VALENTINA SORTE | Prosegue la III edizione di Vapore d’Estate, la rassegna estiva della Fabbrica del Vapore, sostenuta dal Comune di Milano nell’ambito del palinsesto Milano è Viva e del progetto Spazi al Talento. Puntellando l’estate con numerosi appuntamenti tra concerti, performance, talk e mostre, la Fabbrica desidera diventare un punto di riferimento della vita culturale milanese, come luogo di dialogo fra le arti e come incubatore di idee e progetti culturali sempre più innovativi.

Correlativo oggettivo di questa nuova vocazione è You will find me if you want me in the garden, l’allestimento site-specific per la Cattedrale, lo spazio più rappresentativo di Fabbrica del Vapore. Si tratta di un grande habitat multispecie/interspecie che, attraverso un percorso multiforme ed espanso, attende il visitatore, ancora prima del suo effettivo ingresso in Cattedrale.

Lo spazio di questo enorme edificio, sito emblematico di archeologia industriale, è stato infatti ripensato da Marta Bianchi (Careof), Laura Marcolini (Studio Azzurro) e Maria Paola Zedda (Ariella Vidach AiEP) non solo per far dialogare tra loro le diverse realtà attualmente residenti in Fabbrica ma per relazionarsi con un pubblico molto più ampio di quello della rassegna. Il percorso espositivo di You will find me if you want me in the garden è stato concepito per creare una continuità topografica – non solo elettiva – con la comunità che vive tutt’intorno: una linea immaginaria collega l’interno della Cattedrale al Piazzale centrale e, allargando la prospettiva, lo stesso Piazzale a via Procaccini. Insomma, uno spazio poroso e permeabile tra interno ed esterno.

Che qualcosa sia cambiato all’interno della Fabbrica, lo si può intuire già dall’ingresso. Accanto al bellissimo murale di PaoPao, Nais, Orticanoodles e Ivan dedicato a Nelson Mandela, l’occhio è catturato da un insolito punto di fuga. I cancelli sono aperti, l’ingresso non è più laterale, lo sguardo finalmente si allarga su un’ampia direttrice e il visitatore è invitato ad entrare. Lo attende un’esperienza immersiva.

You will find me if you want me in the garden, inaugurazione © Diego Mayon

La Cattedrale si presenta come un giardino interspecie abitato da soggetti diversi, un paesaggio di transizione tra organico e inorganico, naturale e artificiale, dove specie vegetali, video, corpi, installazioni sonore, dispositivi interattivi, nuovi media compongono una realtà complessa, rizomatica che porta a uno spiazzamento percettivo e alla necessità di immaginare, anche nel mondo fuori, nuove prospettive di coesistenza, nuove soggettività, nuove connessioni.

Inaugurato il 07 luglio e visitabile fino al 02 ottobre, il progetto è stato realizzato da alcuni dei laboratori della Fabbrica: Ariella Vidach AiEP, Careof, Fattoria Vittadini, Mdi ensemble, Studio Azzurro.
All’ingresso, nella navata sud, il visitatore è accolto in una sorta di locus amoenus post-industriale dove tra strutture metalliche o in muratura, coperture lignee e ampie vetrate, coabitano diverse piante tropicali e alcune installazioni video. Corpi industriali, vegetali e tecnologici creano un’ambientazione sui generis, un giardino dell’Eden rovesciato e perduto, dove si pratica su più livelli la disseminazione del corpo, dove si tenta un incontro permanente e pervadente tra biologia, tecnologia e poesia.

Careof, You will find me if you want me in the garden © Diego Mayon

In questa prima navata, il giardino è disseminato di schermi, cuffie e comodi pouf. Da una parte Careof presenta i video degli studenti di Net Art della Scuola di Nuove Tecnologie dell’Accademia delle Belle Arti di Brera – frutto del workshop tenuto da Francesco d’Abbraccio/Lorem e Sara Tirelli nell’ambito de Il corpo disseminato. Prendendo spunto da Il corpo virtuale di Antonio Caronia – pubblicato nel 1996 ma riedito nel 2022 – l’obiettivo del progetto è quello di riflettere sul rapporto tra corpo e tecnologia, in un’epoca in cui questo è sempre più smaterializzato e frammentario, e di sperimentare in Realtà Virtuale nuovi immaginari postumani.

