LILIANA TANGORRA | Il terzo capitolo sul 50esimo Festival Internazionale del Teatro promosso dalla Biennale di Venezia (qui i link della prima e della seconda parte del racconto di PAC), si chiude con Under an Unnamed Flower di Aine E. Nakamura e La Reprise. Histore(s) du Thèâtre (I) di Milo Rau, spettacoli andati in scena i giorni 1 luglio e 2 luglio 2022.
Under an Unnamed Flower è un grido, un’invocazione, una speranza che parte da un impegno legislativo. Ebbene sì, una legge!
L’articolo 9 della costituzione giapponese prescrive che “Aspirando sinceramente a una pace internazionale […] il popolo giapponese rinunzia per sempre alla guerra […] e alla minaccia e all’uso della forza quale mezzo per risolvere le controversie internazionali”. Da questo assunto utopico voluto dopo il Secondo conflitto mondiale dal Giappone, la performer Aine E. Nakamura parte per definire il suo concetto di pace, che non pertiene in fase definitiva e perentoria né alla nazione giapponese, né agli Stati Uniti dove Aine è cresciuta, ma al mondo intero.
Uno dei campi veneziani, nella fattispecie Campo Santo Stefano, diviene il palco del delicato inno che l’artista giapponese fa alla sua pace. Racconta storie semplici Aine: una giovane donna discendente da una famiglia produttrice di seta che perde tutti i suoi averi e i suoi cari a causa della guerra, alla quale fa eco una voce fuori campo di un’anziana donna italiana, che ricorda le ristrettezze economiche causate dalla guerra. Due donne, una orientale e una occidentale, due fili connessi da una tradizione, quella della tessitura, produzione cara sia a Venezia sia al Giappone. Una performance site-specific e time-specific in cui due destini universali si intrecciano sotto un unico inno, un grido politico contro la guerra e la discriminazione. Due storie che tessono la volontà di pace in questo mondo.
Poche parole sorde accompagnano un lamento pressante che la performer tramuta in pianto, paura, disperazione. Unico elemento in scena un paracadute che diventa nascondiglio, velo, ordito di trame sconosciute che hanno un’unica intenzione, quella di spaventare e attirare lo spettatore per indurlo ad ascoltare queste storie fragili.
Una performance che ha incantato gli avventori casuali di una sempre frenetica Venezia.
Presso il Teatro Piccolo Arsenale il pluripremiato regista belga Milo Rau ha proposto lo spettacolo La Reprise. Histore(s) du Thèâtre (I). Sei attori che simulano un provino, che giocano con la propria propensione al teatro; due signori distinti di 67 anni, una donna dichiara di essere amatrice del teatro e di partecipare a piccole rappresentazioni, altri due dichiarano di essere attori professionisti, un giovane disoccupato ammette di avere una predisposizione artistica che lo aiuterà a ricollocarsi nel mondo del lavoro, un altro ancora tenta da anni di diventare un attore professionista. Il numero dei protagonisti non è casuale; un numero pirandelliano che rimarca quel metateatro ormai stranoto, ma che nella regia di Rau e nell’interpretazione degli attori – Sara De Bosschere, Suzy Cocco, Sébastien Foucault, Fabian Leenders, Sabri Saad El Hamus, Adil Laboudi – riporta lo spettatore in una iper-realtà.
Sembra di essere a una riunione tra conoscenti che si scambiano battute, piccole confidenze e si raccontano aneddoti. I volti sono vicini e lontani allo stesso tempo grazie all’escamotage della telecamera in scena che inquadra ciascun partecipante, volti che ingigantendosi diventano quasi tangibili.
Il luogo del racconto è Liegi, cittadina belga con un forte tasso di disoccupazione, il tempo è l’aprile del 2012.
I tre attori professionisti invitano i tre provinati a prendere parte e a raccontare un avvenimento: l’omicidio di Ihasane Jarfi, giovane avventore di un locale gay che proprio nell’aprile del 2012 venne picchiato a morte. L’ambientazione e l’atmosfera cambiano inesorabilmente e gli attori inscenano questo delitto raccontando la storia da più punti di vista. Quello di Ihasane, quello dei suoi genitori, quello del suo ragazzo e quello degli assassini, tutti alternativamente rappresentati dagli interpreti in scena.
Lo svolgimento, come in una tragedia che si rispetti, è suddiviso in cinque atti, di cui l’ultimo simula l’uccisione. Una Volkswagen Polo sul palcoscenico all’interno della quale Ihasane viene pestato, spogliato, violato. Una nebbiolina scende sul corpo nudo del giovane chiudendo la prima produzione che risponde ai dettati del Gent Manifesto promosso proprio da Rau. Il Gent è un manifesto composto da dieci regole che bisognerebbe seguire, secondo il regista, per realizzare un teatro democratico che parli del presente reale e che discuta dei temi del reale.
A rimarcare questa intenzione ancorata al tangibile in La Reprise. Histore(s) du Thèâtre (I) il “sesto atto” si conclude con la poesia di Wisława Szymborska, Impressioni teatrali: “Per me l’atto più importante della tragedia è il sesto: / il risorgere dalle battaglie della scena, /l’aggiustare le parrucche, le vesti, / l’estrarre il coltello dal petto,/ il togliere il cappio dal collo,/ l’allinearsi tra i vivi / con la faccia al pubblico”.
UNDER AN UNNAMED FLOWER
voce, corpo, composizione, ideazione, drammaturgia Aine E. Nakamura
produzione La Biennale di Venezia
vincitrice Biennale College Teatro Performance site-specific (2022)
testo Milo Rau e gli interpreti
interpretazione Sara De Bosschere/Kristien De Proost, Suzy Cocco, Sébastien Foucault, Fabian Leenders, Johan Leysen/Sabri Saad El Hamus, Tom Adjibi/Adil Laboudi
ricerca e drammaturgia Eva-Maria Bertschy
collaborazione drammaturgica Stefan Bläske, Carmen Hornbostel
scene e costumi Anton Lukas
video Maxime Jenners, Dimitri Petrovic
disegno luci Jurgen Kolb
suono e direzione tecnica Jens Baudisch
riprese Maxime Jennes, Moritz von Dungern
personale tecnico in tour Jim Goossens-Bara, Maxime Jennes, Moritz Von Dungern
assistente alla regia Carmen Hornbostel
assistente alla drammaturgia François Pacco
assistente alla scenografia Patty Eggerickx
coreografia (lotta) Cédric Cerbara
vocal coach Murielle Legrand
musica Gil Mortio
con il supporto di Capital Cultural Fund Berlin, Pro Helvetia, Ernst Göhner Stiftung, Kulturförderung Kanton St.Gallen
coproduzione Kunstenfestivaldesarts, NTGent, Théâtre Vidy-Lausanne, Théâtre Nanterre-Amandiers, Tandem Scène Nationale Arras Douai, Schaubühne am Lehniner Platz Berlin, Théâtre de Liège, Münchner Kammerspiele, Künstlerhaus Mousonturm Frankfurt a. M., Theater Chur, Gessnerallee Zürich, Romaeuropa Festival
con il contributo di ESACT Liège
pubbliche relazioni Yven Augustin