dato vita a Spazio YAK, un centro culturale nel cuore del quartiere popolare di Bustecche (Varese) che, nonostante la sua “perifericità”, risulta essere l’unico teatro della città abitato da un nucleo artistico. 

Abbiamo intervistato Stefano Beghi, direttore artistico e regista delle puntate, autore insieme a Chiara Boscaro, Stefano della terza serie.

Sembra paradossale proprio mentre si prova a ritornare alla presenza del teatro, che ci sia invece un tentativo di creare e divulgare contenuti online? Questioni di economie, di spazi, di interesse artistico?

Sicuramente c’è un interesse artistico: misurarsi con la dimensione del digitale è inevitabile. I device digitali fanno parte della quotidianità, anche per i bambini. Trovare un modo di veicolare contenuti anche da lì in maniera efficace è fondamentale.
Il digitale non è e non sarà un’alternativa al “live”, ma c’è, ed è un altro spazio-tempo per cui pensare contenuti ad hoc che potenzino l’efficacia del lavoro culturale sui territori.
Può diventare uno strumento per ri-appassionare alle storie, veicolare contenuti ed emozioni, fidelizzare e avvicinare nuovi pubblici. È stato il tempo a dimostrare che le sale non hanno più il monopolio sui contenuti: se non accettiamo di abitare anche questo nuovo pezzo di mondo, rischiamo di chiuderci in uno spazio troppo piccolo e a rischio autoreferenzialità.

Cosa fa la vostra realtà artistica? Quando siete nati e che tipo di esperienze avete attraversato?

Gestiamo Spazio YAK, a Varese, un teatro indipendente da 99 posti in una periferia popolare di provincia. Al di là della programmazione, abbiamo dedicato gli ultimi 9 anni a cercare un dialogo possibile con quei pubblici storicamente lontani dalle sale, dedicandoci, al fianco della produzione teatrale canonica, alla creazione di format artistici partecipati e ad attività performative nello spazio pubblico. L’esperienza ci ha detto che, per quanto noi le amiamo, le forme più convenzionali del teatro non sempre riescono a coinvolgere tutti. Almeno non subito… A noi piace stare lì, a cavallo tra dentro e fuori, tra pubblico e passanti, tra innovazione e tradizione, tra teatro e tutto il resto.

Come è nata la web serie e soprattutto dove vuole arrivare?

L’idea di Lily e Adam è nata durante il primo lockdown, in risposta alla richiesta di un gruppo di famiglie di dare un appuntamento fisso per i bambini e di trovare una chiave creativa per aiutarli ad affrontare il momento.
Con la prima artigianalissima serie siamo riusciti a consolidare una piccola comunità di pubblico, che, con la riapertura delle sale, si è subito aggregata attorno a Spazio YAK. Le sensazioni erano buone, la community cresceva di settimana in settimana e abbiamo sentito l’esigenza di proseguire con la sperimentazione, sia sul lato tecnico che su quello progettuale. Ci piace pensare che possa diventare un format stabile, magari in sinergia con qualche istituzione culturale nazionale.

Ci sono una serie di partnership per il progetto. Che ruolo hanno e come hanno influito sulla creazione del prodotto finale?

Il Politecnico ci aiuta a tenere viva l’attenzione sulla dimensione “analogica” del progetto, il rapporto con lo spazio pubblico, l’equilibrio tra “vicino e lontano”. Fondazione di Comunità Milano Onlus ha visto nel progetto potenzialità importanti per promuovere la cultura nei contesti periferici, e ha creduto in questo lavoro per raggiungere obiettivi di sviluppo locale.
Gli altri sono amici che hanno accolto Lily e Adam nella loro quotidianità vedendo nella serie una possibilità di avvicinare nuovi pubblici.

