LAURA NOVELLI | “Bentrovati e benvenuti. Avrei piacere di sapere di voi, ma credo anche voi di me. Allora, per gentilezza nei vostri confronti, dirò io. Sì, in qualche modo, sono comunque il padrone di casa”. La voce è profonda, pacata, persino misteriosa quando Roberto Latini si rivolge agli spettatori raccolti nella straordinaria cornice del cortile di Alessandro VI, a Castel Sant’Angelo, presentandosi come l’imperatore Adriano, dunque come colui che questo stesso sito fece costruire quale proprio mausoleo.
Siamo solo alle prime battute del monologo Smarrita e soave. Adriano, poeta, tra poeti che l’attore romano ha costruito ad hoc per la rassegna Sotto l’Angelo di Castello (danza, musica, spettacolo), avvalendosi dell’irrinunciabile collaborazione di Gianluca Misiti (musiche) e Max Mugnai (direzione tecnica e luci), nonché dell’impegno produttivo della Compagnia Lombardi-Tiezzi.
Giacca e pantaloni bianchi, occhi chiusi, piedi nudi, il volto vicino al microfono, Latini racconta alcuni passaggi emblematici della biografia del grande imperatore che fu anche letterato, architetto, esteta, musicista, sincero ammiratore della cività greca e uomo dall’animo tormentato. Si sofferma a lungo sulla sua morte (avvenuta a Baia nel 138 d.C.); sottolinea l’eredità politica, umana e culturale della sua figura e ovviamente evoca le circostanze legate all’edificazione della Mole Adriana, spiegandone la complessa storia e “preparando” così una sorta di cornice/contesto atta a dare senso al suo stare lì, proprio ed esclusivamente lì: in quel luogo simbolo per la arti e la poesia.
A tratti interrompe il suo dire – piano, lento, sommesso – per lasciare spazio all’accompagnamento musicale eseguito dal vivo dalle bravissime Luisiana Lorusso (violino) e Claudia Della Gatta (violoncello). Vicino a lui, nella penombra di un palcoscenico moderno calato nella suggestiva architettura già anticamente adibita a terreno di spettacoli (il cortile, anche noto come del teatro, ai tempi di Leone X Medici veniva infatti usato per rappresentazioni appannaggio della corte papale), si intravede però un altro microfono: un secondo prolungamento del corpo-voce che, sulle prime, tace. E sarà solo dopo essersi spostato in questa nuova “area” della rappresentazione, così a portata di mano eppure così separata, così “sacra”, che l’interprete partirà per il suo viaggio attraverso e dentro la poesia antica e moderna.
In questa seconda parte del monologo, Latini si riappropria dunque della sua più recente identità artistica (basti pensare a lavori quali Cantico dei Cantici, In Exitu, Venere e Adone, La delicatezza del poco e del niente) e, attraverso una vocalità assurta a materia scenica imprescindibile (tale da ricordare, pur con le dovute differenze, la ricerca sulla phoné di Carmelo Bene), si fa cassa di risonanza di versi che continuamente si spezzano, si compongono in geometrie nuove, trovano suoni “altri”, si amplificano grazie alle diverse possibilità di intonazione vocale offerte da una laptop azionata live con i piedi.
La carrellata dei poeti prescelti è davvero ampia: non conosce limiti storici, geografici, tematici e l’effetto finale è quello di un volo, un’elegia di onde emotive sospesa tra passato e presente. Un flusso continuo di tremori, sentimenti, immagini dentro le cui viscere la voce risulta ora distorta, ora cavernosa, ora sommessa, ora possente, ora metallica, ora echeggiante.
Il legame con l’imperatore è tenuto vivo dai brani di apertura e, tanto più, dai celebri versi di Animula vagula blandula che la stessa Marguerite Yourcenar cita in Memorie di Adriano: Piccola anima smarrita e soave / compagna e ospite del corpo / ora t’appresti a scendere in luoghi incolori, ardui e spogli / ove non avrai più gli svaghi consueti. E il tema dell’anima morente aggancia poi Amelia Rosselli, sfiora la nostalgia dolorosa di Ugo Foscolo, la Felicità raggiunta di Eugenio Montale, gli abissi neri e profondi di Alda Merini (Pensiero, io non ho più parole e Sono nata il ventuno a primavera), la visionarietà materica ma struggente di Costantino Kavafis e di Dylan Thomas (Sono venuto a prender la tua voce), la fragilità interrogativa e liturgica di Mariangela Gualtieri. Poetessa molto cara a Latini, viene qui proposta sia nello straordinario Monologo del Non so (Non so se questa mia vita sta spianata su un / buco vuoto. Non so se il silenzio che indago / è intrecciato alla mia sostanza molle – sia nell’altrettanto intensa Amore mio.
L’amore è, d’altronde, il tema cardine su cui si chiude lo spettacolo. Volando dal mito di Orfeo ed Euridice evocato in Ovidio a Baciami con i baci della tua bocca del Cantico dei Cantici fino all’epilogo pasoliniano di Supplica a mia madre, le ultime evoluzioni vocali, le ultime parole, gli ultimi sussulti di questo corposo assolo conducono al sentimento più forte e vero e contraddittorio di sempre: amore e morte. Amore e anima. Amore e arte. Amore e rinascita: Ho un’infinita fame d’amore, dell’amore di corpi senza anima. / Perché l’anima è in te, sei tu, ma tu sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù.
La vetrina, inauguratasi l’anno scorso e pensata proprio come occasione di osmosi tra spettacolo e luogo, è curata da Anna Selvi e promossa dalla Direzione Musei Statali della Città di Roma e dal Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo e Passetto di Borgo la cui direttrice, Mariastella Margozzi, spiega: “Sulla scia del successo della prima edizione che, seppur in forma ridotta, ha colorato l’ultimo scorcio d’estate 2021 con un settembre intenso, i due enti intendono proseguire e intensificare i momenti di incontro con il pubblico di Roma, nonché con i turisti italiani e stranieri che popolano e vivono pienamente l’estate romana. A partire dal 1° luglio al 25 settembre proporremo 15 diversi appuntamenti di grande valore artistico, con cadenza quasi sempre settimanale, dei quali andiamo molto orgogliosi”.
Tra i prossimi titoli in scaletta: Arie di Tosca a Castello, su direzione del maestro Silvano Corsi (21 luglio); Il circo delle pulci del Professor Bustric di e con Sergio Bini (28 luglio); L’Angeli ribbelli di Massimo Vedastro, omaggio alla poesia romanesca di Belli e Trilussa (25 agosto); Tradimenti di Pinter diretto da Michele Sinisi con Stefano Braschi, Stefania Medri e lo stesso regista (15 settembre).
SMARRITA E SOAVE
Adriano, poeta, tra poeti
di e con Roberto Latini
musiche Gianluca Misiti
eseguite dal vivo da Luisiana Lorusso violino, Claudia Della Gatta violoncello
luci e direzione tecnica Max Mugnai
produzione Compagnia Lombardi-Tiezzi
Rassegna Sotto l’Angelo di Castello
Roma, 10 luglio 2022