LORENZO CERVINI | Giovanni Bordoni muore di infezione per uno sparo di arma da fuoco. Ha solo ventiquattro anni quando è in fuga e viene trovato in mezzo a un campo con la ragazza sua complice. Giovanni fugge da Roma dove è servitore presso una famiglia aristocratica, la sua passione è l’amore per le donne a cui dedica grandi forze da amante eroico, tale da altri è definito.
Il suo corpo, ora orfano del Giovanni che fu, è steso nell’Ospedale della Scala di Siena. Abito e fiori vestono i resti che il medico Bianchi incide con i ferri. Bianchi scava per scoprire impronte dell’identità sugli organi. Il risultato della ricerca, prima anatomica e poi biografica, è un testo dal titolo Breve storia della vita di Catterina Vizzani Romana, che il medico pubblica contro il volere ecclesiastico di eternare la straordinaria vicenda di Giovanni, nato Catterina Vizzani.
All’ascolto di un contemporaneo, la storia di un uomo che nasce donna nel Settecento sembra quasi parassitaria, impiantata dal presente a conferma di una tesi. Catterina, di Andrea Macaluso e Silvia Paoli, anima il testo di Bianchi lasciato inalterato, per dimostrare l’esistenza di tali questioni in tempi a noi insospettati.
Risultato di una residenza negli spazi de Il Lavoratorio, l’adattamento comincia a germinare alla ri-nascita del vecchio fabbricato a distanza di mezzo secolo da quando fu distrutto dall’alluvione del 1966.
Irregolare il percorso che ha portato Macaluso alla traduzione in scena del bizzarro testo di Giovanni Bianchi, ipotizzando una prima veste fedele al periodo storico della vicenda per poi ridurla a una storia del presente, liberata dal costume.
Novella boccaccesca, ricerca scientifica e reperto chirurgico: intento dello scritto è la dimostrazione di una congruenza tra sanità corporea e sanità della condizione di “diversità” di Catterina/Giovanni. Un atto di onesta rivendicazione e di proposizione di una teoria innovativa da parte di Bianchi, che crede profondamente alla lettura della qualità della mente nello stato degli organi vitali.
Confinato al suo cadavere, Giovanni è cancellato e torna Catterina, vestito da fanciulla. Bianchi descrive in modo comico la risposta alla notizia del sesso di Giovanni: l’incredulità si traduce in rifiuto e il suo caso è etichettato come bizzarria, tanto da proporne una santificazione per la “pudicizia mostrata con gli uomini”.
La scelta di riportare le parole della biografia pone al Lavoratorio un problema di contesto, alcuni termini sono ormai desueti, altri si sono trasformati. L’animazione scenica estrae dalla terza persona le voci del narratore e di Giovanni, che appare davanti ai nostri occhi resuscitato.
Lo spazio del racconto è il teatro anatomico dove Giovanni è dissezionato. Al centro uno sterile tavolo metallico a ruote, sopra la barella una luce geometrica, tagliente, che aiuta a fissare quello che avviene sui tessuti morti dei cadaveri. Giovanni legge a distanza di quasi trecento anni la dedica che il medico che gli ha apposto nei documenti che raccontano la sua storia, la sua vitalità non può che esplodere davanti alla possibilità di parlare di sé.
Un lungo studio ha portato Silvia Paoli ad abitare il corpo del giovane, rendendogli una voce e un corpo che riportassero in vita lo spirito del personaggio. Giovanni salta giù dalla barella su cui è esaminato. I suoi movimenti nervosi, mossi dal fermento amoroso, si liberano spontaneamente da tutto il corpo di Paoli. Tra il mondo e gli organi, un solo strato di banchiera intima.
Abbandonando l’idea iniziale di una rappresentazione in costume d’epoca, la scelta registica raggiunge l’alternarsi di personaggi con un solo cambio di cappello: il cadavere è in mutande, Giovanni in pantaloncini e berretto, il narratore in pantaloncini.
Paoli interpreta un personaggio che interpreta sé stesso. La voce è un’espressione corporale che può tradire la non corrispondenza tra genere e sesso e ricercarne una modulazione credibile è un compito di anni, come i dieci anni vissuti prima della morte dal nostro protagonista.
Paoli raggiunge questa capacità con lunghe sessioni di canto in preparazione della rappresentazione. Combinata con la coreografia, la voce scandisce chiaramente il linguaggio settecentesco e l’ascolto da parte del pubblico è naturale per la facilità di interpretazione.
Paoli raggiunge un’espressione istintiva, restringendo gli unici movimenti forzati alla descrizione del ruolo di Giovanni/servo: scattante automa meccanico, posa con i vassoi riverendo il signore, ma questo non è veramente lui.
Ragazzo di origini umili, irriverente e infinitamente passionale, nessuno dubita di Giovanni in vita, solo la sua carne lo tradisce. La sua affermazione maschile è per lui un fatto innegabile e vive la sua vita indiscusso. Affermazione incolmabile, incurante e genuina di un volere profondo dello spirito che raggiunge la sua piena soddisfazione a teatro attraverso il lavoro de Il Lavoratorio.
Ripercorrendo gli amori e il comportamento bonario del nostro eroe cavalleresco, prima in Bianchi e poi con la regia di Macaluso, la storia della Breve Vita si stende come poema di passioni, fughe e azioni di coraggio controcorrente.
Catterina è l’incontro tra l’ironia presente nell’operetta di Bianchi, la coreografia spaziale che fissa il corpo posato di Paoli a icona e la ricercata freschezza di un’affermazione del più profondo sé. Il duo Macaluso/Paoli consegna al pubblico, attraverso una sintesi stilistica funzionale, l’espressione archetipica della ricerca della libertà, concedendo, non solo a Giovanni gli occhi della storia, ma ai prossimi spettacoli de Il Lavoratorio la spinta alata che permette la realizzazione di tale libertà.
CATTERINA
un progetto in residenza artistica de Il Lavoratorio
realizzato con il contributo di FONDAZIONE CR Firenze
tratto da Breve storia della vita di Catterina Vizzani Romana Che per ott’anni vestì abito da uomo in qualità di Servidore la quale dopo varj Casi essendo in fine stata uccisa fu trovata Pulcella nella sezzione del suo Cadavero di Giovanni Bianchi (1744)
elaborazione drammaturgica a cura di Andrea Macaluso e Silvia Paoli
con Silvia Paoli
costumi Alessio Rosati
costruzione elementi di scena Luca Baroni
regia Andrea Macaluso
per la gentile collaborazione di Paola Corsi, Francesca Della Monica, Gianni Morelenbaum Gualberto, Barbara Santoni
con il sostegno della residenza artistica Spazi di memoria di Progetti Carpe Diem
Materia Prima Festival
Teatro Cantiere Florida, Firenze | 31 marzo 2022