Dall’altra parte Ariella Vidach-AiEP propone Videogiardino antologico: un percorso artistico-tecnologico che presenta le opere di video-danza più rappresentative in rapporto ai nuovi media, realizzate da Claudio Prati e Ariella Vidach. La selezione comprende Don’t walk walk, Elicon Silicon, EXP, Beat Box, E-Motions, Les Buffers, Cromosonics, Interpersonae e dialoga con le altre installazioni video di XI Giardino e Dieci giardini da non perdere.

Il soffio dell’angelo, dettaglio – Studio Azzurro

Il percorso esplorativo prosegue nella navata centrale. Qui la luce è più rarefatta e l’occhio è subito catturato dai tre paracadute rovesciati de Il Soffio sull’angelo di Studio Azzurro che galleggiano aerei e leggeri sopra le teste dei visitatori e reagiscono al loro soffio. Siamo in presenza di un “ambiente sensibile”, cioè di un ambiente che ha la capacità di reagire alle sollecitazioni di chi lo pratica e in cui la tecnologia si fonde con la narrazione e con lo spazio. Sulla superficie dei paracadute aleggiano infatti, proiettate, strane figure che cercano di aggrapparsi a degli oggetti. Angeli caduti dal cielo o naufraghi appesi al loro relitto. I loro corpi fluttuano in una calma apparente, deformati solo dalle correnti d’aria che gonfiano e increspano i teli, sino a quando il soffio degli spettatori, attraverso un dispositivo elettronico, non li raggiunge. Il paracadute si anima allora di molti suoni – aliti leggeri, dolci, meccanici, pneumatici – e i corpi vengono scaraventi fuori dal loro fluire, fino a quando, in loop, le figure ritornano alle loro placide fluttuazioni.
Sotto questo scenario di corpi sensibili elettronici, scorrono a caratteri cubitali le parole di Dieci giardini da non perdere e si muovono i corpi degli spettatori in dialogo, a loro volta, con il trittico video proposto da Careof che, a partire dal proprio archivio, mostra opere di artisti che hanno indagato la relazione tra tecnologia, corpi e democrazia. Ogni ambiente è estremamente permeabile a quello che accade attorno, quasi osmotico, in una contaminazione incessante e prolifica, mai invasiva.

FeMale, You will find me if you want me in the garden © Diego Mayon

Nella navata nord completano la mostra i corpi cavi, di creta – tre anfore – dell’installazione sonora di Mdi ensemble Omaggio ad Alvin Lucier, grande protagonista della scena musicale sperimentale recentemente scomparso, e l’installazione di performing photography FeMale di Fragile Artists proposta da Fattoria Vittadini. Attraverso i ritratti fotografici di alcuni corpi maschili, allestiti alle pareti in modo tale che possano essere abitati e animati dai corpi dei performer (i giorni dell’inaugurazione) o dai visitatori, Fragile Artists indaga in modo originale – per frammentazione e ricomposizione – il rapporto tra maschile e femminile e la sua rappresentazione.

Questo il multiforme e trasversale habitat di You will find me if you want me in the garden che funziona quindi sia come percorso espositivo fruibile singolarmente, in immersione individuale, sia come spazio di transizione e attraversamento da parte di una comunità nomade ed eterogenea. Quale? Quella formata dai corpi di tutti gli spettatori/visitatori/artisti/performer/esperti/ospiti/moderatori che da qui ai prossimi mesi si uniranno ai corpi virtuali delle diverse installazioni. La Cattedrale diventa così un parlamento ibrido e polisemantico di corpi che pone la questione centrale del corpo e ci interroga su come rappresentarlo, come raccontarlo, come percepirlo.