Gli eventi prevedono comunque qualcosa che avviene in diretta, anche se oltre lo schermo. Che tipo di progetto educativo è possibile attivare con questo canale, che persistenza esiste del lavoro, e che possibilità ci sono di rendere disponibile questi esiti per le persone più in difficoltà e che ancora più bisogno hanno di essere coinvolti per non essere fagocitati dal web spazzatura?

L’educazione è efficace se nasce nell’esperienza. Con Lily e Adam costruiamo un’esperienza reale, coinvolge i bambini non solo a livello emotivo, ma anche a livello creativo, intellettuale, li mette in azione dentro le loro case, con i propri oggetti, le proprie relazioni ed abitudini.
Vogliamo svincolare l’idea del digitale da quella della fruizione bulimica di contenuti. Non uno streaming on demand, ma un evento, un qui e ora digitalizzato, con suoi tempi, le sue regole e i suoi riti. Lily & Adam educa all’attesa, alla ritualità, a una fruizione lenta e attiva. Ogni settimana pubblichiamo un “videoriassunto” che valorizza i contributi creativi dei bambini, dando a tutti una possibilità di fruizione piacevole e accattivante.
Quello che rimane è qualcosa di difficilmente misurabile. Circa metà delle famiglie iscritte alla 3° stagione (circa 40 famiglie), stanno seguendo il progetto da due anni. Traducendo il dato qualitativo in quantitativo, stiamo parlando di circa 130 persone che frequentano insieme un’attività culturale a cadenza settimanale. È molto in ottica di educazione alla fruizione di contenuti, è molto in ottica di percezione della cultura come elemento fondamentale nella quotidianità dei bambini.
Coinvolgere sempre più persone è difficile per qualsiasi progetto culturale, perché l’arte richiede un po’ di fatica al pubblico, e qualcuno non è disposto a farla. In generale però notiamo che il progetto ha un maggiore impatto su quei pubblici meno “fedeli” all’idea del teatro tradizionale. Le famiglie già abituate alle sale spesso rifiutano la fruizione da schermo, anche un po’ per il preconcetto che uno schermo non può che veicolare qualcosa di potenzialmente dannoso/negativo. Questo ci fa pensare che il pubblico di Lily & Adam sia in buona parte un pubblico “nuovo”, che sta in mezzo tra il pubblico delle sale e quello “bulimico” di Youtube.

Come si propaga la diffusione del vostro contenuto su genitori, scuole e pubblico di destinazione?

Nonostante tutto, il passaparola resta il canale più efficace. La novità del progetto attira i curiosi, e sono poi loro a testimoniarne la qualità e a coinvolgere sempre nuovi amici. La partecipazione di così tanti enti e collaborazioni, poi, accredita il progetto, aiutando l’avvicinamento dei pubblici.

Che idee nascono facendo un lavoro come questo e che abilità artistiche entrano in ballo? È il vostro futuro?

Stiamo insistendo con questo progetto perché stiamo imparando cose che non conoscevamo, anche su scrittura, recitazione, rapporto con il pubblico. Questa è la terza serie e sentiamo che è importante chiudere una triennalità per misurare la potenzialità reale di questo tipo di lavoro. È il nostro futuro? Difficile dirlo. Possiamo dire che da sempre ci piace metterci in ascolto dei bisogni e delle nuove istanze che i pubblici ci portano. Alcune di queste ci hanno spinto nella dimensione del digitale, altre a tornare alla narrazione popolare di strada…. Vogliamo essere fedeli a questo approccio d’ascolto e siamo disponibili a metterci alla ricerca di linguaggi sempre nuovi, se questo è necessario.
Di sicuro, fare Lily & Adam ci diverte molto.

 

LILY e ADAM
webserie teatrale per riscoprire la realtà con lo sguardo dei più piccoli

TERZA STAGIONE

Drammaturgia di Angela Dematté, Chiara Boscaro e Stefano Beghi
regia e adattamento Stefano Beghi
con Susanna Miotto, Alice Pavan, Riccardo Trovato
produzione Karakorum Teatro