ROBERTA RESMINI | Un enorme cavallo di legno abbandonato sulla spiaggia. Sullo sfondo il mare. Dopo dieci anni di guerra, gli Achei fingono di desistere dall’assedio, facendo partire le loro navi e lasciando davanti alle mura della città un immenso cavallo di legno, che al suo interno però nasconde Ulisse, ideatore dell’inganno, e i suoi soldati migliori. I troiani si riuniscono attorno a questa immensa costruzione, che credono lasciata in dono, forse come omaggio agli dèi, e discutono sul da farsi. Non sanno ancora che quel cavallo, trasportato nelle mura di Troia, si trasformerà per loro in una macchina di morte e distruzione.
Con questa immagine, dipinta a parole, si apre La caduta di Troia, tratto dal secondo libro dell’Eneide, portato recentemente in scena, grazie alla collaborazione con il Piccolo Teatro di Milano, nell’ambito di Milano è Viva al Castello, quella parte del palinsesto estivo del Comune di Milano che ha per cornice il Cortile delle Armi all’interno dell’incantevole Castello Sforzesco. Non uno spettacolo, ma una lettura a leggio con accompagnamento musicale. Massimo Popolizio, camicia bianca e pantaloni scuri, seduto su una sedia, riesce a raffigurare con grande forza evocativa i vari momenti della narrazione, tratteggiandoli con magistrale nitidezza. Attraverso quelle parole – dice – cerco di creare delle vere e proprie immagini, di farvi vedere ciò che è stato scritto.
Regista, attore (teatrale e cinematografico), doppiatore (è la voce italiana di Lord Voldemort, l’antagonista di Harry Potter, ma anche di Tom Cruise in Eyes Wide Shut e di Lionel Abelanski in Train de vie, solo per citarne alcuni), giunge dritto al segno anche in quest’ultimo lavoro. Nel descrivere il caos derivante dal dibattito che si apre su cosa fare con il dono lasciato dai greci sulla spiaggia, la sua narrazione è concitata; il tono si fa perentorio quanto annuncia la sentenza di Laocoonte «temo i greci, anche quando portano doni» e dell’inascoltata profetessa Cassandra, che esorta i troiani a diffidare del cavallo lasciato dai greci.
La sua voce si tinge poi di note rabbiose quando Laocoonte scaglia il suo giavellotto contro il ventre del cavallo; è magnetica quando racconta la morte del sacerdote per mano di due serpenti (effetto amplificato grazie all’utilizzo di tamburelli suonati dei musicisti sul palco); sorpresa e spaventata quando racconta la scoperta dell’inganno, con i greci che escono dal ventre del cavallo e iniziano ad assediare la città; preoccupata e nostalgica durante la fuga di Enea che, portando sulle spalle il padre Anchise e accanto il figlioletto Ascanio, si lascia alle spalle la sua casa e la sua città in fiamme.
Le luci, blu, bianche, gialle, segnano l’alternanza dei vari momenti della storia e contribuiscono a rendere la narrazione sempre viva per i quasi settanta minuti di rappresentazione. Le musiche di Stefano Saletti, eseguite dal vivo in scena con strumenti quali l’oud, il bouzouki, il bodhran, e arricchite dalla presenza del musicista iraniano Pejman Tadayon – che suona il kemence, il daf e il ney, antichi ed evocativi strumenti della tradizione persiana che si suonano tutti da seduti -, e dalla voce limpida e poetica di Yasemin Sannino, che si muove tra melismi e scale di derivazione mediorientale, fanno risaltare le atmosfere evocate da Popolizio, conferendo loro una consistenza materica che travolge lo spettatore e lo ingloba nel flusso degli eventi, facendolo sussultare ed emozionare. Si tratta di una vera e propria drammaturgia complementare che rafforza un racconto doloroso ed entusiasmante.
La rappresentazione è semplice, eppure estremamente coinvolgente. A spettacolo ultimato resta l’eterna domanda. Che senso ha ripercorrere, oggi, i versi dell’Eneide, che cosa ci può raccontare di nuovo il testo scritto da Virgilio tra il 29 a.C. e il 19 a.C.? E, in fondo, che senso ha da una parte proporre, dall’altra assistere, a una rappresentazione di questo tipo, al di là del piacere di rievocare uno dei capisaldi della nostra letteratura? Ci ho riflettuto mentre uscivo dal cortile del Castello Sforzesco, guardando le centinaia di altre persone che, come me, erano in evidente stato di appagamento. Ha senso, allora, perché i classici raccontano temi universali – l’inganno, la guerra, la violenza, la fuga, la migrazione – riuscendo a parlare a tutti con una poesia e una forza ineguagliabile. E per questo intramontabile.
LA CADUTA DI TROIA
dal Libro II dell’Eneide
interpretazione Massimo Popolizio
musiche di Stefano Saletti eseguite dal vivo da Stefano Saletti, Yasemin Sannino, Pejman Tayadon
produzione Compagnia Orsini
Milano è Viva al Castello
2 agosto, Castello Sforzesco/Cortile delle Armi Milano