L’importanza dello spazio espositivo, inteso come spazio fisico e l’interazione dei corpi con le opere all’interno di un allestimento sono alcuni dei principali punti di riflessione anche di un’altra mostra – BRAERAKLASSE #6 – ospitata alla Fabbrica del Vapore dal 15 al 22 luglio, negli spazi di Careof.

Sotto la supervisione di Elisa Medde, curatrice ed editor in chief di Foam Magazine, alcuni studenti del biennio del II livello di Fotografia dell’Accademia di Brera hanno lavorato sull’importanza della sequenza e della presenza/posizione e peso dell’immagine nello spazio cartaceo, fisico e virtuale e sul ruolo della sintesi all’interno di un percorso visivo. Confrontarsi nuovamente con lo spazio fisico, dopo anni di pandemia e di relazioni puramente digitali, ha portato i giovani artisti di Brera a disimparare e ri-imparare le esperienze dell’immagine materializzata e il suo rapporto con i sensi. Le opere di Giacomo Bissi, Elia Brignoli, Noemi Comi, Sara Davide, Tiziano Demuro, Angelo Iaia, Federica Murittu, Simone Panzeri, Francesco Saverio Tani e Claudia Tita, oltre a essere originali e a confermare la forte vocazione di Careof di promuovere la formazione e la crescita di giovani creativi, hanno dimostrato le grandi potenzialità del linguaggio fotografico e delle sue diverse ibridazioni.

Water Dance (new road) © Simona Albani

Le arti visive non sono però le uniche protagoniste del palinsesto di Vapore d’Estate. Tra i vari appuntamenti di danza che hanno scandito questi ultimi giorni ricordiamo il trittico di Padova Danza Project, la compagnia dell’omonima scuola di danza, che ha presentato un estratto di Hopper Variations di Emanuela Tagliavia, il solo Tanz eines fahrenden gesellen di Nicoletta Cabassi sulla musica di Gustav Mahler e Water Dance (new road) di Cristina Kristal Rizzo, creato specificatamente per Padova Danza Project. Con questa proposta la Fabbrica dimostra di sostenere non solo i progetti formativi promossi dalla realtà residenti in via Procaccini ma di ospitare e supportare la crescita professionale e artistica di tutti i giovani talenti, come appunto gli allievi del Corso di Perfezionamento professionale di Padova, diretto da Gabriella Furlan Malvezzi.

Nonostante la diversità dei tre lavori – da una parte una coreografia a tratti geometrica e figurativa, dall’altra una creazione astratta e rigorosa, e infine una composizione molto fisica e (de)strutturata – sul palco esterno, allestito nel Piazzale della Fabbrica ritorna nuovamente centrale il corpo, questa volta quello del performer. Un corpo continuamente esposto, che è insieme processo e prodotto, realtà e rappresentazione.

 

YOU WILL FIND ME IF YOU WANT ME IN THE GARDEN
progetto artistico e curatoriale di Studio Azzurro, Careof, Ariella Vidach-Aiep, Fattoria Vittadini e mdi ensemble
Dal 07 luglio al 02 ottobre, dalle 16.00 alle 22

BRAERAKLASSE #6
opere di Giacomo Bissi, Elia Brignoli, Noemi Comi, Sara Davide, Tiziano Demuro, Angelo Iaia, Federica Murittu, Simone Panzeri, Francesco Saverio Tani, Claudia Tita
a cura di Elisa Medde
dal 18 al 22 luglio, dalle 14.30 alle 18.30

DANZA D’AUTORE IN 3D:
HOPPER VARIATIONS (estratto)- 20’ – PRIMA NAZIONALE
coreografia di Emanuela Tagliavia
performer Padova Danza Project

TANZ EINES FAHRENDEN GESELLEN – 12’
coreografia di Nicoletta Cabassi
performer Padova Danza Project

WATER DANCE (NEW ROAD)– 22’
coreografia di Cristina Kristal Rizzo
performer Padova Danza Project

Vapore d’estate 2022, III edizione
Fabbrica del Vapore, Milano
20 luglio 2022